Medicina Democratica
Ambienti

Cloro per altri 70 anni ? No, grazie.



Pubblicato il 16 febbraio 2006
di: Redazione (Autore/i o Autrice/i in calce all’articolo)




Mentre le persone più avvedute e responsabili sono impegnate a fermare il progetto gas, al chiuso delle stanze dei bottoni si sta preparando uno dei peggiori attentati, ambientale ed economico, contro questo territorio. Sta infatti passando in sordina l’autorizzazione alla costruzione, da parte della Solvay, del nuovo impianto cloro che, se realizzato, minaccerebbe e condizionerebbe per i prossimi 70 anni la vita e l’economia di questo territorio, che alla chimica ha già pagato un tributo incalcolabile.

E’ pur vero che Medicina democratica è stata ed è la più determinata sostenitrice della chiusura del vecchio impianto a mercurio, che da quasi 70 anni, dal 1939, inquina acqua, aria, lavoratori, cittadini e pesci, tanto da attirare l’attenzione dell’ONU (Rapporto UNEP-MAP n. 124, Rosignano uno dei 15 luoghi costieri più inquinati d’Italia).

Ma è anche vero che il nuovo impianto a membrana, se eliminerebbe il mercurio dal ciclo produttivo (che resterebbe comunque nell’ambiente), non eliminerebbe il cloro quale sostanza inquinante e ad alto rischio -d’intossicazione di massa, prodotta in grandi quantità. MD proponeva la produzione a membrana, ma anche la drastica riduzione della produzione di cloro alla sola quantità socialmente utile, solo un 5 % dell’attuale, dato che il 95 %del cloro - non solo quello di Rosignano - finisce in PVC, pesticidi e sostanze nocive alla fascia di ozono. (Si veda a proposito l’ottimo saggio di due docenti dell’Università di Foggia “Crescita e declino del sistema cloro”, ma anche le prese di posizione di molti scienziati, ricercatori ed ambientalisti a livello internazionale). Una produzione superata, quella del cloro, uno dei peggiori errori produttivi e merceologici dell’industria del ‘900. Ma torniamo a Rosignano e all’oggi.

L’accordo di programma fra Ministero dell’ambiente, enti locali e Solvay del luglio 2003 prevedeva, “in cambio” della fermata anticipata della micidiale elettrolisi a mercurio (anticipata di ben poco, dato che una direttiva UE prevede di fermare tutte le elettrolisi a mercurio entro il 2010), finanziamenti statali per il nuovo impianto a membrana, nonché la deroga a Solvay a scaricare gratis in mare oltre i limiti di legge gli scarti di lavorazione della sodiera (ed altri inquinanti) per altri 8 anni, dal 2000 al 2007 compreso. Ma anche oltre visto che il 30 % di tali scarti continuerebbe a finire in mare a tempo indefinito.

Prendendo spunto da tale accordo molto bipartisan, nel senso che ne sono responsabili sia la destra che la sinistra, locali e nazionali, l’11 maggio 2005 il Ministero dell’ambiente con una semplice determinazione dirigenziale, senza neanche dibattito in qualche commissione parlamentare, ha escluso la necessità della valutazione d’impatto ambientale per la sostituzione dell’impianto, mentre la valutazione del rischio d’incidente rilevante non è stata neanche accennata.

Via libera quindi alla Solvay, che localmente vedrà i dettagli dell’operazione con le autorità di zona. Sono cominciate quindi le sedute della Conferenza dei servizi, dove Comune di Rosignano, Provincia, AUSL, Arpat e naturalmente Solvay dovrebbero - senza occuparsi del contesto - accordarsi sui dettagli dell’operazione. Ma qui alcuni nodi sono venuti subito al pettine: il luogo dove dovrebbe sorgere l’elettrolisi a membrana è fortemente contaminato da mercurio, oltrechè da clorometani cancerogeni. E deve per legge essere bonificato prima del riutilizzo. A questo punto si evidenzia la scarsa disponibilità della Solvay, che vuole risparmiare anche su una limitata bonifica. Mentre Comune e Arpat si mostrano comprensivi, l’AUSL per una volta fa il suo mestiere e pone prescrizioni a difesa dei lavoratori e della falda acquifera sottostante. Prescrizioni verso le quali Solvay mostra arroganza ed insofferenza, affermando - pensate un po’ - che chi rallenta il nuovo impianto si rende responsabile delle ulteriori emissioni di mercurio dal vecchio ! Questo atteggiamento, oltre il fatto in sé, ci lascia ben capire quale sarà nei prossimi anni la disponibilità di Solvay verso la generale bonifica del territorio.

In conclusione, Medicina democratica propone la massima allerta per aprire una vertenza che preveda

-  nessuno sconto a Solvay nella bonifica del sito inquinato dell’elettrolisi

-  blocco del finanziamento pubblico per il nuovo impianto finchè non siano praticate serie ed imparziali VIA e valutazione del rischio d’incidente rilevante, con la possibilità per i cittadini di intervenire con osservazioni ed opposizioni

-  rimessa in discussione dell’accordo di programma del luglio 2003, anche alla luce del fatto che la pretesa diminuzione degli scarichi solidi in mare si basa ancora sulla portata del fosso bianco fornita da Solvay

-  tempi e modi - garantiti da adeguata fideiussione bancaria - dell’avvio e dell’attuazione della generale bonifica dei siti inquinati da Solvay, dall’area di stabilimento alle spiagge bianche, al mare, ai pozzi della piana di Vada e della Val di Cecina, alle aree minerarie di Ponteginori e San Carlo.

Non è chiedere troppo, è chiedere quanto prevede la legge, ed il minimo che ci è dovuto.

Inoltre e soprattutto, in questo snodo cruciale della storia locale, occorre una grande attenzione e mobilitazione dei cittadini, degli artigiani, degli operatori turistici che devono porre l’interrogativo di fondo : una rinnovata massiccia produzione di cloro è compatibile con la vita e lo “sviluppo multipolare” nei prossimi 70 anni ?

Maurizio Marchi (Resp. Prov.le)




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