Medicina Democratica
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Contro il nucleare. Ad Alessandria ed in ogni luogo.



Pubblicato il 11 marzo 2009
di: Redazione (Autore/i o Autrice/i in calce all’articolo)




Per impedire il deposito nucleare ad Alessandria bisogna presentare il ricorso al Tar del Lazio, entro fine mese.

Per presentare il ricorso necessitano 4.000 euro per le spese legali.

Apriamo dunque una sottoscrizione popolare.

I tempi sono strettissimi. Invitiamo perciò tutti a segnalare urgentemente la somma con cui sono disponibili a contribuire. Pubblicheremo di volta in volta l’elenco dei sottoscrittori. Poi, appena raggiungeremo i 4.000 euro, indicheremo le modalità per il versamento del contributo.

Se non li raggiungeremo, le generazioni presenti e future alessandrine si terranno il deposito nucleare, radioattivo per 26.000.000.000 di Bequerel (26 miliardi, iniziali). Dunque dipende da noi tentare di impedirlo.

CONTRO IL NUCLEARE,

AD ALESSANDRIA ED IN OGNI LUOGO

Per eliminare il nucleare ad Alessandria ...

E’ illegittimo il “decreto di disattivazione” dell’impianto nucleare di Bosco Marengo (Alessandria) che imporrebbe un vero e proprio deposito nucleare, spudoratamente definito provvisorio, ma, in realtà, a tempo indeterminato, con ingiustificabili rischi per l’ambiente alessandrino, per i lavoratori, per le generazioni alessandrine presenti e future.

Noi pretendiamo invece che l’impianto di Fabbricazioni Nucleari sia mantenuto in sicurezza e che il suo smantellamento sia subordinato all’individuazione a norma di legge di un deposito nazionale, specificamente individuato al fine di custodire per i secoli a venire le scorie radioattive nella maggiore possibile sicurezza.

Bosco Marengo deve essere bonificato dai rifiuti nucleari, trasformato in prato verde, non deve diventare sede di un deposito nucleare esposto a tempo indeterminato a malfunzionamenti, atti terroristici o incidenti, che, stante la collocazione impropria, avrebbero conseguenze particolarmente devastanti.

Le leggi vigenti 368/2003 e 239/2004 prevedono un percorso totalmente diverso per individuare dove realizzare un deposito nucleare. Perciò il decreto di disattivazione è illegittimo.

E perciò

... presentiamo ricorso al TAR del Lazio

contro questa autorizzazione illegittima che si colloca all’interno delle scelte del governo per rilanciare la costruzione di nuove centrali nucleari in Italia.

Primi promotori:

Legambiente Piemonte Settore Energia

Medicina democratica

Associazione dei Comitati della Fraschetta

Pro Natura Piemonte

Rete ambientalista della provincia di Alessandria

Progetto ambiente

AFA Amici delle ferrovie e dell’ambiente

Gevam onlus

Rete nazionale Rifiuti zero

Circolo alessandrino movimento Decrescita Felice

Partecipa a questa battaglia contro il nucleare in Italia! Aderisci. Diffondi questo appello.

Segue un commento di Gianpiero Godio:

CHI VUOLE LE CENTRALI NUCLEARI SI PRENDA PRIMA LE SCORIE RADIOATTIVE

Vergogna! Il Governo decide di tornare al nucleare proprio mentre condanna Saluggia, Trino e Bosco Marengo a subirsi il rischio dei depositi delle scorie radioattive pregresse

Alla grandeur dell’accordo con la Francia per nuove centrali nucleari si accompagna paradossalmente l’incapacità di togliere, quanto meno dalle zone più a rischio del Piemonte, i rifiuti radioattivi generati dalla prima stagione nucleare italiana

Eppure le quattro centrali nucleari italiane qualcosa dovrebbero avere insegnato!

In tutto il loro funzionamento, tutte insieme, hanno prodotto 93 miliardi di chilowattora di energia elettrica, quello che il nostro Paese consuma in poco più di tre mesi.

In cambio hanno lasciato sul nostro territorio, nei luoghi più inidonei quali le rive dei fiumi, quelle del mare, o le zone che ospitano le falde acquifere più importanti, una quantità di rifiuti radioattivi che nessuno sa dove mettere.

Per gli elementi di combustibile irraggiato si è trovato l’escamotage di portarli in Francia per il riprocessamento, in modo che stiano per un po’ di anni lontano dalla vista, anche se poi alla fine i materiali radioattivi torneranno in Italia, .non si sa dove.

Ma anche prescindendo dagli elementi di combustibile, i rifiuti radioattivi già esistenti, uniti a quelli che deriveranno dalla disattivazione delle vecchie strutture nucleari, ammontano alla considerevole quantità di diciotto milioni di miliardi di Becquerel (18.000.000.000.000.000 Bq), oltre la metà dei quali collocati in Piemonte, in aree provocatoriamente inidonee, raggiungibili e già raggiunte dalle alluvioni, caratterizzati da elevatissimi rischi di contaminazione delle falde e da falde già contaminate dalla radioattività.

Una collocazione irresponsabile, frutto di decisioni di altri tempi: oggi -si dice- nessuno farebbe certamente più quella stessa scelta localizzativa.

E invece, proprio oggi, mentre il Governo vaneggia un velleitario ritorno al nucleare, lo stesso Governo ammette la propria incapacità di fare scelte appropriate, e, a fronte della necessità di un deposito di materiali radioattivi dove collocare i rifiuti che deriveranno dallo smantellamento degli impianti nucleari pregressi, non applica le leggi dello Stato che prevedono una localizzazione attentamente ponderata, ma ripete invece la sciagurata scelta di quarant’anni fa, e localizza i nuovi depositi nelle stesse disgraziate aree di Saluggia, di Trino, di Bosco Marengo.

Viene così dato il via libera alla realizzazione di depositi nucleari veri e propri nei tre centri nucleari del Piemonte, rinunciando a quella parte finale della procedura di disattivazione di un impianto nucleare che ne costituisce la fase più importante ed emblematica: il rilascio del sito esente da vincoli radiologici di qualsiasi tipo.

Al termine della cosiddetta "disattivazione" non ci sarà dunque il tanto decantato "green field" (il "prato verde"), ma i siti nucleari saranno trasformati in depositi di se stessi, senza scadenza: insomma, la "disattivazione" paradossalmente non comporterà la disattivazione.

Di fronte a questo scenario, ci chiediamo quale credibilità possano avere il Governo e i varie Istituzioni quando osano parlare di un ritorno al nucleare.

Non sarebbe forse più opportuno che cominciassero invece a esercitare la loro velleitaria fiducia in questa pericolosa tecnologia occupandosi seriamente di risolvere almeno i problemi lasciati da quel poco nucleare che c’è stato in Italia trent’anni fa?

Insomma: chi crede nel nucleare del futuro è pregato di prendersi prima di tutto le scorie radioattive del nucleare passato!




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