CHI LA DURA LA VINCE, DOPO 19 ANNI RICONOSCIUTO UN INFORTUNIO SUL LAVORO “TAV”

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Roma, 19 settembre 2019
COMUNICATO STAMPA

19 anni per veder riconosciuto un infortunio in itinere per il lavoro e l’invalidità al 50%, con il diritto alla relativa rendita INAIL: è
quanto stabilito per il lavoratore sindacalista Aldo Laino, dalla Corte d’Appello di Catanzaro, in 4 Grado di Giudizi. Condannata
l’INAIL al pagamento delle spese processuali. Soddisfazione di Medicina Democatica e AIEA per una sentenza che farà
giurisprudenza e che rafforza la richiesta di una ridefinizione dell’Ente.
Arriva dopo ben 19 anni la giustizia per Aldo Laino, lavoratore escavatorista del CAVET, da Tortora (CS), in servizio sul TAV
Bologna- Firenze nel 2000: dopo una infinita trafila burocratica e giudiziaria, con 4 gradi di giudizio, finalmente con sentenza
definitiva la Corte d’Appello di Catanzaro gli riconosce l’inabilità del 50%, con relativa rendita, a far data dal 23 aprile 2001, per
l’infortunio in itinere accaduto il 6 giugno 2000 e condanna l’INAIL a pagare le spese processuali per € 5.300, complessivi.
“E’ una grande soddisfazione, perchè si tratta della prima sentenza del genere in Italia, e siamo certi che farà giurisprudenza per tanti
casi simili: per la prima volta infatti viene riconosciuto, in ottemperanza al DPR 1124/65, come infortunio sul lavoro in itinere, quello
occorso, in seguito a incidente stradale ad Aldo Laino, lavoratore sindacalista, mentre rientrava al campo base di Vaglia (FI) da una
riunione sindacale a Pianoro (BO), a 40 chilometri di distanza. In gioco c’era la trattativa sui turni a ciclo continuo, a cui i lavoratori
si opponevano, sulla sicurezza e sulla salute nel luogo di lavoro”, è quanto ha dichiarato Gino Carpentiero, medico del lavoro, per 10
anni consulente del Gruppo Grandi Opere ASL 10 di Firenze e referente di Medicina Democatica di Firenze, che ha seguito e
sostenuto la durissima battaglia di Aldo Laino, assistitito dall’avvocato Alessandro Rombolà. “Sembra paradossale -ha aggiunto- che
questo tipo di riconoscimento venisse effettuato soltanto per i sindacalisti di professione e non per i lavoratori impegnati, con un
permesso sindacale in trattative con l’azienda, come in questo caso e questa sentenza rappresenta una novità assoluta, che ci fa ben
sperare per tanti casi analoghi”
Il dispositivo della sentenza della Corte d’Appello di Catanzaro del 2 luglio 2019, pubblicato il 6/09/2019, conferma di fatto la
sentenza della Corte di Cassazione del 21 aprile 2016 e ciò che ne viene fuori è un vero e proprio calvario. Tutta la vicenda
processuale, dopo il rigetto da parte del’INAIL della domanda di invalidità per infortunio sul lavoro, presentata nel 2000, c’è stata una
vera e propria gincana di interminabili passaggi processuali e sentenze: 1° Grado nel Tribunale di Paola nel 2009 con sentenza
favorevole a Laino; ricorso INAIL e sentenza di 2° Grado nel 2010 della Corte d’Appello di Catanzaro, che dà ragione all’INAIL; 3°
Grado con ricorso in Cassazione che accoglie le richieste di Laino e rinvia il processo alla Corte di Appello di Catanzaro per il
4°Grado, in diversa composizione, con sentenza definitivamente favorevole.
“ La vicenda di Aldo Laino, positivamente conclusa, è emblematica – dichiarano Fulvio Aurora, responsabile vertenze giudiziarie MD
e Maura Crudeli, presidente nazionale AIEA- del percorso accidentato e difficile che molti lavoratori devono affrontare e della
grande vertenzialità giuridica con l’INAIL in un gran numero di casi, perchè i lavoratori fanno fatica a farsi riconoscere la malattia
professionale e gli infortuni, come ad esempio attestano, con drammatica attualità, le vicende legate all’amianto. Stiamo seguendo da
10/15 anni vertenze per il riconoscimento di malattie professionali, di infortuni invalidanti o mortali e per il riconoscimento dei diritti
previdenziali, dalla Basilicata, alla Sardegna e alla Lombardia, per citare. I lavoratori, spesso vanno in causa, ma molti alla fine
rinunciano per questione di tempi e di costi, o per sopravvenuti eventi nefasti. Questo si traduce in una sorta di risparmio per l’INAIL,
che nel bilancio consuntivo per il 2018 ha con enfasi dichiarato un “avanzo di bilancio” di quasi 2 miliardi di euro, 1.804 per la
precisione. Ci chiediamo come sia possibile un aumento costante di utili per l’INAIL a fronte di un aumento costante anch’esso non
solo dei morti sul lavoro, ma anche delle denunce per malattie professionali: secondo gli Open Data INAIL c’è una media di 3,3
morti al giorno, compresi ferie e festivi, con un aumento del 6% nel 2018 e del 2% nei primi 7 mesi del 2019. Così come pure in
aumento del 2,7% le denunce per malattie professionali”. “
C’è qualcosa che non torna, e che riguarda più nello specifico il ruolo e le funzioni dell’INAIL: “ Riteniamo doveroso- concludono
Aurora e Crudeli- affrontare il problema e pensare a ricollocare l’INAIL solo come ente risarcitorio, ritornando a quanto previsto
dalla legge 833/1978 mai attuato. Fidiamo in quanto annunciato dal nuovo Governo al punto 4 del programma, dove ha previsto di
‘realizzare un piano strategico di prevenzione degli infortuni sul lavoro e delle malattie professionali, assicurando livelli elevati di
sicurezza e di tutela della salute nei luoghi di lavoro, nonché un sistema di efficiente vigilanza, corredato da un adeguato apparato
sanzionatorio’. Se così fosse, e speriamo che lo sia, non potrà fare a meno di intervenire sull’organizzazione e la funzione
dell’INAIL.”

Per info:
Carmina Conte, cell 393 1377616
Fulvio Aurora, cell. 3392516050

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