Pensavamo di aver toccato il fondo e invece ….

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Con gli omicidi sul lavoro plurimi, come a Firenze e alla diga di Suviana, e con una tendenza ai 4 omicidi giornalieri sul lavoro (in luogo dei “normali” 3 quotidiani degli ultimi anni) pensavamo di aver toccato il fondo, la vicenda di Satnam Singh invece ci mostra che si comincia a scavare …

Si tratta di un doppio omicidio sul lavoro, Satnam è stato assassinato una prima volta dalla macchina sicuramente non sicura (all’origine o manipolata per produrre di più) ed una seconda volta quando è stato buttato come un rifiuto davanti a casa anzichè soccorrerlo.

Dov’è il marcio e il problema ? In imprese che non meritano questo nome, che sono intrinsecamente incapaci di organizzare la sicurezza per i propri lavoratori/lavoratrici (e spesso anche per gli stessi datori di lavoro) : una carenza che dovrebbe letteralmente espellerle dal “mercato”  e che non dovrebbe permettere neppure di poter “entrare”. Invece con la semplificazione e “impresainungiorno” anche un incapace e immorale totale può aprire una impresa senza dimostrare a nessuno la sua professionalità (vi sono obblighi solo per chi svolge attività ove deve certificare il proprio operato) e tantomeno il rispetto delle norme di sicurezza.

Che dire poi di chi si comporta in questo modo nei confronti di una persona gravemente ferita ?

Oltre ad una condanna adeguata non dovrebbe più poter dirigere neppure un chiosco di bibite in spiaggia (senza nulla togliere a chi svolge questo lavoro) invece il governo introduce mezze misure (su cui torneremo) come la patente  a crediti e impiega il tempo per approvare l’autonomia differenziata e il premierato anzichè interrogarsi (già sarebbe qualcosa) sullo stato della sicurezza sul lavoro in Italia, in particolare in alcuni comparti come l’agricoltura le cui lobbies agroindustriali sono riuscite anche ad azzoppare il “green deal” europeo.

Ma vi è una logica che sostiene questa ben diversa direzione del governo (e di  chi non si oppone radicalmente a tali proposte), la “precarietà” della democrazia (quella partecipata e che stimola la partecipazione, non quella ridotta ad un voto ogni tanto) è il contraltare della precarietà dei diritti e della dignità dei lavoratori e delle lavoratrici che produce infortuni e malattie professionali, da sempre con un particolare accanimento negli ultimi anni.

E tutto ciò, come scriveva l’allora Pubblico Ministero Felice Casson rinviando i vertici della chimica italiana nel “processone di Porto Marghera” (attivato da un esposto di Medicina Democratica), con “l’aggravante del futile motivo : il profitto”.

 

a cura di Marco Caldiroli – Tecnico della prevenzione dell’ambiente e nei luoghi di lavoro



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