Gas, merce o bene comune ?
Pubblicato il 20 marzo 2006
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Redazione (Autore/i o Autrice/i in calce all’articolo)
Gas, fra monopoli e privatizzazioni occorre affermare una terza via: quella della proprietà e della gestione pubbliche controllate dal basso, con un modello innovativo di democrazia partecipativa. Il modello è già stato ampiamente discusso e pubblicizzato a proposito dell’acqua, ma deve essere a maggior ragione riproposto sul gas, che è una risorsa ancora più limitata e in via di esaurimento: secondo le stime ottimistiche di ENI [1], 63 anni ai consumi attuali, limitati ad un sesto dell’umanità. Lo schiamazzo sulla vicenda Enel-Suez dimostra alcune cose: -1-la discussione è tristemente limitata a sostenere monopoli o privatizzazioni, con l’aggravante di connotazioni nazionalistiche, -2-destra e sinistra, italiane e europee, sono sostanzialmente d’accordo sul primato del mercato, -3-nessuno parla, ma tutti lo avvertono come spauracchio da esorcizzare con l’accaparramento, della limitatezza della risorsa gas, che si manifesterà all’evidenziarsi del “picco del petrolio”, ormai alle porte, -4-nessuno pone la terza via fra monopoli e privatizzazioni, di una gestione concertata e solidale, che previlegi il risparmio energetico, la gestione democratica, progetti di cooperazione paritaria con i paesi produttori, soprattutto quelli africani. Mentre i potentati europei, pubblici e privati, si scannano per l’accaparramento e per l’affare straordinario che comporta, immense riserve di gas transitano dall’Africa all’Europa a prezzo comunque imposto, anziché far decollare le economie africane. Ad esempio il gas nigeriano, che Shell ed ENI bruciano a cielo aperto estraendo petrolio, non potrebbe essere distribuito in Nigeria e in Africa - anziché trasportato in Europa con le navi metaniere - alimentando il decollo dell’economia africana ? Il Forum sociale mondiale di Porto Alegre del 2005 lanciò la proposta di un “Contratto mondiale per l’energia e il clima” con gli obbiettivi di ridurre i consumi nel nord, combattere la povertà, contrastare i cambiamenti climatici da combustione di risorse fossili, avviare una ciclopica riconversione dell’energia verso le rinnovabili. Con il gas e le correlate lotte delle multinazionali, il mercato sta ancora una volta fallendo miseramente, riproponendo la vecchia formula della vecchia energia, e secondo la vecchia direzione da sud a nord. Non sarebbe male se l’Unione, con lo schizofrenico Martini e il finto buonista Prodi in testa, discutesse onestamente e decidesse con i cittadini da che parte stare, se dalla parte dell’equità e dell’ambiente o da quella del mercato delle multinazionali. Maurizio Marchi
(Resp. Prov.le)
20.3.2006
[1] ”Oil and gas rewiev 2004” Introduzione dell’A.D. ENI Mincato