Medicina Democratica
Ambienti

A tutto gas !



Pubblicato il 9 dicembre 2006
di: Redazione (Autore/i o Autrice/i in calce all’articolo)




L’espressione “a tutto gas”, sottintendendo concetti come accelerazione e velocità, ben descrive la forza e l’impeto che grandi gruppi energetici nazionali ed internazionali imprimono all’approvvigionamento di gas e alla costruzione di rigassificatori.

Quando si parla di grandi impianti, soprattutto se particolarmente nocivi alla salute umana o lontani anni luce dalle vocazioni locali, la Puglia - la storia lo insegna - non sta a guardare. Infatti, noi pugliesi - da vero popolo generoso e prevalendo in noi quello che nel Piano Energetico Ambientale Regionale viene definito “spirito di solidarietà” - produciamo energia in misura superiore a quanto noi stessi consumiamo. Basterebbe questo scarto, notevole, tra quanto ci occorre e quanto produciamo per far desistere i governanti dal concedere licenze per la costruzione di nuovi impianti.

Ma proviamo ad andare oltre. Proviamo a chiederci a chi realmente giova un impianto di rigassificazione. Non si costruiscono i rigassificatori per soddisfare la domanda interna. Per questa sono sufficienti i gasdotti attuali e quelli che verranno (Galsi e Igi, quest’ultimo interesserà, ovviamente, la Puglia). I rigassificatori servono per far diventare l’Italia un “hub” ossia un centro di raccolta di gas dai paesi produttori e vendita verso il nord Europa. L’autore di questa affermazione non è un valligiano noglobal né un pescatore dell’adriatico o dello Ionio affetto irrimediabilmente da sindrome nimby ma è Quadrini, Amministratore Delegato di Edison, azienda che sta costruendo il rigassificatore di Rovigo (Fonte “Il Giornale” del 1 settembre 2006).

Queste strategie non hanno un costo nullo, in termini ambientali e di tutela delle popolazioni, né per i nostri territori né per i territori da cui il gas viene estratto. Da anni, per esempio, in Nigeria, le popolazioni del delta del fiume Niger sono in lotta contro le multinazionali del petrolio e del gas (tra cui l’ENI). Le deflagrazioni che spesso si verificano durante l’estrazione di gas, infatti, hanno prodotto e producono tuttora un forte inquinamento del fiume. Pochi anni fa, per aver protestato contro questo scempio, nove attivisti ecologisti (tra cui lo scrittore Ken Saro-Wiwa) furono impiccati, al termine di un processo farsa.

In Puglia, i consumi energetici privati sono aumentati dal 1990 al 2004 di circa il 30% (Fonte PEAR). È, invece, stabile nel tempo il consumo di energia nel settore industriale. E allora, cosa si può fare per mettere a freno questa domanda crescente di energia? Si ritiene di aver fatto già abbastanza per contenere il fabbisogno energetico degli edifici? Si è fatto abbastanza per far rispettare il DPR 412/93 che imponeva di ricorrere, per gli edifici pubblici, alle fonti rinnovabili? Evidentemente, la risposta a entrambe le questioni è NO!

È strategico, allora, favorire quegli investimenti che incentivano l’auto-produzione di energia piuttosto che la costruzione di mega-impianti il cui fine primario è il profitto di pochi. Parlando di strategie, il discorso non può che allargarsi e coinvolgere altri aspetti tra cui ovviamente quello più strettamente pedagogico legato, cioè, all’educazione verso stili di vita compatibili con la scarsità di risorse. Educazione e cultura dell’ambiente che certamente contribuiscono a non accettare supinamente e acriticamente decisioni ma a coltivare dubbi (dubito ergo sum), tra questi il nostro: ma è proprio necessario correre “a tutto gas”?

Emilio Gianicolo Medicina Democratica

Stefano De Guido Laboratorio per i diritti dei migranti


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