Petizione contro l’utilizzo di rifiuti nei cementifici, la Commissione petizioni UE si attiva

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Ieri, 18 giugno, è stata presentata alla Commissione Petizioni della UE, presso il Parlamento Europeo, la petizione contro l’utilizzo di rifiuti (CSS) nei cementifici e contro la scelta unilaterale dell’Italia di considerare il CSS come un combustibile “non più rifiuto” (end of waste).
Le conclusioni sono sintetizzate dal primo presentatore (Attilio Agazzi) qui sotto :

Oggi, con la discussione della petizione, sono stati raggiunti due risultati importanti:

1-La presidente della commissione ha dichiarato che scriveranno una lettera alle istituzioni Italiane, chiedendo di prestare attenzione alle diffuse preoccupazioni che questa vicenda sta creando nei cittadini.

2-La Petizione resterà aperta, con possibilità di approfondire il tema mediante studi e casi futuri, che potranno supportate ulteriormente le nostre ragioni.

Quindi, con oggi, non si chiude nulla: si aprono invece nuove possibilità per approfondire il tema e riproporlo all’attenzione della Commissione Petizioni quando avremo dati e studi capaci di incidere maggiormente sull’immobilismo decisionale della Commissione Europea.

Teniamo alta l’attenzione e facciamo girare ogni informazione che può essere utile, saranno tutti tasselli per un futuro approfondimento.

Voglio quindi ringraziare quanti hanno contribuito alla buona riuscita della petizione partendo dalla nascita dell’idea iniziale, dai tanti contributi al testo ed alla diffusione su tutti i canali, fino all’adesione con le firme pervenute da tutta Italia ed al supporto organizzativo interno alla commissione, arrivando così alla condivisione dell’evento in ogni sua fase per dare la giusta visibilità.

Non posso citare ora tutti con il rischio di scordare qualcuno, ma ringrazio soprattutto Marco Caldiroli di Medicina Democratica che ha professionalmente contribuito al testo e ci ha fisicamente accompagnati e supportati a Bruxelles.

Probabilmente approfondiremo con un articolo sul nostro blog: comitatolna.blogspot.com

Speriamo che il futuro ci riservi un percorso positivo.

Riportiamo sotto gli interventi di Agazzi (Comitato di Calusco d’Adda) e del Presidente di Medicina Democratica che hanno presentato la petizione alla commissione.

Il testo della petizione è qui.

00-Testo Petizione Europea – Def

Petizione n. 0813/2017
Possibile violazione della normativa EOW nella classificazione del CSS-C

Intervento di Attilio Agazzi
Buongiorno a tutti, e grazie per la possibilità di intervento.

Il tema dell’incenerimento dei rifiuti è molto sentito in Italia e riguarda anche il CSS che, solo in Italia, viene classificato “combustibile” ma non è altro che rifiuto indifferenziato selezionato meccanicamente.

Molte sono le evidenze preoccupanti per quanti vivono in prossimità di impianti incenerimento e coincenerimento:

1-In Emilia Romagna, da anni, il Moniter registra incidenze sulla salute dei cittadini residenti in prossimità di un inceneritori, evidenziando incrementi di tumori al pancreas, fegato, polmone, colon, ovaie e infine dei linfomi di Hodgkin in entrambi i sessi

2-A Torino, dopo l’accensione dell’inceneritore del Gerbido, un impianto autorizzato con limiti BEN PIU’ BASSI che non quelli riservati a cementifici a cui il CSS è dedicato, le analisi sulle unghie dei bambini hanno rilevato valori di +200% di alluminio, +1000% di arsenico, +50% di cromo, +100% di vanadio e non solo.

3-Da tempo, per chi vive nella Pianura Padana, la qualità dell’aria è un PROBLEMA REALE: gli ultimi dati dell’Agenzia Europea dell’Ambiente (Report 13/2017) riportano una stima già in precedenza citata dal WHO, e in Italia circa 80.000 morti premature sono attribuibili all’inquinamento dell’aria.

Con l’estensione dell’utilizzo di questo nuovo combustibile le attuali situazioni ambientali ed i riflessi sulla salute saranno ancora peggiori.

Siamo di fronte ad una situazione particolarmente pericolosa per quanti subiscono quotidianamente gli effetti di un’aria fortemente inquinata, sempre più influenzata dal coincenerimento di migliaia di tonnellate di rifiuti al giorno (solo in Lombardia di 2.800.000 ton./anno, metà dell’Italia intera).
Inoltre, in Italia, i cementifici nascono sempre vicino o all’interno di in centri abitati: per esempio le ricadute del cementificio di Calusco d’Adda coinvolgono direttamente circa 20.000 cittadini rappresentando così un reale rischio per la salute dei residenti.

Esiste anche un palese conflitto tra l’esistenza del CSS e la nuovissima regolamentazione Europea sulle plastiche: infatti la parte di rifiuto più “efficiente come combustibile” è proprio la parte plastica che, invece di essere recuperata in materia, viene lasciata nel CSS e venduta come combustibile.

Sono numerosi gli studi su questi rischi con risultati chiari :
-A Fanna e Maniago uno studio su un gruppo di polli allevati allo scopo, svolto da un ente qualificato, ha rilevato presenza di PCB ben oltre il limite di commestibilità.
-A Monselice è stato vietato passeggiare sui sentieri del Monte Ricco e, di recente, si valuta di spostare le scuole elementari Cini e Tortorini per via dell’alto inquinamento del terreno.
-Diversi comuni in Abruzzo hanno ufficialmente diffidato la Regione ad autorizzare l’utilizzo di CSS nel cementificio prima che siano effettuati “maggiori controlli riguardanti l’impatto sanitario ed ambientale”.

