L’amianto continua a fare strage …. anche di giustizia

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Sentenza Cavagnolo 21 marzo 2025

Venerdì 21 marzo 2025, la Corte di Cassazione ha nuovamente annullato con rinvio la condanna inferta dalla Corte d’Appello di Torino nell’appello bis del Processo Eternit-bis per le vittime di Cavagnolo dove Medicina Democratica e AIEA sono costituite parti civili. È la seconda volta che questo accade nel corso di questo processo, che sempre più somiglia a un gioco dell’oca più che a un vero percorso di giustizia per le vittime d’amianto legate alla produzione dell’Eternit nel nostro paese. E Cavagnolo non è che una delle sedi, insieme a Casale Monferrato, Rubiera (Modena) e Bagnoli (Napoli) in cui operava l’Eternit di Stephan Schmidheiny.

Riprendiamo dal blog (www.silmos.it) della giornalista casalese Silvana Mossano un riassunto prezioso per inquadrare la vicenda. Dopo il primo processo Eternit I, avviato nel 2004 con costituzione di più di 2.000 parti civili e chiuso in Corte di Cassazione con sentenza 19 novembre 2014, n. 7941 con la prescrizione del reato di disastro ambientale, “l’Eternit Bis – scrive Silvana Mossano – era iniziato nel 2015 come fascicolo unico in cui la procura di Torino aveva contestato all’imputato Schmidheiny l’omicidio doloso di centinaia di vittime di mesotelioma, causato dall’amianto, nei territori di Cavagnolo, Casale Monferrato, Bagnoli di Napoli e Rubiera dell’Emilia dove sorgevano stabilimenti Eternit. Le vittime sono sia ex lavoratori che cittadini (ammalati per esposizione ambientale alla fibra).

Il GUP di Torino, al termine dell’udienza preliminare [del 29 novembre 2019 Nda], aveva derubricato il reato da omicidio doloso a omicidio colposo. Come conseguenza, il fascicolo unico era stato «spacchettato», cioè diviso in 4 filoni: 1) quello per 2 morti di Cavagnolo in cui si è proceduto per omicidio colposo; 2) per 8 morti di Bagnoli, le cui carte processuali sono state inviate alla procura di Napoli (si è proceduto per omicidio doloso, poi riqualificato in colposo); 3) per i morti di Rubiera dell’Emilia (poi archiviato); 4) il filone più corposo per centinaia di morti a Casale Monferrato [392 vittime, giudizio in corso a Torino in Corte d’appello, Nda]”

“Il filone di Cavagnolo dell’Eternit Bis – precisa ancora Silvana Mossano – si era concluso in primo grado nel 2018 con la condanna dell’imputato a 4 anni di reclusione per la morte di due persone: Giulio Testore, ex dipendente della Saca Eternit di Cavagnolo, morto di asbestosi, e Rita Rondano, abitante in paese, morta nel 2012 per il cancro maligno mesotelioma”.

Nel processo d’Appello concluso nel 2023, invece, l’imprenditore era stato assolto per il caso di mesotelioma di Rita Rondano e condannato a solo più un anno e 8 mesi per il decesso di Giulio Testore.

Tuttavia, già nel mese di maggio 2024 la Suprema Corte aveva annullato con rinvio questa sentenza della Corte d’Appello di Torino.

Era stato quindi indetto e celebrato, un nuovo processo d’appello all’esito del quale, a dicembre 2024, era stata confermata la condanna. Tuttavia, non sembra questa la principale preoccupazione di una Corte di Cassazione che anziché aiutare anche i giudici a fare chiarezza sembra invece voler ulteriormente imbrigliare le carte dei processi e rimandare sine die lo scioglimento di ogni dubbio su come si possa e si debba perseguire la giustizia per le morti da amianto in Italia, mentre i termini della prescrizione incombono su ogni procedimento.

La Cassazione ha giudicato nuovamente insoddisfacenti le motivazioni delle sentenze di primo e secondo grado che complessivamente avevano condannato già tre volte il patron di Eternit. È nota la difficoltà di trasferire dal piano scientifico a quello giuridico i parametri probatori in una vicenda dove gli eventi dell’esposizione e quelli di insorgenza della malattia sono separati da periodi pluridecennali. Abbiamo appositamente curato una monografia, “Amianto e mesotelioma. Tutti innocenti?” (https://epiprev.it/pubblicazioni/amianto-e-mesotelioma-tutti-innocenti) edita da Epidemiologia & Prevenzione (I QUADERNI DI E&P E&P 2023, 47 (6) novembre-dicembre Suppl. 2 DOI: https://doi.org/10.19191/EP23.6.S2.058) interamente dedicata alla dimostrazione degli elementi scientifici che permettono di riconoscere le figure di garanzia e le loro responsabilità in termini di esposizione a sostanze nocive, al di là di ogni ragionevole dubbio. Tuttavia, non sembra questa la principale preoccupazione di una Corte di Cassazione che anziché aiutare anche i giudici a fare chiarezza sembra invece voler ulteriormente imbrigliare le carte dei processi e rimandare sine die lo scioglimento di ogni dubbio su come si possa e si debba perseguire la giustizia per le morti da amianto in Italia.

Il processo Eternit bis rappresenta una tappa cruciale nella lunga battaglia giudiziaria per ottenere giustizia per le sempre troppe vittime dell’amianto. Medicina Democratica, insieme ad AIEA e ad altre istituzioni e associazioni dalla parte delle vittime, continuerà a perseguire il riconoscimento delle responsabilità penali e il risarcimento dei danni subiti dalle comunità colpite.

Tutto ciò conferma quanto denunciamo da tempo e pubblicamente documentato e approfondito

FUMUS MALI IURIS : AMIANTO E INGIUSTIZIA UNA PUBBLICAZIONE DI MD, AIEA, CNA – Medicina DemocraticaMedicina Democratica

a cura di Enzo Ferrara

Comitato di Redazione di Medicina Democratica – Medicina Democratica Piemonte

 


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