Medicina Democratica
Ambienti

Centrale a Biomasse, MD ribadisce: illegale, inquinante.



Pubblicato il 4 febbraio 2010
di: Redazione (Autore/i o Autrice/i in calce all’articolo)




Il Trattato europeo di Aarhus, recepito in Italia con legge n. 108 del 16.3.2001, è chiarissimo: le centrali elettriche superiori a 50 Mw (come i rigassificatori ed altri impianti ad alto impatto) devono essere sottoposti a “consultazione popolare” preventiva. Non possono quindi essere autorizzate da un burocrate della Provincia senza ascoltare la popolazione.

Questo è solo uno degli aspetti, anche se di fondamentale importanza, delle ragioni del no alla centrale.

La centrale si approvvigionerebbe di olio dal sud del mondo, anche se dopo le nostre polemiche la Porto Energia ha corretto il tiro - poco credibilmente - indicando paesi come Romania e Bulgaria, ma confermando comunque anche l’approvvigionamento da Tanzania ed India. Peccato che la Regione Toscana nel Piano Energetico preveda un raggio di solo 70 km per l’approvvigionamento da biomasse ed escludendo esplicitamente la “filiera lunga” inquinante anche durante il trasporto, e specificamente l’importazione di olio di palma. A pag. 68 il Piano afferma "Un esempio in netto contrasto con i principi sopra esposti è rappresentato dall’utilizzo a scopo energetico dell’olio di palma che risulta assolutamente incompatibile con gli obiettivi della Regione Toscana." http://www.regione.toscana.it/regione/multimedia/RT/documents/1215774931634_TESTO_APPROVATO_IN_AULA_8LUGLIO08.pdf

Ma non solo: nell’intervista mai smentita al Tirreno del 1.12.2009 il presidente della “Porto Energia srl” Raugei, , afferma anche «E poi la centrale sarà alimentata anche da olii di recupero reperiti sul nostro territorio». Olii di recupero sono olii usati, cioè rifiuti tossici. Affermazione molto imbarazzante, quella di Raugei, poi messa in sordina. Viene da chiedersi, ma “Porto energia srl” è in Toscana o no ?

Sul piano dell’inquinamento locale, l’ARPAT (che è sempre, diciamo, molto cauta...) ha affermato durante l’istruttoria autorizzativa, che la nuova centrale sarebbe la prima emettitrice di polveri sottili (cancerogene) della Toscana, o se si vuol dar credito alle stime riviste dal proponente, la seconda emettitrice dopo la mega-centrale ad olio combustibile di Piombino.

Le emissioni di polveri sottili e di ossidi di azoto della centrale in questione sarebbero equivalenti a quelle di una città (traffico, riscaldamento, ecc) di 55.000 abitanti (nostra stima basata sullo Studio di Armaroli e Po, Università di Bologna 2003). La zona di Livorno-Pisa invece è indicata nel “Piano di risanamento della qualità dell’aria” come area da bonificare (una delle quattro in Toscana), ed in cui abbattere l’inquinamento atmosferico, soprattutto di polveri sottili e ossidi di azoto. MD sottolinea i dati ARPAT degli anni precedenti: a Livorno nel 2005 le polveri sottili hanno superato 127 volte il limite di attenzione e 11 volte la soglia di allarme. Nel 2006 si sono registrati 67 superamenti del limite di attenzione e 4 superamenti della soglia di allarme. Nei primi sei mesi del 2007 si sono avuti 28 superamenti del limite di attenzione, poi stranamente le centraline sono state “ritarate”.....

In questa cartina ARPAT 2007 si nota che ben il 42,6 % delle emissioni toscane di vari inquinanti sono concentrate nella piccola provincia di Livorno, le più pericolose delle quali sono le polveri sottili e gli ossidi di azoto.

Vogliamo sottolineare infine quanto afferma il “Piano Regionale di risanamento della qualità dell’aria” 2008/2010 riguardo le ricadute dell’inquinamento atmosferico sulla sanità e sull’economia: ”Le potenziali conseguenze dell’azione di Piano sulla salute umana si riflettono in campo economico nella variazione dei costi sanitari e dei valori delle variabili relative alla crescita del sistema. In generale, la direzione degli effetti attesi è positiva: il risparmio nelle spese sanitarie influenza principalmente il “miglioramento dei conti pubblici”, la riduzione della perdita di capacità produttiva e professionale nel sistema economico (in conseguenza della riduzione di anni di vita persi e di giorni di inattività), incide invece sulle variabili della crescita. “

In altre parole, le potenziali conseguenze dell’azione del Piano sulla salute umana, si riflettono in campo economico nella riduzione delle spese sanitarie e nella riduzione della perdita di capacità produttiva dovuta agli anni di vita persi e alla inattività per malattia.

Quanto ci costerebbero in termini economici e di salute i profitti inquinanti di “Porto Energia srl” ?

Livorno 4.2.10 Maurizio Marchi (Resp. prov.le)

(PNG, 3.5 Kb)




Versione Stampa - www.medicinademocratica.org