Il filone bresciano del processo Stamina : non è questa la “libertà di cura”

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COMUNICATO STAMPA: 29 MAGGIO 2017 PROCESSO STAMINA – FILONE di BRESCIA

Si è concluso in primo grado davanti al tribunale di Torino il cd filone di Brescia del processo “Stamina” che, nel procedimento principale, contro Vannoni e altri, si era concluso il 18 marzo dello scorso anno con un patteggiamento.

Medicina Democratica, difesa dall’avv. Sergio Bonetto del Foro di Torino, parte civile nel processo, ha ascoltato la lettura del dispositivo della sentenza da parte del presidente del Tribunale, dott.ssa Diamante Minucci (Pubblico Ministero:  dott. Alessandro Aghemo). I 4 imputati Fulvio Porta, Arnalda Lanfranchi, Ermanna Derelli,   Carmen Terraroli  degli Spedali Civili di Brescia sono stati condannati a 2 anni per somministrazione di farmaci pericolosi mentre per tutte le altre imputazioni sono stati assolti.

Questa parziale assoluzione è dovuta alla considerazione del contenuto di alcune ordinanze di  giudici che avevano imposto di proseguire le indebite terapie proposte dal Vannoni, nonché dal decreto  del ministro Balduzzi (25/03/2013) che  aveva permesso di continuare nell’errore, di fronte al dolore dei malati, di considerare la “terapia Vannoni”, senza alcun fondamento scientifico, come una forma di “libertà di cura” attribuendogli una qualche efficacia .

La condanna va infatti oltre i singoli imputati,   mette in causa chi ha contribuito in modo diretto o indiretto a sostenere terapie false o impossibili basate sulla capacità di manipolazione di chi le ha proposte. Infatti, pur al di fuori delle condanne, nemmeno gli Spedali Civili di Brescia e la Regione Lombardia ne escono bene.

L’idea che la medicina, per i grandi progressi che ha fatto, sia in grado di risolvere in modo efficace qualsiasi forma di disagio e di malattia, in questo, come in altri casi, si è rivelata falsa. Oggi sono  considerati di secondo ordine temi e concetti quali la prevenzione e la partecipazione; il sistema sanitario nazionale ne subisce i contraccolpi. Non bastano le nuove tecnologie o i nuovi farmaci a far fronte alle più gravi patologie. Non basta pagare, anche tanto, per avere risposte adeguate. Occorre invece arrestare l’ondata di privatizzazione del servizio sanitario nazionale che colpisce la parte più debole della popolazione mettendo in discussione il diritto alla salute costituzionalmente garantito.

Fulvio Aurora

 

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