La retorica del San Gottardo nasconde i crimini contro i lavoratori

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I toni trionfalistici con cui è stata salutata l’inaugurazione del Tunnel del San Gottardo alla presenza tra gli altri di Matteo Renzi, che è andato di persona a complimentarsi con le autorità svizzere, hanno fatto dimenticare il prezzo pagato alla costruzione dell’opera: 11 morti sul lavoro (uno ogni 5 Km circa, considerando i 57 Km di lunghezza dell’opera).

Uno di quegli 11 morti è il nostro amico e compagno Pietro Mirabelli che noi di Medicina Democratica avemmo modo di conoscere nei primi anni 2000 ai tempi della costruzione della Tav Bologna-Firenze. Pietro, minatore calabrese, con un alto livello di coscienza di classe, si era battuto in quegli anni in difesa dei diritti e della dignità dei lavoratori impegnati in quell’opera di 78 Km di cui 73 in galleria.Pietro si battè in particolare contro il turno a ciclo continuo, particolarmente gravoso per i lavoratori. Fu proprio grazie alla lotta di Pietro e dei suoi compagni, appoggiati da Medicina Democratica e dall’associazione ambientalista  IDRA, oltre che da un gruppo di ricercatori dell’Università di Firenze e grazie all’azione di controllo asfissiante del Servizio di Prevenzione della ASL di Firenze che si riuscì a limitare il numero di incidenti mortali ( 5 complessivi, uno ogni 15 Km).

Ma finita la BO-FI Pietro non riuscì più a trovare lavoro in Italia: nessuno voleva assumerlo, non perché non fosse un buon minatore, ma perché era ostinatamente dalla parte dei lavoratori.

Andò così a lavorare nella primavera 2010 al Tunnel del San Gottardo in Svizzera con la ditta Condotte ove trovò la morte il 22 settembre di quello stesso anno in un infortunio sul lavoro la cui responsabilità era non solo della ditta appaltante ma anche dell’assoluta assenza di controlli da parte delle autorità svizzere all’uopo preposte.

Dopo oltre 5 anni un mese fa c’è stata la conclusione delle indagini da parte della Magistratura Elvetica: ma incredibilmente sono stati rinviati a giudizio l’ingegnere responsabile della sicurezza, un capo operaio responsabile della squadra presso cui lavorava Pietro e l’operaio, non formato alla sicurezza sul lavoro, che compì la maldestra operazione che provocò il distacco del masso che uccise Pietro Mirabelli.

Fuori dal processo rimangono i veri responsabili: il datore di lavoro e i dirigenti di Condotte, azienda in passato coinvolta in un processo per contiguità alla ‘ndrangheta, e la committenza svizzera il Consorzio AlpTransit che ha preteso tempi e ritmi di lavoro insostenibili. Il rispetto dei tempi di conclusione dell’opera valgono bene un po’ di morti operaie.

Tutto questo il nostro Presidente del Consiglio non  sa o, meglio, non vuole sapere.

Gino Carpentiero e Gianluca Garetti per la Sezione Pietro Mirabelli di Medicina Democratica Firenze

 

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