Al Senato per modificare e migliorare l’art. 111 della Costituzione Italiana

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21 MAGGIO 2024, ORE 15.00, SALA NASSIRYA DEL SENATO
VERSO UNA PROTEZIONE COSTITUZIONALE DELLE VITTIME DI REATO

Il coordinamento Noi, 9 Ottobre (sorto tra comitati e associazioni sulla spinta dell’istituzione della Giornata della memoria delle vittime dei disastri industriali e ambientali) che si occupa dei diritti delle vittime dell’avidità, della corruzione e del profitto, ringrazia i senatori primi firmatari, Antonio Iannone di FdI, Dario Parrini del PD, Bruno Marton del M5S, Giuseppe De Cristofaro dell’AVS, che hanno presentato i quattro disegni di legge per la modifica dell’Art. 111 della Costituzione e valuta con favore l’iniziativa della Prima Commissione per gli Affari Costituzionali del Senato presieduta da Alberto Balboni (Fdl) che ha unificato le diverse proposte di modifica dell’Art. 111 in un testo unico che così si esprime:

Bozze di stampa, 6 dicembre 2023
Senato della Repubblica, XIX LEGISLATURA
Modifica all’articolo 111 della Costituzione in materia di tutela delle vittime di reati e delle persone
danneggiate da reati (427,731, 888, 891)
Art. 1
1. All’articolo 111 della Costituzione, dopo il quinto comma, è inserito il seguente: «La Repubblica tutela le vittime di reato e le persone danneggiate dal reato».

Come portavoce di Noi, 9 Ottobre credo utile sintetizzare come si sia arrivati alla formulazione di questa riforma. Si tratta di una proposta partita dal basso, dalla società civile, proprio come auspica l’Art. 4 della Costituzione che recita: “ogni cittadino ha il dovere di svolgere secondo le proprie possibilità e le proprie scelte un’attività o una funzione che concorra al progresso materiale o spirituale della società”.
Il 3 ottobre 2020 a Longarone in occasione dell’anniversario della strage del Vajont (9 ottobre 1963) che costò la vita a 1910 persone, di cui 487 bambini sotto i 15 anni, l’Associazione Cittadini per la Memoria del Vajont ha voluto organizzare una tavola rotonda per mettere a confronto, in una sinergia di intenti, le competenze di magistrati, avvocati, accademici, con le esperienze dirette, vissute sulla propria pelle, da numerose associazioni di vittime delle stragi del profitto per superare i tortuosi percorsi della legge che creano un palese squilibrio tra indagati e imputati e le vittime, soprattutto quando si trovano davanti a potenti aziende, sia pubbliche che private.
Molte morti si potrebbero evitare se venissero rispettate leggi già esistenti che riguardano la sicurezza e la salute delle persone sui territori e sui luoghi di lavoro e se venissero intensificati i controlli: la difesa dei profitti causa morti, prevedibili e spesso previste, come successe appunto al Vajont. In quell’occasione Montedison, Enel e persino lo Stato vennero condannati nei tre gradi di giudizio per “omicidio colposo plurimo con l’aggravante della previsione dell’evento”.
Dal Vajont in poi le stragi si ripetono con sempre più allarmante frequenza e con le stesse modalità. Ogni volta che la violazione di norme sulla sicurezza e sulla salute causa morti, feriti o problemi di vario tipo alla comunità o all’ambiente ci si trova di fronte a gravi crimini che come tali devono essere considerati, a prescindere da chi e per quale motivo, economico o politico, li commetta.
Le vittime dei reati arrivano alle prime udienze nelle aule dei tribunali fiduciose nei riguardi della giustizia, ma scoprono che non è così scontato che venga applicato il principio che la legge è uguale
per tutti. Scoprono che verità e giustizia sono una conquista, li impegnerà in una missione che stravolgerà le loro vite (sia psicologicamente che economicamente), impedirà loro di elaborare il lutto.
Le vittime si accorgono che vi è uno squilibrio quasi incolmabile tra i diritti garantiti alle vittime e quelli di chi si trova loro di fronte. Le parti civili sono ritenute quasi un disturbo al normale svolgimento dei processi, rese cieche e rabbiose dal dolore, in cerca di vendetta, di un colpevole a tutti i costi o dei soldi dei risarcimenti. La realtà è ben diversa, lo scopo è avere un processo giusto il cui esito eviti il ripetersi delle stragi a causa dell’impunità da parte di chi ha violato le leggi e sfugge dalle sue responsabilità grazie a cavilli legali, alla prescrizione e anche al potere economico su cui può contare nell’affrontare i processi.
Con la richiesta della riforma dell’Art. 111 della Costituzione, le parti civili non intendono in alcun modo ledere i legittimi diritti alla difesa, ma ritengono doveroso che le vittime possano sapere che lo Stato è sempre al loro fianco nel perseguimento di verità e giustizia.
Alla conclusione della tavola rotonda di Longarone, con l’intenzione di proseguire il lavoro e portare avanti le proposte emerse, si è costituito un gruppo di lavoro ristretto, il comitato Noi, 9 ottobre, di cui fanno parte alcuni dei partecipanti alla tavola rotonda di Longarone.
Ci si è incontrati in webinar, con scadenze frequenti, a volte settimanali, per redigere un appello con le richieste da sottoporre alle istituzioni che riguardano sia l’ambito legale sia proposte per la costruzione di un futuro più sensibile al benessere e alle esigenze primarie delle persone, alla giustizia sociale, alla tutela della salute e della sicurezze delle comunità e dell’ambiente.
E’ stato un lavoro approfondito e competente al termine del quale siamo riusciti a trovare un punto di incontro tra i due diversi linguaggi, quello degli esperti di legge e quello della gente comune, le vittime e le associazioni che si battono per uno sviluppo nonviolento, inclusivo, sicuro e sano che offra inoltre speranze alle nuove generazioni.
Nell’appello redatto nella primavera del 2021 e sottoscritto poi da centinaia di associazioni e comuni cittadini, si chiedeva tra le altre cose la modifica dell’Art.111 della Costituzione con l’inserimento, a fianco dei diritti degli imputati (più che legittimi) quelli delle vittime e il riconoscimento anche dei diritti della natura (nel 2022 all’Art. 41 della Costituzione è stata aggiunta la frase che l’iniziativa economica “non può svolgersi in modo da creare danno alla salute, all’ambiente”).
Da oltre un anno e mezzo, come Comitato abbiamo bussato e ribussato alle porte dei senatori dei vari partiti per sollecitarli a prendere posizione a favore della proposta di modifica dell’Art. 111 e alla fine siamo stati ascoltati.
Ora siamo qui, nella sala Nassirya del Senato, per sostenere la modifica e per chiedere ai senatori come intendano impegnarsi per portarla avanti.
Fra pochi giorni si dovrà eleggere il Parlamento Europeo. L’Unione Europea si è più volte espressa con i suoi strumenti normativi affinché ogni Stato membro preveda nel proprio sistema giudiziario un ruolo effettivo e appropriato alle vittime.
Speriamo che il Parlamento italiano se ne ricordi così come faremo noi tutti, associazioni, comitati, cittadini vittime di reati o danneggiati dai reati e chi si è messo al loro fianco per evitare che le stragi continuino.
Lucia Vastano, portavoce del Comitato Noi, 9 Ottobre

Per ulteriori informazioni e per sostenere la modifica all’Art.111:
Lucia Vastano cell. 334 2943 963, email: lu.vastano@gmail.com
Gianni Devani cell. 340 4818 397, email: gianni.devani@virgilio.it

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