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Resoconto del convegno tenutosi il 1° giugno 2006

SANITÀ: QUALE CAMBIAMENTO?
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Giovedì 1 giugno si è svolto a Brindisi, con una nutrita partecipazione di operatori sanitari, associazioni e cittadini provenienti da tutta la regione, il convegno regionale, organizzato da Medicina Democratica, dal titolo: “Sanità: quale cambiamento?”.

Medicina Democratica ha fortemente voluto questo momento di riflessione per fare il punto della situazione ad un anno dall’insediamento della nuova giunta regionale. Gli interventi dei convenuti hanno riguardato: le liste di attesa e il loro legame con l’appropriatezza delle prescrizioni, la fondamentale importanza della prevenzione, la necessità di integrare i documenti programmatici che si riferiscono a sanità, energia e ambiente, traffico e rifiuto.

Si è ribadito con forza la contrarietà a forme di precariato in sanità e si è auspicata una maggiore attenzione verso la proposta, già avanzata a livello nazionale, di istituire la casa della salute: struttura polivalente e funzionale in grado di erogare l’insieme delle cure primarie e di garantire la continuità assistenziale e le attività di prevenzione; luogo di ricomposizione (in essa cooperano attraverso il lavoro di gruppo il personale del distretto e i medici di base e gli specialisti ambulatoriali) e di partecipazione dei cittadini che vengono coinvolti direttamente, o attraverso loro rappresentati eletti democraticamente, nella definizione dei bisogni di salute.


RESOCONTO DEL CONVEGNO

Sanità: quale cambiamento?

Brindisi, giovedì 1 giugno 2006 h. 18.00 - 20.30

Medicina Democratica ha organizzato un convegno il 1° giugno scorso con lo scopo di condurre da un lato un’analisi dei cambiamenti intervenuti in sanità nel primo anno della giunta Vendola e dall’altro di formulare proposte utili per il miglioramento del servizio sanitario pubblico.

Al dibattito, introdotto dal Presidente Nazionale di Medicina Democratica Tonino D’Angelo, hanno partecipato operatori della sanità e cittadini che, sulla base delle diverse esperienze personali e professionali, hanno portato un valido contributo da sottoporre all’attenzione delle istituzioni locali e regionali.

La partecipazione

Il giudizio sull’operato della Giunta Vendola spetta ai cittadini e alle associazioni, non agli addetti ai lavori.

È fondamentale un processo di cambiamento condiviso da istituzioni e cittadini. In Puglia, in generale, non viene percepito un effettivo miglioramento in sanità anche se si prende atto di un’apertura nei confronti delle associazioni rispetto al passato, alla luce di un fermento partecipativo che però non si traduce in vera condivisione di intenti.

Il Presidente Vendola ha più volte ribadito l’importanza della comunicazione con il cittadino ma sembra un concetto non pienamente acquisito dai partiti e soprattutto da chi governa le aziende. È radicato un potere autoreferenziale all’interno della sanità che non riesce a soddisfare i reali bisogni della popolazione. Vengono citati altri esempi in cui non è stato attuato un processo partecipato (POR, PEAR, Piano traffico, ecc.); anche su questioni prioritarie evidenziate durante la campagna elettorale come precariato ed esternalizzazioni questa Giunta è in ritardo sulla soluzione dei problemi.

Nella gestione delle aziende si riscontra ancora una eccessiva frammentazione delle attività, anche lì dove è fondamentale una visione globale del problema, come nei Piani di Zona, dove la creazione di due Assessorati per la salute e i servizi sociali ha generato un problema di comunicazione su questioni strettamente collegate. La partecipazione va sollecitata e va “sfruttata” anche nelle fasi decisionali. In questi ultimi anni sulla tutela della salute hanno inciso molto di più i cittadini attraverso battaglie e denunce soprattutto sul tema ambientale, piuttosto che le istituzioni attraverso la corretta gestione delle strutture preposte. Pertanto l’attuazione di scelte condivise attraverso una reale partecipazione rappresenta la vera spinta al cambiamento.

Viene sottolineato che il Servizio Sanitario Nazionale appartiene ai cittadini non ai Direttori Generali, e la vera prevenzione si fa ascoltando il cittadino durante il suo percorso di cura per arrivare alla conoscenza delle cause che hanno determinato lo stato di malattia.

Prevenzione ed epidemiologia

La salute fu definita dall’OMS 60 anni fa come lo stato di completo benessere fisico psicologico e sociale e non semplicemente l’assenza di malattia o infermità.

La salute è quindi un concetto complesso che comprende aspetti della vita di ciascuno che vanno dalle caratteristiche individuali a quelle più specificamente collettive quali per esempio la salubrità dei luoghi di vita e di lavoro che si frequentano e il contesto sociale ed economico in cui si vive. Se questa premessa è vera, se cioè è vero che la salute è un concetto multidimensionale e non solo mancanza di malattia, allora ne scaturiscono almeno tre considerazioni:

-  1.la necessità di integrare il piano di riordino ospedaliero con il piano energetico e ambientale e, ovviamente, con il piano sui rifiuti. L’integrazione è necessaria in quanto i tre documenti programmatici, a cui si dovrebbe aggiungere la programmazione sui servizi sociali, hanno un esplicito effetto sulla salute dei cittadini.

