Medicina Democratica
Petrolchimici

Petrolchimico di Marghera, Montedison condannata.



Pubblicato il 16 dicembre 2004
di: Redazione (Autore/i o Autrice/i in calce all’articolo)




VENEZIA - Cinque condanne a un anno e mezzo di reclusione ad altrettanti ex dirigenti Montedison per un omicidio colposo risalente al ’99, e una serie di prescrizioni per altri sette omicidi colposi precedenti, dodici ammalati di tumore e le contravvenzioni legate agli scarichi inquinanti in laguna. A dieci anni dalla prima denuncia dell’operaio del petrolchimico di Marghera Gabriele Bortolozzo, e a oltre trenta dalla scoperta della cancerogenicità del cloruro di vinile monomero (Cvm), una sentenza ha condannato a Venezia per la prima volta alcuni dei "Signori della chimica" in un processo a tutela della salute dei lavoratori e dell’ambiente.

Con una decisione inattesa, in meno di due giorni di Camera di consiglio, la corte d’appello di Venezia ha riformato in parte la sentenza che tre anni fa aveva assolto tutti i 28 dirigenti ed ex dirigenti di Montedison ed Enichem per le morti di 157 operai, le varie forme di tumore di un altro centinaio di lavoratori e vari tipi di inquinamento ambientale legati, secondo l’accusa, al petrolchimico di Marghera.

In un’aula riempita prevalentemente dai famigliari e dai parenti delle vittime, ma senza più la tensione del primo grado, il presidente della seconda sezione Francesco Aliprandi ha letto la sua ultima sentenza prima della pensione e, nonostante le pene irrisorie e le prescrizioni, ha segnato una svolta nella storia processuale, e politica, del petrolchimico, dopo un aspro scontro tra accusa e difesa e senza neppure rinnovazione del dibattimento.

La prima novità sta nel riconoscimento non solo del nesso di casualità tra cvm e angiosarcoma, accettato pure nella sentenza precedente, ma anche della colpa di alcuni imputati, tutti di rango, per la morte di un operaio, Tullio Faggian, il cui recente decesso per un angiosarcoma (nel ’99) ha consentito alla corte di infliggere l’unica condanna "simbolica" di questo processo.

Tra i condannati figurano Alberto Grandi, ex a.d. della Montedison ed ex vicepresidente di Montefibre (fu anche presidente dell’Eni all’inizio degli anni Ottanta), e il professor Emilio Bartalini, responsabile del servizio sanitario centrale della Montedison dal 1965 al 1979: per il Pm Casson furono "i maggiori responsabili" della vicenda, insieme all’ex presidente dell’Eni e della Montedison Eugenio Cefis, per il quale la corte d’appello ha dichiarato il non doversi procedere perché deceduto.

Degli altri tre condannati, Piergiorgio Gatti fu a.d. della Montedison dal ’77 all’ 81, Renato Calvi fu direttore generale della divisione petrolchimica dal ’75 all’80 e Giovanni D’Arminio Monforte a.d. e vicepresidente Montefibre tra il ’76 e il ’79.

La seconda novità della sentenza consiste nell’applicazione, per i cinque condannati, della prescrizione per sette omicidi colposi (causati da angiosarcoma epatico) e dodici casi di lesioni personali colpose consistite in epatopatie (11) e nella malattia di Raynaud (1).

I cinque sono invece stati assolti, perché il fatto non costituisce reato, dall’accusa di omissione dolosa di cautele contro gli infortuni sul lavoro fino a tutto il 1973, mentre hanno ottenuto la prescrizione, insieme ad altri dieci ex dirigenti Montedison, per l’omessa collocazione di impianti di aspirazione dal 1974 al 1980.

Infine per altri 16 imputati, tra cui l’ex presidente di Enichem Lorenzo Necci e gli ex a.d. della stessa società Domenico Palmieri, Giovanni Parillo e Luigi Patron la corte d’appello ha dichiarato la prescrizione per le contravvenzioni legate agli scarichi del petrolchimico in laguna. Per il resto è stata confermata la sentenza di primo grado.

Secondo il Pm Felice Casson e le parti civili, "è stato accolto l’impianto accusatorio" e gli imputati "sono stati salvati solo dal troppo tempo trascorso" ma le prescrizioni, come hanno sottolineato soddisfatte le associazioni ambientaliste, confermano l’esistenza dei fatti contestati aprendo la strada alla richiesta di maxi risarcimenti da parte del Comune di Venezia, della Regione Veneto e del ministero dell’ ambiente, anche nei confronti dell’Enichem. Per le difese, invece, "non c’è stato alcun ribaltamento della sentenza": "E’ stata confermata - ha sostenuto l’avvocato Federico Stella, legale di Enichem - l’assoluzione per l’accusa di avvelenamento dei pesci e dei molluschi, di adulterazione delle acque, di disastro e di omicidio e lesioni colpose in relazione a tutti i tumori diversi dall’angiosarcoma. Per i dirigenti Enichem è stata altresì confermata l’assoluzione anche per l’unico caso di angiosarcoma per il quale sono stati condannati alcuni dirigenti Montedison. Ancora una volta la Corte d’Appello ha fatto a pezzi l’impianto accusatorio". (15 dicembre 2004)

dal sito web di Repubblica.it




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