La sfida palestinese all’etica medica statunitense (e non solo)

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Mettiamo a disposizione uno scritto di Gianluigi Trianni, socio di Medicina Democratica di Modena sulla disastrosa quanto scandalosa situazione sanitaria (e degli operatori sanitari letteralmente sotto tiro dell’esercito israeliano) nella striscia di Gaza.

Rimandiamo a quanto, del tutto insufficiente, abbiamo pubblicato in proposito su questo sito

Sanitari per Gaza, lettera agli Ordini dei Medici – Medicina DemocraticaMedicina Democratica

Posizione dell’Italia nei confronti dell’UNRWA – lettera delle associazioni – Medicina DemocraticaMedicina Democratica

IL DIRITTO UNIVERSALE ALLA SALUTE RICHIEDE LA PACE E RIFIUTA LA GUERRA – Medicina DemocraticaMedicina Democratica

Emergenza Umanitaria e Sanitaria a Gaza: Fermare immediatamente il massacro . Firma l’appello – Medicina DemocraticaMedicina Democratica

“La sfida palestinese all’etica medica statunitense”.

Questo il titolo di una corrispondenza comparsa su Lancet lo scorso 14 maggio a firma di Joelle M Abi-Rached ed Eric Reinhart.

Con essa i colleghi segnalano quanto segue.

Negli ultimi 7 mesi, il mondo è stato testimone:

  • dell’omicidio di operatori sanitari, almeno 491 dal 7.10. 2023, così come del loro rapimento, tortura, esecuzione e dello scarico dei loro corpi in fosse comuni;
  • dell’uccisione di pazienti nei loro letti d’ospedale;
  • del bombardamento deliberato di ospedali e cliniche (nota);
  • della distruzione mirata delle infrastrutture sanitarie e igienicosanitarie;
  • del blocco degli aiuti umanitari e dei farmaci essenziali nel corso di una carestia storica costruita ad arte per servire come arma di guerra;
  • dell’imposizione di condizioni concepite per essere incompatibili con la vita dei palestinesi a Gaza.

A fronte di tutto ciò in USA, l’organizzazione professionale medica più influente, giornali e lobby sono stati riluttanti a prendere qualsiasi posizione significativa contro l’annientamento sistematico delle strutture sanitarie a Gaza.

Tale “inattività” è aggravata dal fatto che il governo USA è fornitore di armi, risorse finanziarie e copertura diplomatica al governo israeliano.

Nella storia recente la scelta delle istituzioni mediche di rimanere in silenzio sulle atrocità commesse da governi ed eserciti, come nel caso dell’Olocausto di ebrei (e di zingari ed omosessuali), ha permesso loro di perpetuare ingiustizie disumane e razziste, specifiche del genocidio.

I medici non sono meno vulnerabili di altri a essere coinvolti in comportamenti violenti, in ideologie nazionalistiche e nell’abuso della loro formazione e del loro potere per infliggere sofferenza piuttosto che per sostenere l’assistenza e la giustizia.

Ne sono testimonianza il Processo di Norimberga ai medici nazisti e, più recentemente, la partecipazione di medici ai programmi di tortura del governo USA ad Abu Ghraib.

(Ne è drammatica testimonianza anche la lettera di decine di medici israeliani per esortare “l’esercito a distruggere i “nidi di vespe e gli ospedali che li proteggono” nella Striscia di Gaza, denunciata con fermezza lo scorso 23.11.06 da Medici per i diritti umani – Israele (PHRI).)

Lo psichiatra F. Fanon, medico nell’Algeria colonia francese, ha segnalato che, “sebbene noi medici ci presentiamo come guaritori delle “ferite dell’umanità”, spesso invece siamo “parte integrante della colonizzazione, del dominio, dello sfruttamento”.

Fare diversamente richiede una vigilanza costante, una autoriflessione critica sul piano istituzionale e individuale e dedizione nel mettersi dalla parte di coloro che sono più colpiti dai sistemi di potere in essere e dalla disuguaglianza.

In tal senso la riluttante e debole iniziativa di opposizione alla violenza in corso contro la salute e le strutture sanitarie del popolo palestinese delle istituzioni mediche statunitensi evidenziano che le osservazioni di F. Fanon circa il potenziale di complicità con la violenza coloniale e statale dei medici rimangono più rilevanti che mai.

Considerazioni

<< Dovere del medico è la tutela della vita, della salute fisica e psichica dell’Uomo e il sollievo dalla sofferenza nel rispetto della libertà e della dignità della persona umana, senza discriminazioni di età, di sesso, di razza, di religione, di nazionalità, di condizione sociale, di ideologia, in tempo di pace come in tempo di guerra, quali che siano le condizioni istituzionali o sociali nelle quali opera. La salute è intesa nell’accezione più ampia del termine, come condizione, cioè di benessere fisico e psichico della persona.>>

Questo l’art. 3 del Codice Deontologico Fnomceo, “Doveri del medico”, che in Italia, anche nel caso della guerra a Gaza, così come in tutti i “teatri bellici” compreso il più vicino in Ucraina, costituisce imperativo deontologico per i medici, e, naturalmente, per le loro associazioni.

