Non salire su quella nave se hai a cuore il pianeta!

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Rilanciamo queste considerazioni più che condivisibili (anche se non crediamo proprio che ci siano molti “crocieristi” tra noi ….)

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Non salire su quella nave se hai a cuore il pianeta!

GIUSEPPE TATTARA 9 Aprile 2025

Il trasporto marittimo è responsabile di circa il tre per cento delle emissioni globali di gas serra. Senza efficaci misure di mitigazione, il trasporto marittimo potrebbe rappresentare il dieci per cento delle emissioni di anidride carbonica (CO2) entro il 2050. L’anidride carbonica è un gas inquinante che contribuisce al buco dell’ozono e all’effetto serra.

Le navi si sono tradizionalmente affidate all’olio combustibile pesante  per alimentare i loro motori, il che porta a gravi conseguenze sul clima, sull’ambiente e sulla salute. In questi ultimi anni la pressione dell’opinione pubblica ha sollecitato nuove norme internazionali sui combustibili e tutto ciò ha spinto le compagnie di navigazione ad annunciare una “transizione verde” in particolare per le navi da crociera dove il contatto con i passeggeri è immediato.

La campagna lanciata lo scorso anno dalla compagnia MSC, nel suo comparto crocieristico, chiamata “Per una maggiore bellezza” vuole essere un passo importante in questa direzione.

Sostenibilità – Il nostro Report Sostenibilità 2023 | MSC Crociere

La campagna incoraggia il pubblico a scoprire la bellezza della crociera in modo “più consapevole, con un profondo rispetto per l’oceano e il pianeta”. La bellezza, rappresentata da una seducente voce femminile, invita il pubblico a immergersi nelle destinazioni del mondo, nella natura e in meravigliose esperienze a bordo e a terra. La campagna è stata attivata in più di trenta Paesi e viene presentata  attraverso un mix di canali di marketing che includono TV, stampa, media digitali e social media. Creata in collaborazione con Dentsu Creative Italy, il filmato è stato girato dal regista australiano Kiku Ohe, conosciuto per la sua capacità di creare narrazioni visive avvincenti e coinvolgere il pubblico a patire dai comportamenti accattivanti dei suoi personaggi.

Punta di diamante di questa campagna sono le nuove navi della compagnia che usano come combustibile il gas naturale liquefatto (GNL). Nel “Rapporto sulla sostenibilità” (2003) che MSC pubblica ogni anno se ne parla come di una “tecnologia innovativa, rispettosa dell’ambiente, pulita e verde”,  che permetterebbe ai croceristi di raggiungere le loro destinazioni “rispettando gli oceani e il pianeta”.

Il  GNL è un combustibile fossile e  il suo impiego al posto di altri combustibili marini riduce le emissioni di ossidi di zolfo, di azoto e il particolato in modo significativo; tuttavia  una nave da crociera che utilizza il GNL emette complessivamente le stesse emissioni, o secondo alcuni ricercatori più emissioni,  di gas serra di una nave che usa i combustibili tradizionali a causa del fenomeno chiamato “fuoriuscita del metano”. Una parte del gas non viene bruciata nel processo di combustione, con conseguenti emissioni di metano nell’atmosfera e si tratta di un gas molto dannoso che contribuisce significativamente all’effetto serra e al cambiamento climatico. La fuoriuscita di metano sembra più rilevante a carichi bassi del motore, quando la nave si avvicina al porto o si allontana dal porto mentre è meno rilevante durante la normale navigazione. La combustione di GNL emette poi formaldeide, un composto organico volatile cancerogeno e molto dannoso alla salute anche a basse concentrazioni.

Quindi se da un lato il GNL nel trasporto marittimo porta benefici per quanto riguarda l’impatto sulla qualità dell’aria, dall’altro il suo utilizzo ha effetti gravi e negativi per il clima. Tanto è vero che Fossil Free Netherlands prima e l’ente britannico per controllo della pubblicità (SRC) poi hanno denunciato la compagnia per  “greenwashing”. Il greenwashing si riferisce appunto alla pratica di diffondere informazioni fuorvianti sostenendo che i prodotti dell’ azienda sono rispettosi dell’ambiente quando, in realtà, le sue pratiche commerciali non lo sono.

Nel dicembre dello scorso anno MSC Crociere ha accettato di rimuovere la pubblicità relativa al gas naturale liquefatto in seguito alla denuncia di SRC. Il pronunciamento dell’ente di controllo inglese si è fondato su due elementi: la pubblicizzazione dello GNL nel “Rapporto di sostenibilità” di MSC come “uno dei combustibili più puliti” che è stata giudicata falsa e fuorviante e l’affermazione che l’azienda si propone di azzerare le emissioni nocive al 2050 o in “un futuro non troppo lontano” che è stata giudicata estremamente ambigua.  In questo modo si crea l’illusione nei croceristi di essere attori positivi nel cammino che conduce a una maggiore sostenibilità, senza tuttavia che venga portato alcun dato di fatto a sostegno di tali generiche affermazioni.

