FASE 2 : IN LOMBARDIA IL LUPO PERDE IL PELO MA NON IL VIZIO

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L’immagine è parte di una campagna realizzata per Medicina Democratica da parte di Produzione visiva V!rus

Regione Lombardia, il lupo perde il pelo ma non il vizio

Sono trascorsi due mesi e mezzo dall’inizio dell’epidemia e finalmente la Regione Lombardia prende un provvedimento serio: i pazienti con sintomi riferibili a infezione COVID 19, potranno accedere ad un servizio protetto, a loro dedicato, in una unica sede, in un paio d’ore saranno avviati a un percorso diagnostico (esami di laboratorio, ECG, RX del torace, tampone nasofaringeo per la ricerca del virus e quindi della contagiosità). Questo permetterà di intraprendere precocemente misure terapeutiche individuali e, forse, misure profilattiche per evitare il diffondersi dell’infezione.
Mi riferisco al comunicato (2.05.2020) della ASST Nord Milano (le ASST sono le ex Aziende Ospedaliere pubbliche) “Parte a Milano il Day Service Covid: check up in giornata per pazienti con sintomi sospetti” che annuncia queste mirabolanti novità a partire dal 4 maggio. day service
Tutto bene quindi, a parte il ritardo ? Niente affatto.
Questo servizio è riservato agli assistiti in cura presso i medici di medicina generale che lavorano nei due PRESST (presidi sociosanitari territoriali) attivi a Milano e che fanno capo a CMMC (Cooperativa Medici Milano Centro), una cooperativa di servizio già legata con l’ASST “con un contratto di avvalimento per la gestione dei pazienti cronici” . In un secondo tempo il servizio sarà esteso a tutti gli assistiti dei medici della cooperativa e solo a loro (“tutti i 170 medici di medicina generale soci della Cooperativa”).
CMMC è una delle cooperative di medici di famiglia con cui la Regione tiene in piedi la fallimentare riforma della gestione dei pazienti con patologie croniche volute dall’assessore Gallera, iniziata quattro anni fa e ferma al palo con una percentuale di adesioni dei pazienti intorno al 10%.
Il progetto viene anche, ecumenicamente, benedetto dal direttore della ATS (ex ASL) della Città Metropolitana di Milano inserendola tra le “proposte concrete che arrivano direttamente da chi, come i MMG, vivono quotidianamente la medicina territoriale e i rapporti con gli Ospedali” sorvolando bellamente sulla discriminazione che tale iniziativa evidenzia.
Cosa si prevede, infatti per gli altri medici e i loro assistiti ?
Ci sono medici di famiglia che da oltre due mesi chiedono inutilmente test diagnostici per i loro assistiti: dovranno dire ai loro pazienti che hanno sbagliato a fidarsi di loro perchè non sono in grado di prendersi cura di loro nella maniera migliore, non aderendo a una cooperativa di medici. E i malati ? Evidentemente per la Regione esistono cittadini di serie A e serie B e una volta tanto la distinzione non è basata sul censo ma semplicemente sulla scelta del proprio medico di fiducia.
In un momento tragico in cui la medicina territoriale ha mostrato tutta la sua fragilità, l’inconsistenza dei mezzi, ha subito l’incapacità organizzativa a contenere l’epidemia e ha bisogno urgentissimo di una nuova progettazione la Regione non trova di meglio che approfittare della situazione per fare un regalo agli amici e dare un’altra spintarella alle politiche di privatizzazione imperanti in Lombardia dall’era Formigoni ad oggi.
Dati per scontati ritardi organizzativi e carenza di risorse è troppo pretendere che l’accesso alle cure sia selezionato in base a esigenze cliniche e sociali e non per criteri di appartenenza ?

a cura della sezione di Medicina Democratica di Milano

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