IO NON CI STO : DALLA VERSILIA, BASTA TAGLI NON E’ QUESTA LA NORMALITA’ CHE VOGLIAMO

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Riceviamo e diffondiamo dal Comitato per la sanità pubblica e contro il depotenziamento dell’ospedale Versilia.

BASTA TAGLI: NON E’ QUESTA LA NORMALITA’ CHE VOGLIAMO

Il “Comitato per la sanità pubblica e contro il depotenziamento dell’ospedale Versilia” in lotta dal 2017 per la difesa del servizi pubblici e dell’ospedale Versilia con presìdi, volantinaggi, assemblee e seminari, propone alcune riflessioni sull’emergenza causata dall’epidemia di coronavirus in Italia e sul nostro territorio.

Il Servizio sanitario nazionale è ormai ridotto al collasso per i tagli e le “controriforme” degli ultimi decenni operate da governi di centro-destra, destra e centro sinistra.

Nel 1980 (dati OMS) i posti letto per casi acuti in Italia erano 922 per 100.000 abitanti e sono scesi fino a 275 nel 2013, passando da 595.000 a 165.000, posti letto. Se oggi vi fosse lo stesso numero di letti del 1980 vi sarebbero oltre 15.000 postazioni di terapia intensiva (necessari per i casi gravi di Covid19), contro le circa 5.000 attuali, anche se adesso sono aumentate a 6.200.

Questi sono numeri che parlano da soli e ci dimostrano la gravità dell’attacco che ha subìto il Sistema sanitario. Di contro, lo Stato ed il governo bruciano ogni giorno 80-100 milioni in spese militari e armi, per fare un solo esempio la portaerei Trieste costa un miliardo e duecento milioni di euro, il costo di due policlinici da 2.000 posti letto l‘uno.

In Toscana le ristrutturazioni hanno prodotto pesanti tagli al personale, già carente, drastica riduzione di posti letto, chiusura di numerosi ospedali, anche di alta qualità, e la costruzione di nuovi ospedali ad alta intensità di cura realizzati con il project financing, che sta succhiando le risorse alle Aziende Sanitarie favorendo il processo di privatizzazione.

In Versilia la situazione è ancora più drammatica, l’Ospedale Versilia da tempo subisce un processo di smantellamento che ha visto il dimezzamento dei posti letto e la riduzione del personale, ormai da anni ridotta al numero dei livelli minimi essenziali. Nel 2015 un buon numero di operatori furono considerati “esuberi” e messi forzatamente in prepensionamento per colmare un presunto deficit di bilancio. Adesso con questa epidemia tutti i nodi vengono al pettine e la ASL Toscana nord-ovest si trova drammaticamente impreparata a gestire l’emergenza anche a causa delle persone che irresponsabilmente sono calate qui dal nord Italia.

Nei reparti creati per il covid19 il personale non è adeguatamente protetto dai presìdi di protezione individuale, apposite mascherine, visiere, tute, che per giunta non hanno costi proibitivi. Sono giorni che gli infermieri dell’Ospedale Versilia denunciano questa drammatica situazione. La carenza di adeguati mezzi di protezione dal contagio è molto grave perché mette a repentaglio la salute e la vita degli operatori e favorisce la diffusione del virus che va contenuta con ogni mezzo.

Vogliamo ricordare che i dispositivi di protezione individuale e il materiale monouso mancavano già da tempo al Versilia, come dimostra la vicenda tutt’altro che risolta del batterio “New DehIi”.

Il fatto di essere arrivati impreparati a questa situazione è grave perché c’è stata una “finestra di opportunità”, (questo il termine utilizzato dall’Oms), tra la scoperta del virus in Cina e la sua comparsa in Occidente: un’opportunità formidabile di tempo per organizzare al meglio la risposta.

Inoltre non dimentichiamoci che in Versilia esiste già una grave emergenza visto che il tasso di mortalità per tumori e per altre cause è il più alto della regione .
Noi, come altri comitati che si battono per la difesa della sanità pubblica, avevamo previsto in tempi non sospetti cosa sarebbe potuto accadere in una situazione di emergenza con la sanità ridotta allo stremo: aver avuto ragione è una magra consolazione.

La realtà con evidenza ci impone la necessità di rilanciare gli investimenti economici sulla sanità, recuperando i vecchi canoni di una sanità fatta ”dalle persone per le persone,” che permetta un reale sviluppo dei servizi territoriali, che tenga conto dei veri bisogni sanitari e sociali nonché della componente dell’invecchiamento della popolazione. E’ aberrante solo pensare di dover costringere i sanitari a compiere delle scelte su chi curare e chi no, come oggi si paventa di fronte all’epidemia in corso.

Un sistema sanitario concentrato solo sulla cura e sul profitto, che ha trasformato la salute in merce, che ignora la prevenzione perché non produce guadagni per le lobby private del settore e che non coinvolge la popolazione nella tutela della propria salute individuale e collettiva, mostra il suo tallone d’Achille proprio di fronte ad una nuova patologia infettiva di facile trasmissibilità.

La normalità alla quale ritorneremo dopo questa vicenda non dovrà essere quella di prima fatta di tagli e privatizzazioni, ma il ripristino di una sanità veramente pubblica e universale che può curare e prevenire.

Se adesso usciremo da questa bufera sarà per quanto ancora di sanità pubblica è rimasto in piedi e per la capacità, la professionalità e l’umanità degli operatori, medici, infermieri, oss, tecnici, che lavorano per assistere, curare, salvare tutti. La realtà impone con forza nuovi investimenti economici e di qualità per la sanità sia in termini di strutture che di assunzione di personale. Ci faremo sempre portavoce delle loro richieste e diamo loro il nostro sostegno e la nostra solidarietà. Parafrasando quanto disse il Presidente Sandro Pertini “Svuotare gli arsenali e riempire i granai”. “Non più guerre, non più armi, più ospedali, più personale sanitario, non uccidere, salvare , non morte, ma vita”.

Giovedì 19 marzo alle ore 11 facciamoci sentire, mettiamo alle nostre finestre cartelli, lenzuola con scritto:

“Sanità Pubblica! + Ospedali + Posti letto + Personale”

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