Cresce quindi la consapevolezza che i grandi impianti di combustione sono da evitare gli studi che affermano che inquinare entro i limiti di legge non tutela la salute sono numerosi: dal prestigioso Progetto ESCAPE (European Study of Cohorts for Air Pollution Effects) finanziato dalla stessa Comunità europea, al recente progetto triennale europeo “Mapec Life-Monitoring air pollution effects on children for supporting public health policy”, cui contribuisce anche l’Università di Pisa, che riguarda cinque città italiane: Pisa, Brescia, Lecce, Perugia e Torino.

Tutto questo per dire che, in molti contesti già fortemente compromessi dal punto di vista ambientale, introdurre un nuovo “combustibile” derivante dai rifiuti, che peggiorerà la situazione, è un passo ASSOLUTAMENTE da evitare.

Intervento di Marco Caldiroli

I cementifici sono impianti ad elevato impatto ambientale ed oggetto della normativa sulla riduzione e prevenzione integrata dell’inquinamento e recentemente di quella sulle emissioni industriali. L’obiettivo è quello della riduzione degli impatti a partire dalla attuazione delle migliori tecnologie disponibili.
Infatti, diversi studi epidemiologici hanno evidenziato eccessi di malattie cardiocircolatorie e respiratorie per le popolazioni esposte.
I cementifici sono considerati idonei a bruciare i combustibili fossili con più alto tenore di zolfo (carbone, petcoke) e sono stati proposti ed utilizzati per smaltire rifiuti problematici (pcb, amianto, solventi).
I cementieri italiani hanno per anni sostenuto che solo con l’utilizzo di combustibili alternativi (rifiuti) si potesse ottenere una riduzione delle emissioni in particolare degli ossidi di azoto e degli ossidi di zolfo.
Hanno ottenuto che l’Italia, unico tra i paesi della Unione Europea, approvasse una norma che riconosce lo stato di EOW per il combustibile solido secondario (combustibile derivato dai rifiuti). L’associazione dei cementieri europei si è sempre dichiarata contraria a queste proposte.
Sappiamo bene che l’utilizzo di rifiuti nei cementifici è pratica diffusa da tempo, in particolare in Germania come pure è stata oggetto di sentenze della Corte di Giustizia nel 2007 e 2008, in ogni caso vengono utilizzati come rifiuti nel rispetto delle norme corrispondenti.
La norma italiana fa uscire questi combustibili dalle norme sui rifiuti e ha causato una semplificazione delle procedure autorizzative : spesso si evita la valutazione di impatto ambientale e la procedura di modifica sostanziale della autorizzazione vigente, escludendo le popolazioni esposte dalla partecipazione ai processi decisionali.
La decisione UE sulle migliori tecnologie disponibili nel comparto del cemento (2013) ha confermato che è possibile ridurre le emissioni (ossidi di azoto) qualunque combustibile sia utilizzato, con interventi tecnici e sui sistemi di trattamento delle emissioni.
Oggi i cementieri italiani sostengono che l’utilizzo di rifiuti o EOW come combustibili non determina il superamento dei limiti e non incrementa in modo significativo le emissioni.
Queste affermazioni si basano su studi sovvenzionati e svolti per conto degli stessi cementieri e basati su dati dei sistemi di misurazione delle emissioni di numerosi impianti con l’effetto di nascondere incrementi delle emissioni (in particolare per metalli pesanti) verificati presso singoli impianti. Solo studi approfonditi sul singolo impianto possono dare risposte affidabili.
La riduzione negli ultimi anni delle emissioni nel comparto rende meno visibili incrementi dovuti alla composizione dei combustibili in caso di variazioni del combustibili : è il rinnovo tecnologico degli impianti ed in particolare la introduzione di sistemi di precalcinazione che hanno ridotto consumi energetici ed emissioni.
Non va dimenticato che il rispetto dei limiti è sempre stato considerato dalle direttive europee come una condizione necessaria ma non sufficiente per garantire un elevato livello di protezione per l’ambiente e le popolazioni. Il rispetto dei limiti non attua il principio di precauzione.
La norma italiana va contro le indicazioni delle UE per l’utilizzo di rifiuti come combustibili, anche in quanto non considera la presenza di metalli pesanti nel combustibile rifiuto come decisiva per definire il prodotto come conforme alle norme EOW.
Risulta inoltre in contrasto con le priorità poste nella gestione dei rifiuti e negli obiettivi inerenti l’economia circolare in quanto favorisce il mercato dei rifiuti anziché il loro riciclo, il vero motivo che spinge le aziende ad utilizzarli è il minor costo rispetto ai combustibili tradizionali, ma il costo è minore perché le materie prime che compongono i rifiuti combustibili hanno un valore negativo sul mercato : gli impianti di trattamento e produzione dei rifiuti combustili vengono pagati dai fornitori per ritirare i rifiuti, ciò determina un basso costo dei rifiuti in uscita.
Da ultimo si segnala che il cemento prodotto in questo modo contiene maggiori quantità di metalli pesanti, questo potrà determinare problemi a medio e lungo termine. In ogni caso risulta non condivisibile il mantenimento dell’esenzione per clinker e cemento dagli obblighi del regolamento sulle sostanze chimiche (REACH) in quanto tale esenzione si fonda sul presupposto che il cemento sia costituito quasi esclusivamente da materie naturali, l’incremento nell’utilizzo di rifiuti sia per la preparazione della farina cruda (anche scorie da incenerimento) e di combustibili da rifiuti è tale da mettere in discussione tale condizione. Richiediamo pertanto che l’Agenzia Europea per la chimica (ECHA) rivaluti tali situazione
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