Ciao Aris

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Mettiamo a disposizione un ricordo biografico di Aris Rebellato letto in occasione delle sue onoranze funebri il 8.04.2023.

 

ARIS REBELLATO

Ciao Aris. Siamo qui oggi a porgerti l’estremo saluto. E lo facciamo in questo che è stato il luogo dove hai  vissuto a lungo e con tanta intensità, in mezzo a documenti, riviste, giornali, compagne e compagni che hanno profondamente inciso la tua esistenza ed ai quali tu hai dato un sostegno insostituibile. Il Centro per la salute  Maccacaro di Castellanza, Medicina Democratica e noi tutti perdiamo un riferimento non solo organizzativo ma anche di memoria storica sulle lotte operaie in fabbrica e più in generale nella società.

Non è possibile ricordarti senza passare per la ricostruzione delle vicende sindacali, politiche e sociali che hanno caratterizzato la tua vita pubblica. Per fare questo occorre però ripercorrere tutti i passaggi e di fatto parlare della storia delle lotte che per oltre sessanta anni ti hanno visto protagonista, in fabbrica e fuori.

Operaio turnista alla Montecatini dalla fine degli anni sessanta ti sei immediatamente schierato, come attivista della CGIL, dalla parte delle lotte in fabbrica diventandone un promotore instancabile. Le condizioni di lavoro erano allora terribili: gli infortuni e le malattie mietevano la forza operaia in ambienti di lavoro gravemente intossicati dagli inquinanti chimici. I diritti sindacali  non erano tutelati, il crumiraggio era pagato dal padrone in contanti sull’unghia. Crescesti a questa scuola maturando la consapevolezza che per un lavoratore la dignità è una conquista da costruire e difendere ogni giorno con la lotta assieme agli altri compagni.

L’autunno caldo aprì nuove prospettive, fornendo strumenti nuovi alla lotta. Lo statuto dei diritti dei Lavoratori del 1970 consentì una nuova agibilità politica in fabbrica. La Commissione Interna venne sostituita dal Consiglio di Fabbrica di cui divenisti membro come delegato di reparto. Hai vissuto assieme agli altri compagni la stagione delle grandi lotte degli anni 70, partecipando sempre in prima persona a scioperi, assemblee, cortei e manifestazioni. Hai fatto il segretario della nuova sezione ANPI di fabbrica, intitolata a Macciantelli giovane partigiano ammazzato dai nazifascisti a Busto nel 1944. Sei tra i fondatori di Medicina Democratica, movimento di lotta per la salute, partecipando al congresso costitutivo di Bologna del 1976. Lo stragismo fascista  (Piazza Fontana, Piazza della Loggia, Italicus, stazione di Bologna) e l’assalto brigatista (Omicidio Moro, omicidio dell’operaio Giudo Rossa) ci obbligarono a risposte di lotta per tutti quegli anni.

Nei nostri scioperi, assemblee e manifestazioni denunciammo il carattere antipopolare ed anti operaio di quelle azioni, tutte tese a stroncare l’autogestione operaia della lotta  in fabbrica e fuori.

Vennero poi i licenziamenti di massa del 1980-81 con i quali i padroni ed i suoi sostenitori sindacali, politici ed istituzionali cercarono di far piazza pulita di tutti gli oppositori sui luoghi di lavoro. Espulso e licenziato anche tu come centinaia di altri compagni della Montedison di Castellanza non ti piegasti ai ricatti padronali-sindacali e per questo rimanesti senza lavoro e senza paga per mesi. Almeno sino a quando la Magistratura non ti reintegrò, ridandoti  il posto di lavoro e le retribuzioni arretrate. Questa vicenda segnò l’esistenza di tutti noi in modo indelebile.

Avevamo intanto cercato di dare una sede stabile al Centro per la salute  Maccacaro ed alla sezione di Medicina Democratica. Per questo acquistammo e riadattammo i locali nei quali siamo oggi qui, in completa autogestione, sia finanziaria che operativa. Già allora divenne di fatto la sede delle nostre riunioni al di fuori della fabbrica. L’iniziativa era volta a dare continuità  alla nostra esperienza di lotta per la salute e l’ambiente salubre, contestualmente al sempre crescente coinvolgimento di altre realtà.

