INFORTUNI STRADALI : UN ASPETTO MORTALE DEL LAVORO SOTTOVALUTATO

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Lo scontro tra il mezzo che trasportava GPL a Bologna e lo scontro che ha ucciso 12 migranti a San Severo sono accumunati dall’essere tipologie di infortuni “bistrattate”, il primo è sicuramente un infortunio stradale e il secondo potrebbe anche venir “derubricato” in infortunio in itinere (cogliendo il fatto che il gruppo di lavoratori stava viaggiando dal luogo di lavoro alla “residenza”).
Degli infortuni denunciati nel 2017 (dati ufficiali INAIL) sul totale di 635.433 gli infortuni stradali (con mezzo di trasporto) sono stati 18.172 e quelli in itinere 95.849 casi.
Tra gli infortuni mortali (totale 2017 secondo INAIL pari a 1.029) i casi di infortuni mortali stradali sono stati 189, quelli mortali in itinere 283.
Ovviamente il settore immagazzinaggio/logistica è quello con la maggior frequenza di accadimento di infortuni stradali (10.748 casi denunciati di cui 54 mortali nel 2017).

Per non dimenticare il fronte delle malattie professionali connesse con la guida (in incremento nel settore logistica/magazzinaggio : i casi denunciati nel 2017 sono circa 2.600 di cui il 60 % nel settore del trasporto terrestre, la malattia principale sono i disturbi muscoloscheletrici).

Da sempre, in particolare Confindustria, si tende a considerare tali tipologie di infortuni come di second’ordine in quanto non avvenuti nell’ambito di un processo produttivo definito, in qualche modo si vuole espungerli dai totali, richiamando, più o meno esplicitamente, una predominanza dell’elemento soggettivo (azione dell’infortunato per perdita di controllo del mezzo o situazioni simili) rispetto a quello oggettivo e in qualche modo addebitali al datore di lavoro (macchine o luoghi di lavoro non conformi, omissioni, ecc).
In realtà si tratta di infortuni che hanno sempre a che fare, direttamente o indirettamente, con l’organizzazione del lavoro e, in molte occasioni, con le caratteristiche dei mezzi in utilizzo (manutenzione, obsolescenza, sovrasfruttamento) cui si aggiunge lo stato (spesso penoso) delle infrastrutture e l’incremento del trasporto su gomma delle merci.

Emerge che la prevenzione e la riduzione della gravità di tali infortuni è composta da un mix tra i mezzi (sicurezza passiva – caratteristiche e manutenzione dei veicoli – e attiva – ausili alla guida) unitamente al rispetto dell’uomo (lavoratori fisicamente idonei, riposati, preparati, riduzione dello stress lavoro-correlato).
Dalle notizie stampa risulta che il guidatore della cisterna di GPL che, tamponando il mezzo fermo carico di diluente, era un lavoratore con queste caratteristiche, in quel caso un ausilio alla guida avrebbe ridotto la probabilità di un incidente in quelle condizioni, viceversa, risulta evidente che lo stato dei lavoratori morti a San Severo era esattamente il contrario – sfiancati da una giornata di duro lavoro – come pure il mezzo utilizzato era tutt’altro che idoneo.
Nella tragedia è sicuramente positivo che il tutto non sia stato derubricato come un “banale” incidente stradale tra due mezzi ma siano stati indagati i “datori di lavoro” dei migranti : è fondamentale non fermarsi all’evento in sé ma considerare il contesto in cui un infortunio stradale avviene per non lasciare che sia solo un dato statistico (quando l’infortunio viene denunciato) nei documenti INAIL.

Marco Caldiroli

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