L’AMIANTO IN BASILICATA – DOCUMENTO DI AIEA E MEDICINA DEMOCRATICA

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Riceviamo e mettiamo a disposizione di tutti gli interessati.

20180831-AIEA VBA n.17_l’amianto in basilicata

Di seguito riporto uno stralcio del documento:

L’amianto o asbesto, è un minerale naturale fibroso appartenente alla classe dei silicati (esistono oltre 400 specie di silicati) e alle serie mineralogiche denominate serpentino e anfiboli.

Sei delle 400 specie di silicati sono comunemente definite amianto: il Crisotilo della serie serpentino veniva estratto e lavorato prevalentemente a Balangero (Piemonte), cava più grande d’Europa; la Crocidolite, l’Amosite, la Tremolite, l’Anofillite e l’Actinolite appartengono alla serie anfibolo. Il crisotilo, la crocidolite e l’amosite sono stati un tempo maggiormente utilizzati in edilizia come componenti dell’impasto con cemento per uso civile (75%) e nella produzione di manufatti per uso industriale (25%).

Nella area del Pollino in Basilicata affiorano le così dette “Pietre verdi” composte da Tremolite che per friabilità liberano fibre che possono provocare patologie asbesto-correlate e contaminare le acque dei fiumi.

L’inquinamento derivante dalla suddetta friabilità è causa di decessi (mesotelioma maligno) tra la cittadinanza dell’area del Pollino come documentato dal RENAM COR e da indagini epidemiologiche regionali (DGR. N. 1522/02 e n. 349/03).

La Regione Basilicata si è dotata di una rappresentazione cartografica della distribuzione delle sorgenti naturali di amianto monitorando il territorio di S. Severino, Castelluccio Superiore, Viggianello, Episcopia, Lauria, Chiaromonte e Terranova del Pollino.

Queste indagini svolte in attuazione della legge nazionale 23.03.2001 e del D.M. n. 101 del 23.03.2003 hanno permesso di finanziare n. 6 progetti di bonifica per la messa in sicurezza del territorio risultante a rischio.

Successivamente la Regione ha emanato linee guida per le eventuali attività che interessano il territorio a rischio amianto (DGR n. 867 del 10.06.2008, DGR n. 1659 del 22.10.2008, DGR 2118 del 23.12.2010, DGR n. 1743 del 29.11.2011).

Ci siamo soffermati su queste note, per evidenziare che gli studi approfonditi effettuati per l’amianto naturale previsti dal Piano Regionale (LR n. 6 il 02/02/2001), sono in contrapposizione con i dati quali-quantitativi incompleti (400.000 mq pari a circa 8.000 mc) dell’amianto presente nelle coperture, nelle controsoffittature, nei pannelli etc, escluse le tubazioni delle acque.

Il Piano regionale di gestione dei rifiuti (PRGR- gennaio 2016) elaborato dalla Società s.r.l. TERRARIA – Mandante riporta nella VI parte la relazione di Piano Amianto.

Nel paragrafo 2. Metodologia Aggiornamento Piano viene precisato: “.. ai fini dell’individuazione dell’amianto totale presente sul territorio, risulta fondamentale fornire un criterio per stimare la superficie totale delle coperture di cemento-amianto nell’intera regione”.

Poiché i dati a disposizione non erano ritenuti reali, si stabilì di stimare la superficie da bonificare utilizzando i dati rivenienti da altri Piani amianto regionali già approvati. Fu presa a riferimento la provincia di Oristano che presentava una elevata similarità con la Regione Basilicata sia per quanto riguarda il territorio che dalla tipologia e dal numero degli edifici.

Contrariamente a quanto detto in precedenza, la quantità di amianto e di cemento-amianto stimato è risultato circa 5.7171.573 mq pari a 72.956 tons; che al netto della quantità di amianto ufficialmente rimossa risulterebbero presenti nel territorio regionale circa 60.019 tons equivalenti a 4.701.698 mq di superficie.

Al paragrafo 5.1 della stessa relazione di piano si evidenzia che in Basilicata dal 2010 al 2014 si è bonificato mediamente 725 t/anno pertanto occorreranno 83 anni per la completa bonifica (stime da rivedere a seguito di caratterizzazioni più dettagliate con telerilevamento MIVIS).

Fissato in 20 anni l’obiettivo di rimozione totale dell’amianto si ritiene necessaria l’assegnazione di specifici e costanti incentivi per raggiungere tale obiettivo, nonché bonificare 3.000 tons/anno per la rimozione totale dell’amianto.

La Regione Basilicata aveva previsto l’istituzione di un fondo di 300.000 euro per la rimozione di piccoli quantitativi di amianto ed incentivare la bonifica. Tenendo presente che la LR è la n. 42 del 2015 ad oggi non è stato emanato alcun decreto attuativo.

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Riteniamo necessario che:

– la Regione Basilicata incontri le istituzioni territoriali e le associazioni interessate per discutere il PIANO REGIONALE AMIANTO (PRA), datato gennaio 2016, ma divulgato soltanto recentemente senza coinvolgere neanche il RENAM COR;

– venga istituita la Conferenza Regionale Amianto;
– venga realizzata una mappa territoriale per censire la reale presenza di amianto sia in ambiente pubblico che privato con telerilevamento MIVIS, coinvolgendo tutte le autorità comunali per il censimento di amianto presente internamente ai fabbricati;
– si diffonda una maggiore percezione del rischio amianto con progetti di informazione e l’apertura di appositi Sportelli Informativi Amianto;
– vengano approvati i decreti attuativi previsti dalla L.R. 42/2015 – erogazione contributi;
– si estenda la sorveglianza sanitaria ai familiari degli ex lavoratori dipendenti della ex Materit e a tutti coloro che vivono e lavorano nei pressi e all’interno dell’area SIN;
– si potenzi il C.O.R. del Re.Na.M e in applicazione della Dir. UE 2009 venga istituito il Registro di tutte le malattie asbesto correlate, non solo per i mesoteliomi maligni. Venga pubblicato un report scientifico dei risultati rivenienti dalla “Sorveglianza Sanitaria Regionale” perché la coorte dei lavoratori ex esposti di Matera è la più numerosa in Italia ed essa potrebbe essere indicativa sul territorio nazionale;
– si finanzi il progetto BasimiRNA riguardante l’impiego di MicroRNA nel follow up delle lesioni polmonari TAC low-dose documentati in soggetti ex esposti professionalmente ad amianto;
– si esigano dalle Società responsabili dell’inquinamento acquifero ed atmosferico risorse per finanziare studi epidemiologici nelle aree delle attuali estrazioni minerarie che interessino i lavoratori diretti e la popolazione coinvolta;
– si esiga dall’ENI risorse per finanziare la Sorveglianza Sanitaria, responsabile in vigilando delle patologie oncologiche e non che stanno ancora emergendo o degenerando tra i lavoratori ed i loro familiari.
– si imponga ad ogni singolo Comune la redazione e la pubblicazione del Referto Epidemiologico Comunale (REC).