Medicina Democratica
Lavori

COMUNICATO STAMPA



Pubblicato il 18 novembre 2008
di: Redazione (Autore/i o Autrice/i in calce all’articolo)




L’infortunio criminale che si è svolto alla THYSSEN KRUPP di Torino il 6 dicembre 2007 ha trovato una prima risposta.

Il G.U.P. (Giudice di Udienza Preliminare) di Torino Francesco Gianfrotta, dopo un lungo dibattimento durato diverse udienze, ha rinviato a giudizio alla Corte di Assise di Torino i responsabili. Per la prima volta nella storia della giustizia italiana l’infortunio sul lavoro viene considerato omicidio volontario. La tesi presentata dai loro avvocati è stata platealmente battuta, non può essere che 7 operai siano morti per un triste e tragico destino, o peggio, per un errore umano.

La tesi difensiva della THYSSEN KRUPP, sostiene che tutto era stato fatto per la sicurezza e l’applicazione delle leggi. Il Pubblico Ministero ha dimostrato il contrario, le responsabilità ci sono e sono gravissime .

Ci attendiamo che la Corte d’Assise di Torino vada fino in fondo, che i responsabili siano condannati e si scriva a chiare lettere:

MAI PIU’ MORTI SUL LAVORO.

Per Medina Democratica (Parte Civile nel processo alla THYSSEN KRUPP) Fulvio Aurora Cell. 339.2516050

Torino, 17 novembre 2008

Per la prima volta oggi un giudice ha rinviato a giudizio i responsabili di un’azienda multinazionale, la ThyssenKrupp, per omicidio volontario a causa di un infortunio mortale e plurimo sul lavoro. Il processo inizierà il 15 gennaio davanti alla Corte di Assise di Torino. I morti non tornano, ma l’evento è estremamente importante. In altri termini è stato reso evidente che quell’infortunio è un crimine - di fatto lo sono tutti gli infortuni mortali e, non dimentichiamolo, le morti per malattie professionali- Pur sapendo che siamo solo all’inizio e che per arrivare al giudizio finale, nonostante la celerità mai vista di un Tribunale, nell’allestire il procedimento giudiziario, ci vorranno tempi più lunghi. Esprimiamo però tutta la nostra soddisfazione e aumentiamo il nostro impegno perchè la conclusione sia positiva. Il nostro è un desiderio di giustizia: che sia fatta giustizia, che i responsabili paghino. Gli avvocati della difesa hanno insinuato che il clamore introno alla Thyssen nuoce allo svolgersi di un giudizio sereno, quasi che si potessero isolare le morti sul lavoro dal contesto sociale, politico e soprattutto economico in cui avvengono. Il Pubblico Ministero l’ ha ben dimostrato, per noi, potremmo dire, era fin troppo evidente: un’azienda deve chiudere, si deve trasferire, ma continua a produrre dimenticandosi delle manutenzione, della sicurezza, dell’applicazione delle leggi. Tutto ciò è inaccettabile. Se la Corte di Assise andrà fino in fondo ed arriverà a una condanna per omicidio volontario non sarà tanto una "punizione esemplare", come hanno paventato gli avvocati della difesa, ma finalmente un monito preciso e concreto a tutte le aziende; a tutto il sistema che mette il profitto al primo posto. Si contraddirebbe quanto normalmente avviene e cioè che in un periodo di crisi e di grave crisi del sistema occorre per primo salvaguardare la sicurezza e la salute dei lavoratori e, fuori dalla fabbrica, di tutti.

AUMENTIAMO DUNQUE IL NOSTRO IMPEGNO E LA NOSTRA LOTTA




Versione Stampa - www.medicinademocratica.org