I nuovi arrivi e le conferme nella sanità lombarda – l’ATS Città Metropolitana di Milano

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Quello che segue è l’accorata lettera del riconfermato direttore generale della Agenzia di Tutela della Salute della Città Metropolitana di Milano inviata a tutti i dipendenti e per questo pubblica.

Stiamo parlando di una figura importante, nell’organigramma della sanità lombarda, quindi anche la retorica è da prendere in considerazione attentamente considerando bene il contesto.

Va anche ricordato che Walter Bergamaschi è stato Direttore Generale dell’Assessorato Sanità sotto la Giunta Maroni tra il 2013 e il 2016 e quindi nel corso della formulazione della “riforma Maroni” che ha dato il “penultimo” colpo alla sanità pubblica lombarda con l’invenzione delle ATS e delle ASST (le cui reciproche debolezze sono emerse alla vista di tutti durante e dopo la pandemia).

La lettera nasce nel contesto dei rapporti tra datore di lavoro e lavoratori/lavoratrici ma merita di essere divulgata per la sua “filosofia” soprattutto in confronto con la dura realtà dello stato dei servizi sanitari, a partire da quelli peculiari della sanità pubblica : le attività di prevenzione (sicurezza sul lavoro, tutela ambientale, salubrità degli alimenti e del modo in cui sono prodotti, tutela delle condizioni di vita più in generale).

Senza dilungarci il contesto è quello della sanità lombarda che – per rimanere all’esegesi dei termini – ha cancellato dal suo nome la sua funzione di “servizio” per diventare “sistema” (Sistema Sanitario Regionale) con l’innesto sempre più pesante e sbilanciante del privato, fino alla fuga degli operatori sanitari dalle strutture pubbliche e la difficoltà di assunzioni sia nel ruolo medico, infermieristico e ultimamente anche per i tecnici della prevenzione (ci si chiede perchè in un regione come la Lombardia ci siano tanti infortuni e insufficienti controlli, la risposta principale è che non vi sono i tecnici e per quelli assunti negli ultimi temi ci vorranno anni per formarli sempre che non decidano di fuggire altrove dove sono meglio pagati e con meno responsabilità….).

Altrettanto lampante, al di là delle parole del direttore generale, è la progressiva perdita della universalità del servizio sanitario in Lombardia : ci si può curare in tempi non biblici solo se si è “solventi” o almeno dotati di mutue/assicurazioni sanitarie individuali o di qualche forma di “welfare aziendale” previsto in numerosi contratti nazionali di categoria.

Da ultimo si rammenta che la nuova tornata/rinnovi di nomine nelle ATS e nelle ASST lombarde è stata caratterizzata da un lato dalle guerre intestine nella maggioranza di destra, ognuna tesa ad accaparrarsi più posti e quelli di maggior prestigio, e dall’altra dal ritorno numeroso degli epigoni di Comunione e Liberazione nel miglior stile formigoniano che 30 anni fa inizio il percorso della distruzione della sanità pubblica in Lombardia.

a cura di Marco Caldiroli

 

Da: (……) per conto di Direzione Generale <DirezioneGenerale@ats-milano.it>
Inviato: lunedì 8 gennaio 2024 16:43
A: LD Tutti <ldtutti@ats-milano.it>
Cc: Direzione Amministrativa <DirezioneAmministrativa@ats-milano.it>; Direzione Sanitaria <DirezioneSanitaria@ats-milano.it>; Direzione Socio Sanitaria <DirezioneSocioSanitaria@ats-milano.it>
Oggetto: La nostra ATS

Cari tutti,

con il 2024 si avvia un nuovo ciclo di direzione della ‘nostra’ ATS: Regione Lombardia mi ha scelto per un nuovo mandato e sono felice che, accanto alla mia persona, sia stato valutato positivamente il nostro lavoro.

Ringrazio, con grande stima e affetto, i colleghi della direzione strategica che si sono avvicendati nei 5 anni passati: Vittorio De Micheli e Frida Fagandini alla direzione sanitaria, Rossana Giove alla direzione sociosanitaria. Giuseppe Micale e Giovanni Cialone alla direzione amministrativa.