La seconda considerazione che deve essere fatta in termini di sostenibilità in relazione alle crociere riguarda il turismo croceristico. MSC, come altre compagnie, vanta i suoi sforzi nel campo del turismo responsabile, come l’aiuto alle economie locali e la riduzione al minimo dei rifiuti di bordo. Tuttavia, la realtà appare molto diversa. Molte crociere portano un gran numero di turisti in piccole destinazioni, causando sovraffollamento e danni agli ecosistemi locali mentre i rifiuti delle navi da crociera sono molto elevati; fermandosi all’alimentare sappiamo che il trenta per cento delle derrate, in media, va a finire tra i rifiuti. Inoltre, i benefici economici per le comunità locali sono minimi, poiché la maggior parte delle spese dei turisti croceristi avviene sulla nave piuttosto che nella destinazione.

MSC nel suo “Rapporto sulla sostenibilità” riporta un’indagine CLIA secondo la quale ogni crocierista spende in media 750$ in una crociera di una settimana nei porti toccati dalla nave. Il “Rapporto” continua affermando una stretta collaborazione tra la compagnia e le associazioni turistiche e di trasporto locali. I passeggeri a bordo vengono muniti di informazioni e app per individuare i negozi consigliati (artigianato, tessili, gioielli…) per buoni affari e souvenirs…. e così facendo la compagnia sosterrebbe gli artigiani e gli artisti locali aiutandoli a raggiungere un mercato più ampio, una maggiore notorietà consentendo ai passeggeri “di acquistare autentici ricordi che “mantengano presente nel loro animo la cultura dei luoghi”. Ma la compagnia non dice ai croceristi che i negozi che vengono loro consigliati hanno pagato centinaia di dollari all’anno per essere inclusi in queste liste e spesso a questo si aggiunge una percentuale che i negozianti devono corrispondere alla compagnia di crociera sugli acquisti; a volte poi i negozi indicati sono gestiti direttamente dalla compagnia di crociera.

Ma a proposito di sostenibilità consideriamo l’ultima moda del settore delle crociere che consiste nell’acquisto da parte delle principali compagnie di un’isola. Dagli anni Novanta, le compagnie di crociera hanno investito in isole private che permettono di offrire ai passeggeri momenti di spiaggia esclusivi, che vengono presentati come una conveniente estensione dell’esperienza a bordo. Si tratta quasi sempre di isole nei Caraibi. Mentre le compagnie continuano a costruire nuove destinazioni esclusive e a migliorare le loro enclave insulari, la vacanza ai Caraibi prende vita anche a bordo dove questi paradisi tropicali vengono sapientemente presentati “per offrire ai nostri ospiti il più esclusivo dei sogni caraibici!”. MSC Crociere possiede Ocean Cay Marine Reserve, il più grande resort crocieristico privato del mondo, situato nelle splendide Bahamas occidentali. L’isola è accessibile solo agli ospiti di MSC Crociere, è costruita su un ex impianto di estrazione della sabbia di aragonite, che originariamente era stato progettato per essere trasformato in un terminale di importazione di GNL, è un’isola largamente artificiale di 95 acri, è dotata di diversi chilometri di spiaggia e di un molo in acque profonde per consentire l’attracco delle navi da crociera. MSC la ha acquistata dallo stato delle Bahamas con un contratto di affitto della durata di 99 anni e vi ha investito duecento milioni di $. Le Bahamas ospitano molte di queste isole: c’è l’isola Castaway Cay della Disney Cruise Line, la Great Stirrup Cay della Norwegian Cruise Line e la Coco Cay della Royal Caribbean.

Ovviamente in Ocean Cay non esistono relazioni con le comunità locali perché coloro che operano nell’isola sono impiegati dalla compagnia di crociera. Non esiste nemmeno uno dei requisiti per definire la vita nell’isola una forma di turismo sostenibile.

L’approccio promosso dall’Unesco al turismo sostenibile percorre strade completamente diverse. In primo luogo è fortemente partecipativo nel senso che cerca di coinvolgere tutti i portatori di interessi del sito di riferimento, in particolar modo la comunità locale che è chiamata a contribuire in maniera proattiva all’ elaborazione delle strategie turistiche rispettose della vulnerabilità del sito. La presenza di visitatori deve essere tale da non contribuire, ad esempio, ai danni ambientali e all’inquinamento. Si auspica un piano turistico operativo frutto di una continua interazione tra i vari attori locali, creando, così, nuove opportunità per questi ultimi.

Si chiede che le informazioni siano semplici e chiare, tali da stimolare l’apprendimento del singolo visitatore e spingerlo a farvi ritorno autonomamente, sempre coinvolgendo la comunità locale, cosa che ovviamente non si può fare a Ocean Cay.

I trasporti, gli alloggi e la ristorazione devono essere oggetto di progetti di sviluppo strategicamente orientati al fine di non compromettere l’eccezionale valore universale del sito e, al contempo, di apportare dei benefici concreti, come nel caso di una localizzazione delle infrastrutture che possa essere vantaggiosa per le imprese locali. I piani di sviluppo dovranno tenere in debito conto da quali prodotti dipende il benessere della comunità. E infine vanno monitorati i comportamenti e i movimenti del visitatore il relativo impatto sul sito. Il flusso dei turisti, infatti, può compromettere il valore e le caratteristiche del sito culturale e naturale, nonché la qualità dell’esperienza della visita.

Il “Rapporto sulla sostenibilità” e la campagna di appoggio “Per una maggiore bellezza” di MSC tendono a guadagnare consensi alla compagnia e migliorare l’immagine del marchio presso i consumatori attenti all’ambiente, ma le pratiche seguite dall’azienda raccontano una storia ben diversa.

Non salite su quella nave se avete a cuore il pianeta!