Omicidio plurimo sul lavoro : la causa prima nel mancato coordinamento tra imprese

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L’omicidio plurimo sul lavoro di oggi che ha colpito 5 lavoratori sulla linea ferroviaria Torino-Milano verrà indagato ed emergeranno specifici fattori e responsabilità.

Ma è chiara la causa prima dell’evento : il mancato coordinamento tra datore di lavoro committente (il proprietario della rete ferroviaria RFI), l’impresa appaltatrice dei lavori e il datore di lavoro del macchinista del convoglio ferroviario (Trenitalia).

Di cosa parliamo ?

Dell’obbligo (art. 26 del testo unico della sicurezza sul lavoro – dlgs 81/2008) da parte di tutti i datori di lavoro coinvolti in lavori di “appalto” (ove una o più imprese appaltatrici effettuano dei lavori presso il luogo di lavoro e/o nell’ambito del processo di un’altra impresa, committente) di “cooperare e coordinare” le proprie attività al fine di garantire adeguate misure di sicurezza per i propri lavoratori.

In termini pratici i datori di lavoro devono incontrarsi, scambiarsi tutte le informazioni necessarie, definire le modalità di svolgimento dei lavori e quali misure (di tutti i generi) adottare per garantire la sicurezza inclusa la comunicazione tra le due o più imprese coinvolte.

Nel caso di specie, stante la presenza di “rischi interferenziali” (ovvero di compresenza nella attività o nei luoghi di lavoratori di diverse imprese, ognuno impegnato nella propria attività, come i lavoratori sulle rotaie e il macchinista sul treno) è indispensabile che il datore di lavoro committente (RFI) rediga un DUVRI (Documento di valutazione dei rischi interferenziali) per capire come evitare o ridurre che vi sia la possibilità che un lavoratore di una impresa possa determinare l’infortunio di un lavoratore di un’altra impresa (o di più imprese).

Non solo, l’obbligo di ogni datore di lavoro è di far si che i propri lavoratori, per la parte che interessa loro nell’ambito delle attività, siano informati e formati sulle modalità e sull’attuazione delle misure di protezione.

L’impegno nelle attività di coordinamento/cooperazione è particolarmente detestato dalla maggior parte delle impresa che lo vede (e lo rappresenta all’esterno) come una perdita di tempo “burocratica” (è da tempo che le imprese accusano le norme di sicurezza di essere appesantite da obblighi “formali”) e spesso non vengono attuale o vengono attuate in modo puramente formale senza che l’attuazione determini una significativa e positiva modifica in modi operativi sbrigativi e che sottovalutano i rischi.

Se poi teniamo conto che tale scenario si pone in un contesto di appalti “al massimo ribasso” e/o in catene di subappalti è facile capire come spesso non vi sia una reale attuazione della normativa.

Eppure, nel campo degli appalti al di fuori dei cantieri, la mancanza o la inadeguatezza è un fattore importante al verificarsi di infortuni quando più imprese operano nello stesso ambito lavorativo con diverse attività per il medesimo obiettivo produttivo. I lavoratori devono spesso arrangiarsi in qualche modo ricorrendo spesso in errori perchè non sono stati messi al corrente delle “regole di ingaggio” (o semplicemente perchè di regole non ce ne sono e valgono solo i tempi e i costi di realizzazione).

Dalle prime notizie sulla stampa si sposta l’attenzione ad un “errore di comunicazione”, da una nota del genere il passo è breve per derubricare e spostare le responsabilità sull’errore umano anzichè “sistemico”.

Questa deresponsabilizzazione è tipica e gravemente lesiva, in primo luogo, della dignità dei lavoratori a partire da quelli deceduti e/o feriti. Le urla (virtuali) di indignazione si spegneranno presto lasciando il posto ai legali azzeccagarbugli che cercheranno di dare la colpa ai lavoratori o a soggetti diversi dal proprio cliente.

Nulla cambierà (come nulla è cambiato, anzi è peggiorato nel campo della sanità dopo la “lezione covid”) se i lavoratori non verranno sostenuti in tutti i modi (a partire dalle rappresentanze sindacali) per riprendere forza e iniziativa sui propri diritti collettivi e individuali e se non si rafforzerà il sistema di vigilanza territoriale fondato sulla sanità pubblica (servizi di prevenzione e sicurezza degli ambienti di lavoro).

Tutto il resto è fuffa e prologo ai prossimi omicidi sul lavoro.

A cura di Marco Caldiroli

 

PS sono personalmente schifato nei confronti di tutti quei media che continuano a definire questi omicidi da lavoro come “incidenti” anzichè infortuni, le parole sono importanti e la maggior parte dei media sputa (virtualmente) sui lavoratori ogni volta che derubricano a incidente un infortunio.



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