Medicina Democratica
Ambienti

Dietro l’allarmismo sul gas, appetiti vecchi e nuovi.



Pubblicato il 23 febbraio 2006
di: Redazione (Autore/i o Autrice/i in calce all’articolo)




Dalla Russia arrivano normalmente in Italia, via gasdotto Tarvisio, circa 27 miliardi di mc l’anno di metano, mentre nelle settimane scorse, a causa della vertenza Russia/Ucraina, ne sono mancati circa 153 milioni, una quantità molto modesta. Della stessa quantità, se non di meno, si sarebbero intaccate le riserve strategiche, ammontanti ad almeno 10 miliardi di mc.

Questi numeri, facilmente riscontrabili, parlano chiaro: nessun allarme reale, solo allarmismo interessato, amplificato dai media di tutte le tendenze. Chi ha interesse a questo allarmismo ?

-  tutti coloro che vogliono strappare all’ENI fette di mercato lucroso e sicuro, in primis società private come Edison, ma anche società controllate dal centrosinistra come Amga/Asa, o straniere come Endesa.

-  Berlusconi e il suo governo, che tramite un certo Mentasti, e grazie all’”amicizia” con Putin, vorrebbe commercializzare direttamente in Italia una quota del gas russo.

-  Tutti coloro che vogliono , per le stesse ragioni, costruire i rigassificatori sulle coste, oltretutto con finanziamenti pubblici: due nella sola provincia di Livorno, almeno sette in Italia, mentre i progetti sono almeno dodici.

-  La stessa Gazprom , che vuole più spazio sul mercato italiano, senza la mediazione dell’ENI, ed europeo: si veda anche il caso dell’incarico milionario all’ex-cancelliere tedesco Schroder.

Al fondo c’è una politica fallimentare dell’Unione europea, che da una parte afferma di voler ridimensionare le grandi aziende monopolistiche nazionali, arrivando a finanziare i rigassificatori in Italia, mentre dall’altra ne rafforza alcune, come l’EdF francese.

Negli anni ’60 la nazionalizzazione dell’energia elettrica in Italia e la costituzione dell’ENEL fu una grande conquista della sinistra: oggi il suo drastico ridimensionamento ha portato al dilagare dell’energia “privata”, prodotta con il gas, un sistema tanto ammiccante quanto irrazionale, dato che il poco gas che resta dovrebbe essere utilizzato in usi ben diversi e migliori della volgare combustione termoelettrica. In questo quadro, fra il 2002 e la fine del 2004 sono state autorizzate dal governo centrali turbogas per circa 20.000 megawatt - una enormità - incentivati dallo stato, togliendo immense risorse pubbliche all’incentivazione delle energie alternative pulite e rinnovabili.

Dopo il ridimensionamento dell’ENEL si vuole ridimensionare anche l’ENI, l’altro grande ex-monopolista italiano : il guaio è che nessuno - al centro, a destra e a sinistra- sa con che cosa sostituirlo, se non con l’arrembaggio selvaggio dei privati.

Molto meglio sarebbe riportarlo sotto il controllo popolare, dei consumatori, dell’ambientalismo, dei lavoratori, del parlamento.

21.2.06

Maurizio Marchi (Resp. Prov.le)




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