Riceviamo da Pisa da Beatrice Bardelli e pubblichiamo (v. anche https://www.pressenza.com/it/2018/08/pisa-nomina-un-responsabile-di-stalking-assessore-alla-cultura-la-citta-si-indigna-e-le-donne-si-mobilitano/)
A Pisa, unica città d’Italia con tre poli d’eccellenza culturale (Università, Scuola Normale Superiore, Scuola Superiore S. Anna), chi rappresenta istituzionalmente la cultura è un uomo, per così dire, fuori dal comune. Andrea Buscemi, attore e nuovo assessore alla Cultura del Comune di Pisa a guida Lega, è stato riconosciuto responsabile di stalking ovvero di atti persecutori, reiterati per anni nei confronti della sua ex compagna, dalla sentenza della Corte d’Appello di Firenze del 30 maggio 2017. Una sentenza che ha reso giustizia alla vittima ed ha premiato sia la determinazione della Casa della Donna di Pisa che ha sostenuto, fin dall’inizio, Patrizia Pagliarone, sia la risolutezza del Pubblico Ministero, Aldo Mantovani (Tribunale di Pisa) che si è opposto alla prima sentenza di assoluzione, emessa dal Tribunale di Pisa nel gennaio 2016, per “erronea valutazione delle risultanze processuali e conseguente omessa condanna dell’imputato Andrea Buscemi dai reati a lui ascritti”.
Sì, perché in un’Italia che considera ancora oggi la donna vittima di violenze “causa del suo mal”, quella sentenza di assoluzione si era basata “sul convincimento della mancanza di prova dell’evento materiale e/o psicologico del reato di atti persecutori, in quanto la persona offesa, nonostante le condotte oggettivamente vessatorie poste in essere dall’imputato ai suoi danni, non interrompeva la relazione”. Nonostante l’incredibile assoluzione finale, quella prima sentenza riconosceva tuttavia l’oggettiva veridicità dei fatti denunciati dalla vittima del Buscemi. È stata la Corte di Appello di Firenze a riconoscere in toto l’accusa di stalking contro Andrea Buscemi in base articolo 612-bis del Codice penale (“Atti persecutori”). Tra i fatti provati e documentati durante il dibattimento processuale sono state citate le violenze fisiche (la picchiava, la rinchiudeva in casa, ecc.), le minacce a voce o telefoniche (oltre 3.000 sms di offese pesanti come “troia, puttana, vomito di cane, merda inutile”), i pedinamenti, gli inseguimenti anche affidati a terzi, gli appostamenti sotto casa. Nonostante tutto questo, il sindaco leghista Michele Conti ha deciso di affidare a Buscemi l’incarico di rappresentare la città di Galileo come assessore alla cultura. All’indomani della sua nomina una parte della città si è indignata ed ha reagito.
La Casa della Donna, sostenendo una petizione lanciata su Change.org da una libera cittadina, Elisabetta Vanni, che richiede (in italiano e in inglese) le immediate dimissioni di Buscemi (https://chn.ge/2NZsJDt) e che oggi ha già superato le 42.000 firme. “Diritti in Comune”, forza politica di opposizione che rappresenta la coalizione Una Città in Comune, Rifondazione Comunista, Possibile, presentando una mozione di sfiducia nei confronti del neoassessore. Voci rimaste inascoltate. Come inascoltate sono rimaste le richieste al sindaco Conti di valutare l’opportunità della nomina di Buscemi da parte di due autorevoli esponenti del governo e del centrodestra. Due donne: l’avvocato Giulia Bongiorno, attuale Ministro per la Pubblica Amministrazione (quota Lega), che nel 2007 ha dato vita alla Fondazione ONLUS “Doppia Difesa”, che offre sostegno alle donne vittime di violenze e abusi, e la parlamentare Mara Carfagna, attuale vicepresidente della Camera dei deputati (quota Forza Italia), promotrice della legge che, nel febbraio 2009, ha istituito il reato di stalking. In Consiglio comunale, la mozione di sfiducia è stata platealmente bocciata dalla maggioranza di destra in un’atmosfera da caccia alle streghe e con dichiarazioni a dir poco scandalose. Perché quei