Medicina Democratica
Ambienti

Non bastano i filtri per garantire la qualità dell’aria



Pubblicato il 2 luglio 2006
di: Redazione (Autore/i o Autrice/i in calce all’articolo)




Un colpo al cerchio ed uno alla botte, ma le 8220 morti stimate ogni anno dall’Apat e dall’Oms in sole 13 città italiane, (16 % della popolazione italiana) e limitatamente al particolato esigono immediati e coerenti interventi a tutto campo.

L’inquinamento non riguarda quindi solo Torino ed il Piemonte, ma coinvolge principalmente e pesantemente tutti gli abitanti della Pianura Padana a cui un recente studio attribuisce una perdita di aspettativa di vita di circa tre anni.

La circolazione automobilistica è un fattore primario d’inquinamento ma non è certamente solo con interventi come il blocco temporaneo della circolazione ( il giorno dopo prontamente messo in discussione) di 600.000 "vecchi e disgraziati catorci" o la richiesta di contributi per la loro sostituzione né tanto meno con l’applicazione di filtri antiparticolato o con le tante isolate e parziali proposte che occasionalmente vengono avanzate attraverso i media che si attua una valida e completa informazione ed una conveniente e doverosa lotta ad un inquinamento atmosferico che sempre più cresce.

È sulle cause che occorre intervenire, é quindi necessario prestare attenzione a non privilegiare miopi interventi sugli effetti come ad esempio proporre ed elogiare filtri antiparticolato che risultano inutili palliativi e che non rivestono reali e generali effetti pratici.

Le mezze misure possono far nascere un momentaneo ed interessato consenso ma non fanno altro che peggiorare la criticità del problema che, come purtroppo spesso avviene, tocca in primo luogo ed in modo drammatico le fasce più deboli della popolazione (anziani, bambini, malati e....i nascituri).

Non sono solo le tonnellate di Pm10 che ogni giorno inquinano le Regioni della Pianura del Po le polveri che devono chiamarsi in causa. Anche se attualmente non esiste una normativa specifica occorre monitorare ed intervenire sulle origini delle ancor più pericolose polveri il cui diametro è inferiore ai 2,5 micron e giù Pm2,5, Pm 1, Pm 0,1. E’ necessario agire sulle polveri primarie certamente, ma è su quelle secondarie di ben più importante consistenza quantitativa e problematicità, per il modo con cui si formano e l’estensione della loro diffusione( possono essere trasportate per migliaia di chilometri) che serve adoperarsi.

Morti e malattie hanno costi per le famiglie e per la società e tutto ciò è da tempo noto non solo in ambito scientifico, ma anche nel mondo tecnico. L’alibi della legge che non prevede non regge e non giustifica un’assenza della politica e delle amministrazioni; oggi l’assenza di interventi sempre più si riveste di colpevolezza.

L’elevato traffico stradale è giustamente messo in causa ma anche le attività produttive vanno coinvolte ponendo limiti particolarmente restrittivi che non sono certo impedimento ad una loro crescita; tante volte si è constatato che l’apparente durezza delle regole ha consentito alle imprese una trasformazione positiva nelle innovazioni e nelle infrastrutture con forti benefici economici.

Medicina Democratica Sez di Torino




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