Si badi bene:

  1. non a caso l’art. 3 inizia con il termine “dovere”, a connotare nettamente il criterio cui deve attenersi il medico, anche in guerra, nelle sue relazioni con il “prossimo”, paziente o no che sia, e ripropone nell’ottica della funzione medica l’art.32 Costituzione 32 (“salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività” e l’art. 3 (“”senza discriminazioni di età, di sesso, di razza, di religione, di nazionalità, di condizione sociale, di ideologia in tempo di pace come di guerra”).
  2. Il riferimento alla salute << come condizione, cioè di benessere fisico e psichico della persona.>> comporta l’attenzione e la denuncia da parte del medico anche delle condizioni di vita e lavoro del “prossimo”, che nello specifico di Gaza sono rese impossibili dalla distruzione dell’80% degli edifici privati e del 90% di quelli pubblici. e da quella metodica di reti stradali, idriche, di telecomunicazioni ed anche delle scuole l’86% delle quali, usate anche come rifugio dagli sfollati, è stato danneggiato sì che almeno 625 mila studenti che non hanno accesso all’educazione
  3. È consequenziale che i doveri deontologici del singolo medico costituiscano anche dovere deontologico delle associazioni nelle quali si aggregano per rendere più efficace la pratica delle loro attività professionali.

In Italia già dall’ottobre del 2023 si sono registrate la presa di posizione da parte del presidente FNOMCEO, quella congiunta di UEMS, Unione europea Medici Specialisti; AEMH, Associazione europea Medici Ospedalieri; CEOM, Consiglio europeo degli ordini dei Medici e UEMO, Unione Europea dei medici di famiglia, oltre a quella di Medicina Democratica assieme ad associazioni civili non sanitarie.

Ma è sufficiente?

È sufficiente a realizzare quella “vigilanza costante” e quella “dedizione a mettersi dalla parte di coloro che sono più colpiti dai sistemi di potere in essere e dalla disuguaglianza” che Joelle M Abi-Rached ed Eric Reinhart e la deontologia medica italiana stessa suggeriscono?

Per la difesa del SSN, la cui demolizione con sottofinanziamenti e progetti di autonomia regionale differenziata procede senza interruzioni, ad esempio, si fa, con denunce ed appelli giornalieri ed anche (ed opportunamente) con minacce di sciopero dei medici.

Perché per il genocidio in Palestina No?

Perché per la guerra Nato-Russia in Ucraina No?

Eppure, la medicina italiana ha prodotto Gino Strada, luminoso esempio di medico dedito a soccorrere le vittime delle guerre in ogni parte del mondo, additato ad esempio globale con l’assegnazione del “Right Livelihood Award 2015”, il “premio Nobel alternativo”, del governo svedese.

Mentre scriviamo queste righe i media di tutto il mondo riportano le immagini raccapriccianti dell’accampamento di profughi di Tel al Sultan a Rafah degli effetti del bombardamento genocidario di Israele con bombe di due tonnellate su specifica indicazione del governo, in spregio all’Onu, all’International Court of Justice, (ICJ) ed al Tribunale Penale Internazionale.

Non è il caso di promuovere tra gli associati e verso l’opinione pubblica una intensa, diuturna campagna dell’associazionismo medico italiana guidato dalla FNOMCeO per l’immediato cessate il fuoco in Palestina e in Ucraina, contro la guerra in generale e la Terza guerra mondiale in particolare alla luce del nostro Codice Deontologico?

La Terza guerra mondiale, come Papa Francesco I e tutti gli analisti geopolitici segnalano, è già cominciata in Palestina ed in Ucraina.

Per interromperla in questa fase iniziale ed evitare che progredisca, con l’ulteriore coinvolgimento della Repubblica italiana e degli altri stati europei e no, e gli stermini e i genocidi già registratisi nella storia ma oggi certi vista la commistione contemporanea fra “militare e civile” e l’ancor più tragica certezza che questa Terza guerra mondiale progredirà verso la guerra atomica?

La si potrebbe anche intitolare a Gino Strada che ci ha ammonito:

“Come le malattie, anche la guerra deve essere considerata un problema da risolvere e non un destino da abbracciare o apprezzare.”

“La più aberrante in assoluto, diffusa e costante violazione dei diritti umani è la guerra, in tutte le sue forme. Cancellando il diritto di vivere, la guerra nega tutti i diritti umani”.

“Un mondo senza guerra è un’altra utopia che non possiamo attendere oltre a vedere trasformata in realtà”.

A ben vedere ce lo impone anche l’art. 3 del nostro Codice Deontologico!

 

Athos Borghi

Medico Internista Ospedaliero – Modena

Gianluigi Trianni

Medico Sanità Pubblica – Medicina Democratica – Modena

Bibliografia di riferimento

  • The Palestinian challenge to US medical ethics Joelle M Abi-Rached ed Eric Reinhart

www.thelancet.com Published online May 14, 2024 https://doi.org/10.1016/S0140-6736(24)00877-8

Altalex – Quotidiano di informazione giuridica  – 23.05.2024

 

 

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