Medicina Democratica
Ambienti

J’accuse



Pubblicato il 6 dicembre 2005
di: Redazione (Autore/i o Autrice/i in calce all’articolo)




Non possiamo che accogliere con soddisfazione, come un successo della nostra mobilitazione, la “marcia indietro” all’assemblea di Castelspina dell’assessore all’ambiente, Penna. Il “passo in avanti” è però insufficiente, soprattutto per le gravi responsabilità di cui la Provincia si è finora caricata. Infatti, quando la ditta BioAgri di Eros Pollotti si è presentata per installare una centrale a biomasse a Castellazzo Bormida, la Provincia avrebbe dovuto semplicemente rispondere: “Signor Pollotti, lei perde tempo perché la Fraschetta è dichiarata Area ad alto rischio ambientale e sanitario, Castellazzo è inserita in Zona di piano per la tutela dell’aria; qui sono proponibili solo impianti a impatto ambientale zero, anzi positivo. Le consigliamo di andare da un’altra parte” E la cosa sarebbe finita lì. Invece la Provincia ha assecondato l’intesa del sindaco di Castellazzo, Rapetti, con il Pollotti, il quale fiducioso ha presentato ufficialmente il progetto il 14 aprile 2005. Nel giro di poche settimane la Provincia, esaminato il progetto, verificate le inquietanti credenziali del proponente, sentiti i dieci sindaci per legge interessati, avrebbe dovuto deliberare: “Bocciato. Quattordici campi sportivi di basilico sono un bluff, così il teleriscaldamento per 60.000 case, anche perché lei non possiede una lira e pretende finanziamenti pubblici, senza dire dell’enorme centrale elettrica inquinante. Continui il suo giro per l’Italia”. Ma la Provincia ha continuato ad assecondare il Pollotti per mesi. Anzi, quando la Rete ambientalista provinciale con l’Associazione dei comitati della Fraschetta ha denunciato all’opinione pubblica questa “trattativa segreta” e inviato alle amministrazioni formale lettera di diffida, tanto la Provincia che il Comune di Castellazzo hanno riempito i giornali di dichiarazioni entusiastiche a favore dell’impianto del Pollotti. Scripta manent.

Poi, c’è stata la mobilitazione popolare, le assemblee della Rete, la costituzione dei comitati spontanei, la raccolta delle firme e infine la marcia indietro dell’assessore Penna. Insufficiente perché non ha comunicato all’assemblea l’esplicita intenzione di bocciare il progetto, ha lasciato la porta aperta, preso tempo, ha prorogato i termini di legge (150 giorni) favorendo con una sospensiva il recupero del Pollotti. Siccome la trattativa della Provincia rimane aperta e il pericolo dell’autorizzazione fuorilegge: continuerà la mobilitazione delle popolazioni, avendo dimostrato il suo fallimento la “democrazia delegata” che ha mortificato la “democrazia partecipata”. Infatti non vanno sottaciute le responsabilità dei dieci Comuni coinvolti. Si salva solo Castelspina, pur timido e impacciato. Mentre le responsabilità del sindaco di Castellazzo sono le principali, per l’intesa con la BioAgri, per il sostegno al progetto che evidentemente tuttora permane considerando che rifiuta ogni confronto pubblico: assente all’assemblea nel suo paese, all’assemblea degli agricoltori, all’assemblea a Castelspina. E anche quelle dei sindaci di Alessandria, Casalcermelli, Oviglio, Frascaro, Bosco Marengo, Borgoratto, Gamalero e Frugarolo sono preoccupanti: avrebbero dovuto nella Conferenza dei servizi obbligare la Provincia a bocciare il progetto, invece si sono disinteressati della salute delle proprie popolazioni favorendo la demagogia del sindaco di Castellazzo che prometteva centinaia di posti di lavoro grazie ad una “grossa e innocua stufa a legna”. Lino Balza

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