Nessuna direzione può però ottenere risultati se è ‘sola al comando’: i risultati si raggiungono se esiste una comunità professionale che riesce ad esprimere le sue potenzialità e a dimostrare il suo valore.  In Agenzia ho trovato e lavorato  con professionisti di grande valore: ringrazio quindi tutti voi per l’impegno, l’intelligenza, la passione civile che vi ha animato e che vi anima, che è stata alla base dei risultati che abbiamo ottenuto insieme e della mia riconferma. Il compito di un direttore, in fondo, è saper ascoltare, far lavorare insieme e raccogliere ed inserire i contributi di ognuno di voi all’interno di una visione strategica: il vero ed unico ‘patrimonio’  di una agenzia che nasce per tutelare la salute è nelle competenze  e nel desiderio di chi ci lavora e la anima.

Mi soffermo sull’ etimologia della parola desiderio, perché penso possa essere alla base del nostro prossimo programma di mandato: esprime un’assenza  (de-sidera: mancanza delle stelle) che viene percepita, avvertita, che ci scardina e ci muove con passione verso una ricerca, un compimento.

Sappiamo quanto sia difficile vedere le stelle nel cielo del nostro sistema sanitario nazionale e regionale: le risorse sono sempre insufficienti rispetto a bisogni che mutano profondamente come la nostra società.  Non si tratta solo dell’invecchiamento della popolazione e della conseguente necessità di dare risposte sanitarie, ma della solitudine, dello scollamento generazionale, della progressiva perdita di coesione sociale, dell’idea di salute che sempre di più scivola dalla sua definizione originaria – uno stato di benessere degli individui che impegna tutti noi,  la società e le politiche –  verso la riduzione ad una serie di prestazioni che devono essere garantite da un sistema  esterno agli individui, secondo una logica consumistica, come se fosse sufficiente moltiplicare le prestazioni per preservarci dal disagio.

In questo quadro senza stelle, l’essere parte di un sistema sanitario che ha abbracciato fin dalle sue origini la cultura della salute come collante della società e che persegue i valori di universalismo e dell’equità (un sistema che si finanzia in funzione di quanto i cittadini possono dare e che assiste in funzione di quanto hanno davvero bisogno) deve essere per noi, tutti i giorni, punto di riferimento, fonte di orgoglio e soprattutto espressione della nostra responsabilità come operatori di ATS.  A maggior ragione considerando che nel nostro nome è espresso il principio di tutela della salute.

Cinque anni fa abbiamo provato a darci un programma fatto di obiettivi e azioni da perseguire per poter disporre di una base valoriale e strategica che ci guidasse. Tutti lo abbiamo ribattezzato ‘Saremo ATS’ (lo trovate in allegato, per chi non lo ricordasse): mi sembra ancora attuale  e spero potremo presto aggiornarlo, discutere dei risultati ottenuti  e dei molti obiettivi che ancora ci aspettano.

documento_strategico_ats_milano

Mi sento però di esprimere tre linee che vorrei caratterizzassero trasversalmente  il mandato 2024-2026:

  1. Recuperiamo, almeno al nostro interno, la cultura valoriale di un sistema di sanità pubblica. Come possiamo chiedere ai nostri assistiti, che sono anche i nostri finanziatori attraverso la tassazione collettiva, di considerarci un loro patrimonio da difendere se non ne siamo consapevoli e convinti per primi noi?  Non bastano le competenze verticali: saremo una comunità professionale se tutti coloro che vi operano conoscono e fanno propria la nostra missione, accesi dal senso per cui esistiamo.
  2. Facciamo dell’ATS un luogo dove venga promosso il potenziale, la  soddisfazione e  le aspirazioni di chi vi opera.
  3. Impegniamoci tutti per  mettere al centro le persone, all’interno di una società che persegua la prevenzione e la  salute come valore collettivo. Facciamolo con tenacia, creatività, volontà di superarci e di andare oltre gli ostacoli. Non stanchiamoci di comprendere i bisogni dei nostri assistiti,  di fare in modo che si possano esprimere (governo della domanda) e che trovino risposte efficaci (governo dell’offerta sanitaria e sociosanitaria).

Dunque buon anno e buon lavoro a tutti noi, Dreamers at work  – per citare il bel manifesto che trovate allegato e realizzato con i vostri contributi raccolti nelle aule di formazione – guidati dal desiderio, dalla curiosità e, speriamo, dalla fortuna.

Walter Bergamaschi



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