-  2.la seconda considerazione è legata all’importanza della partecipazione dei cittadini nei processi decisionali che hanno per oggetto la salute. La partecipazione è fondamentale se si considera il peso della dimensione collettiva della salute. Se l’ambiente in cui viviamo e il contesto sociale in cui il cittadino si muove determinano in maniera preponderante il suo livello di salute, allora è fondamentale il coinvolgimento nei processi decisionali degli attori principali: i cittadini! È quindi indispensabile potenziare e dare valore ai comitati consultivi misti e alla conferenza dei sindaci.

-  3.È necessario disporre di dati epidemiologici di qualità e in tempi che non siano eccessivamente lunghi. Partire dal dato epidemiologico è indispensabile per estrarre quelle conoscenze utili alle decisioni in tema di salute. Conoscenze utili tanto ai decisori quanto ai cittadini, per una loro partecipazione consapevole.

Partire dal dato epidemiologico è il fondamento indispensabile per l’educazione dei cittadini e la formazione, indipendente, degli operatori sanitari. Partire dal dato epidemiologico è indispensabile se si vuole effettivamente partire dai bisogni, bisogni che non devono essere identificati con l’erogazione delle prestazioni.

Sul cambiamento in atto

Anche nella maggioranza di centro sinistra è in atto una lotta tra le realtà che hanno una concezione clientelare della politica e quelle che la intendono come risultato di un ampio processo di coinvolgimento e di partecipazione.

Non si comprende altrimenti la critica ai direttori generali considerati responsabili della mancanza di sostanziali e soprattutto visibili cambiamenti in sanità.

I cambiamenti in sanità sono il risultato di molteplici forze attualmente non equilibrate: il livello di pianificazione politica, il livello di programmazione delle direzioni delle asl, il livello delle professioni sanitarie che possono col loro comportamento favorire o ostacolare il cambiamento, il livello dei cittadini organizzati e non.

Il livello delle direzioni aziendali e quello dei cittadini sono quelli più deboli perché le prime sono considerate da certa parte politica semplici esecutrici di decisioni assunte ai livelli superiori, i secondi non hanno ancora una forza sufficiente per condizionare gli altri livelli.

Per forza si intende una visione complessiva di salute e di sanità che vada oltre il rivendicazionismo spicciolo. Talora sono utilizzati dalle professioni per evidenziare disservizi da loro stesse creati. I cittadini devono entrare nella pianificazione e nella programmazione sanitaria ed i reclami devono essere gestiti per il miglioramento del sevizio sanitario.

Si tratta di un processo lento fatto di informazione ed educazione reciproca dei soggetti in campo. È necessario in sostanza di riaccendere il movimento contro la chiusura degli ospedali del 2002 per convogliarne la forza contro i veri ostacoli al rinnovamento che si annidano dentro e fuori il servizio sanitario, dentro e fuori la maggioranza di governo regionale.

Le risorse umane

La salute non deve essere ricondotta solo ad una questione economica ma deve puntare alla creazione di vera professionalità, in una realtà dove si riscontra carenza di risorse umane e scarsa qualificazione di quelle presenti. Viene sottolineata la necessità della formazione mirata degli operatori delle strutture sanitarie per evitare lassismo e incentivare al tempo stesso la crescita professionale ai fini di una maggiore efficienza del sistema agendo dall’interno.

Per lo stesso motivo e a maggior ragione, i Direttori Generali non devono essere legati ai partiti e devono essere individuati solo sulla base di esperienza e professionalità.

A proposito di ambiente, le strutture dedicate alla prevenzione sono considerate inefficienti e viene attribuita una forte responsabilità politica circa le condizioni delle strutture e la carenza di organico. Mentre Brindisi viene dichiarata zona ad altro rischio ambientale manca una strategia di governo atta a garantire la giusta prevenzione. L’attuale Giunta regionale ha previsto di potenziare l’organico ma il processo verso l’efficienza appare ancora lento.

Alcune proposte concrete

Per contribuire a risolvere dell’inadeguatezza del Pronto Soccorso dell’Ospedale Perrino, si suggerisce la creazione di un altro Pronto Soccorso presso l’ex Di Summa.

Si suggerisce il potenziamento della medicina del territorio e la creazione di poli chirurgici a sostegno del Fazzi e del Perrino, i due grandi ospedali portati al collasso con il precedente Piano di Riordino.

Sulle liste di attesa si propone un maggiore controllo sull’appropriatezza delle prescrizioni e sull’attività istituzionale e libero-professionale dei medici, oltre che il potenziamento di strutture e attrezzature.

Per far fronte al problema delle risorse economiche bisogna combattere gli sprechi (v. esternalizzazioni) ed effettuare corretti investimenti.


Hanno dato un forte contributo con la loro presenza due associazioni:

l’Associazione Allergopatici Ionici di Taranto, che intende creare un movimento di sensibilizzazione sollecitando l’apertura di associazioni in tutta la Regione. Ha presentato alla Giunta Vendola la proposta di creare Centri Polivalenti per lo studio delle origini del problema di salute analizzando i singoli casi, non solo per garantire cure efficaci.

l’Associazione Immunopatici di Lecce: ha come obiettivo “la cura” della cause. Ritiene fondamentale l’epidemiologia e la necessità di puntare sull’innovazione, sulla ricerca e sulla creazione di nuove professionalità, per garantire il successo e la diffusione dell’immunoterapia per la cura anche di diverse forme tumorali.


Gino STASI Presidente di Medicina Democratica Sezione Brindisi (Cell. 329 11 84 97)




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