consiglieri, riconfermando la fiducia a Buscemi, hanno spudoratamente dichiarato di non avere letto né la sentenza finale né i documenti fatti pervenire, a ciascuno di loro, dalla Casa della Donna. Incredibile è stata, inoltre, la dichiarazione di un consigliere, avvocato di professione, che ha sostenuto in aula che per lui Buscemi “non è colpevole”. Certo, senza avere letto i documenti e affidandosi soltanto alla granitica e spudorata autodifesa di Buscemi, sarebbe difficile per chiunque pensare che non sia vero quello che Buscemi ha dichiarato pubblicamente, trasformandosi da stalker a stalkizzato. Ovvero, che è tutta “un’invenzione della Casa della Donna” che “intrisa com’è di pregiudizi sessisti, è del tutto incapace di discernere le accuse reali dalle accuse false” (Grazia, n. 33 del 2 agosto). Oppure che “la Casa della Donna ha sviluppato una campagna d’odio come fecero i nazisti con gli ebrei. Spero che la mia querela per stalking possa fermarle, sono persone pericolose” (il manifesto del 18 luglio). Per inciso, la suddetta querela non è mai arrivata alla Casa della Donna. Tuttavia, ad oggi, Buscemi rimane in carica. “Ma rimane anche responsabile di stalking – hanno commentato alla Casa della Donna –.
I suoi sostenitori dicono che ha la fedina penale pulita. È vero. L’assessore Buscemi ha evitato, infatti, la condanna penale ed il carcere per due motivi di carattere esclusivamente legislativo. Perché parte dei fatti denunciati dalla vittima nel dicembre 2009 non costituiscono reato in quanto antecedenti all’entrata in vigore della legge che definisce lo stalking come reato penale (D. L. n. 11 del 23 febbraio 2009) ed inoltre perché il reato previsto dall’art. 612-bis c.p. è caduto in prescrizione dopo 7 anni e mezzo dalla prima denuncia. Nonostante la prescrizione, tuttavia, la Corte di Appello di Firenze ha riconosciuto la condotta lesiva di Buscemi nei confronti della sua ex compagna perché accertata e documentata da atti ufficiali e testimonianze giurate e lo ha condannato «al risarcimento dei danni a favore della parte civile da liquidarsi in separata sede» ed a risarcire le spese processuali della sua vittima”. Ma Buscemi continua a ripetere ai quattro venti che ha fatto ricorso in Cassazione per affermare pienamente la sua innocenza. “Buscemi evita accuratamente di dire che la Corte di Appello di Firenze ha emesso la sentenza sulla base di fatti costitutivi del reato, provati e documentati, e che la Cassazione – precisano alla Casa della Donna – non potrà mai intervenire dicendo che quei fatti non sono mai accaduti. Se Buscemi voleva affermare la propria innocenza perché non ha rinunciato alla prescrizione?”.
La battaglia intrapresa dalla Casa della Donna ha già fatto centinaia di proseliti, donne e uomini, che si presentano puntualmente ai presidi che vengono organizzati davanti al Comune nei giorni del Consiglio comunale. Il prossimo appuntamento è per il 4 settembre. Quello stesso giorno una delegazione della Casa della Donna si presenterà a Bruxelles davanti alla Commissione Pari opportunità e Diritti delle donne del Parlamento europeo per denunciare il “caso Buscemi” e chiedere l’intervento dell’Europa sullo stesso. “Non è ammissibile – sostengono alla Casa della Donna di Pisa – che in un paese europeo come l’Italia che ha ratificato nel 2013 la Convenzione di Istanbul del Consiglio d’Europa sulla prevenzione e la lotta contro la violenza sulle donne, possa ricoprire un ruolo istituzionale, garantito dalla Costituzione, un uomo riconosciuto responsabile di maltrattamenti fisici e psicologici e di minacce contro le donne. È un precedente di estrema gravità che non può essere ammesso in un paese civile. Per questo chiediamo a tutte e tutti di continuare a firmare la nostra petizione online. E di sostenerci fino alla vittoria”.
Beatrice Bardelli