La CGIL aveva espulso te ed altre centinaia di compagne e compagni dall’organizzazione durante il licenziamento con procedura staliniana (cioè senza motivazione formale e possibilità di ricorso).  Unitariamente, con CISL ed UIL, aveva anche cancellato il Consiglio di Fabbrica sostituendolo con fantocci di propria fiducia. La nostra risposta fu la costituzione del Coordinamento Lavoratrici e lavoratori della Montedison di Castellanza che nasceva e si muoveva come organismo sindacale non confederale. Ad esso aderirono in molti e ti ritrovasti di nuovo come delegato operativo. La direzione, in accordo con i sindacati confederali, ci negava però  i diritti sindacali più elementari a partire da quello di assemblea e ci emarginava dalle trattative. Non per questo veniva meno il nostro impegno di lotta con scioperi e manifestazioni.

Montedison, alla fine degli anni 80, aveva venduto la fabbrica ed il centro ricerche di Castellanza all’Agrolinz, del gruppo parastatale austriaco OMV, interessati principalmente all’impianto Melamina ed al nuovo processo produttivo brevettato dai tecnici di Castellanza. Furono fatti investimenti ma il risultato non fu completamente soddisfacente.

Misero quindi  mano all’albero produttivo ,chiudendo e smantellando l’impianto metanolo, vera testa del tutto. Le materie prime per alimentare i restanti impianti dovettero arrivare da fuori con aggravio dei costi di produzione, premessa per la chiusura di tutto il sito. La qual cosa avvenne verso la fine della prima decade del nuovo millennio in corrispondenza dell’avvio dei nuovi impianti di produzione della melamina  dell’OMV nella ex DDR oramai diventata Germania unificata.

Eri però già andato in pensione ed avevi trasferito il tuo impegno al Centro  Maccacaro, luogo nel quale trascorrevi gran parte delle tue giornate.  In breve ne eri diventato l’anima operativa ed il punto di riferimento per chi lo frequentava. Per anni hai continuato in questo lavoro ed il Centro ha continuato a vivere  anche per questo tuo contributo essenziale.

Consentimi ora una notazione personale. Avevi da tempo cessato di andare a votare e ricordo di aver avuto sul punto una discussione con te a partire dalla mia battuta  sul significato del suo nome ARISTEO cioè il migliore nell’accezione greca del termine. Argomentavo che il migliore non poteva sottrarsi all’onere del dovere civico di scegliere per sé dando così indicazione anche agli altri, memore anche della passata candidatura alle elezioni politiche  nelle liste del PdUP. Mi avevi risposto che ti astenevi non tanto perché, secondo la vulgata qualunquistica, “sono tutti uguali” quanto perché non trovavi un partito, una persona, la rappresentazione di un’idea, che corrispondessero al tuo personale modo di vedere le cose o perlomeno che gli somigliassero. Questo ci aveva portato a discutere del tuo modo, assolutamente personale, di concepire e praticare il rapporto con la politica. Modo che ritenevo eccessivamente schematico e rigidamente inquadrato in paradigmi immutabili. Mi ricordavo delle discussioni durante le riunioni del Consiglio di Fabbrica o del Coordinamento nelle quali prendevi posizioni spesso definibili come estreme contestando a prescindere. Mi avevi risposto che in ogni modo ti eri sempre attenuto rigidamente  alle conclusioni della maggioranza perché riconoscevi  in ciò l’essenza dell’appartenere ad un’organizzazione operaia.

Questa è una descrizione  sommaria ed incompleta della vita pubblica di Aris Rebellato, uomo libero e fiero, compagno prezioso di mille battaglie, che si è sempre battuto con coraggio ed abnegazione per gli ideali di uguaglianza, solidarietà ed emancipazione degli sfruttati, senza mai scendere a compromessi. Per questo è giusto che così sia ricordato.

8  aprile 2023

A cura di Agostino Lepori del Centro per la Salute Giulio A. Maccacaro di Castellanza

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