Medicina Democratica
Ambienti

Questione impianto biomasse a Castellazzo Bormida.



Pubblicato il 6 dicembre 2005
di: Redazione (Autore/i o Autrice/i in calce all’articolo)




Piuttosto che ripetermi sui contenuti della nostra ferrea opposizione al progetto, già svolti in una relazione di sei pagine da più parti riprodotta, vorrei soffermarmi brevemente sull’aspetto “democrazia e partecipazione”: su come in questa vicenda è stato eluso dalle amministrazioni locali. Per questo progetto sono stati chiamati a pronunciarsi dieci Comuni e una Provincia. Ufficialmente dal 14 aprile 2005. In casi come questo, un buon amministratore cosa fa?

1) Dovrebbe assumere informazioni su chi propone il progetto;

2) andare a leggersi il progetto;

3) dopo averlo letto, se non ha capito, rivolgersi ad un tecnico di fiducia;

4) convocare il proprio consiglio comunale e informarlo;

5) convocare l’assemblea dei cittadini e chiedere il loro parere vincolante.

Cinque regoline d’oro per la democrazia partecipata. Invece i sindaci di Castellazzo, Casalcermelli, Castelspina, Alessandria, Oviglio, Frascaro, Bosco Marengo, Borgoratto, Gamalero, Frugarolo, con la Provincia, nulla hanno lasciato trapelare per sette mesi all’esterno delle loro riunioni. Alla Rete ambientalista, malgrado l’impegno della Provincia a informare, nessun avviso. Finchè una soffiata ci avverte: guardate che stanno per approvare un progetto pericoloso a Castellazzo. Denunciamo il fatto all’opinione pubblica con una lettera di diffida alla Provincia.

Che gli amministratori fossero convinti e vicini all’approvazione del progetto, lo dimostrano le loro dichiarazioni che a questo punto sono costretti a rilasciare ai giornali e addirittura tramite una edizione speciale di “Castellazzonotizie”. Domenico Rapetti e Giuseppe Boidi (sindaco e assessore di Castellazzo): “Consideriamo favorevolmente il progetto”. Renzo Penna (assessore provinciale all’ecologia): “Giudizio favorevole da tecnici e funzionari della Provincia. Stiamo andando verso la fase finale di approvazione”. A sostegno, c’è una gara a chi le spara più grosse: nessun inquinamento di nessun tipo, è solo una grande stufa a legna. “Di limitata potenza termica”: Penna. Boidi: “L’azienda ha accettato di realizzare il teleriscaldamento a Castellazzo e Castelspina”. Penna: “Favorirà le comunità montane”. Boidi: “Prodotti biologici. Grandi vantaggi per l’economia agricola”. Rapetti: “120 posti di lavoro”. Penna: “Una novità per l’Italia”. E tante altre dichiarazioni inequivocabili ed entusiaste.

Poi (25 ottobre) c’è stata l’assemblea popolare a Castellazzo, in cui Rete e Comitati della Fraschetta hanno spiattellato ai quattro venti che il progetto in realtà è pericoloso per l’ambiente quando riferito alla centrale termoelettrica ed è antieconomico e irreale quando vagheggia serre larghe 14 campi di calcio. Provincia non approvarlo: sennò sei fuorilegge. Dopo di che, apriti cielo, critiche da ogni parte sono piovute sugli amministratori. I quali però hanno continuato “molto democraticamente” a non convocare assemblee e consigli comunali aperti per confrontarsi con le popolazioni a rischio. Finchè, spingi spingi con la raccolta firme (nel frattempo si era costituito un Comitato determinato a convocare autonomamente le assemblee popolari), la Provincia ha acconsentito di presentarsi il 4 dicembre a Castelspina. Come si difenderà? Facendo marcia indietro? Sopendo, cercando di rinviare? Lasciando decidere i cittadini tramite referendum?

Lino Balza




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