Intervento di Assemblea 29 giugno al convegno di Napoli 19/01/2013

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150_salute_lavoroParlo a nome dell’Assemblea 29 giugno che si è costituita subito dopo la strage di Viareggio; Riccardo Antonini, il ferroviere licenziato, è intervenuto al Congresso Nazionale di Medicina Democratica del 16/02/2012 e quindi rimando al suo intervento ampio e particolareggiato. La strage di Viareggio (32 morti e molti feriti, anche gravi) è stato un incidente sul lavoro che ha coinvolto gente nella sicurezza delle loro case, un quartiere popolare andato a fuoco (dei 32 morti un terzo erano immigrati). Come ferrovieri, cittadini, lavoratori nei giorni successivi alla strage ci siamo subito organizzati, dando vita all’assemblea 29 giugno, per costruire un organismo ed un percorso autonomo rispetto ai partiti, istituzioni ecc, un ambito di studio e di lotta per l’interesse generale alla salute e alla sicurezza, oltre che per la verità e l’accertamento delle responsabilità; sempre più consapevoli in questo percorso, che deve vigere il principio della “non delega”. Abbiamo noi stessi preparato le misure per il trasporto delle merci pericolose in sicurezza, siamo andati 3 volte a Bruxelles al Parlamento Europeo e abbiamo avuto conferma che il profitto non è compatibile con la sicurezza. Quando i familiari si sono un po’ ripresi dall’immenso dolore, abbiamo favorito la loro organizzazione nell’associazione “Il mondo che vorrei” e abbiamo poi lavorato per unire le nostre forze: quando entrano in campo i familiari, diventano il perno della battaglia. Con loro abbiamo sviluppato un percorso di studio e di lotta, fatto approfondimenti, seminari, ci siamo posti l’obiettivo di essere noi stessi esperti, nessuno poteva farlo al posto nostro; abbiamo incontrato il direttore dell’ ANSF (agenzia nazionale sicurezza ferroviaria) e la Commissione Ministeriale, in decine di iniziative è cresciuta la nostra consapevolezza e coscienza. Così come nel campo della sicurezza, abbiamo anche studiato la parte relativa al processo. Si è anche costituito un Coordinamento Nazionale che riunisce i familiari di tante stragi del nostro paese (Moby Prince, Aquila, San Giuliano di Puglia, Casalecchio) per far sentire più forte la ribellione contro l’ingiustizia e per non dimenticare mai.

A Viareggio si è aperta una nuova fase, quella processuale; a dicembre la Procura di Lucca ha chiuso le indagini: ci sono 32 imputati (tra cui Moretti, AD delle ferrovie) e 9 imprese per i quali la Procura stessa ha chiesto il rinvio a giudizio. Viareggio è una storia nuova, noi lottiamo perché non accada come per le altre stragi (vedi Moby Prince – 140 morti 0 colpevoli – o il Vayont – di cui decorre quest’anno il cinquantesimo anniversario), in particolare per quelle ferroviarie come Piacenza, Crevalcore, Roccasecca, Rometta Marea. A Viareggio diversi familiari si presentano parte civile, fatto molto importante dal punto di vista politico (continuano anche in questi giorni forti proposte economiche ai familiari per toglierli dal processo), i macchinisti non sono morti (quindi non possono essere colpevolizzati ingiustamente) e soprattutto la costante mobilitazione fa sì che non si dimentichi e si tenga viva, oltre la memoria, la rabbia e l’indignazione che si traduce in una pretesa diffusa e palpabile perché emerga la verità e la responsabilità.

E tutto questo non è evidentemente quello che gli imputati si aspettavano e che rende Viareggio terreno scivoloso e rischioso: dobbiamo continuare a studiare e lottare, perché emerga la verità storico-politica e la responsabilità: per questo stiamo studiando le carte processuali di altre stragi come Crevalcore, ma analizziamo anche gli incidenti accaduti prima di Viareggio. Infatti nei 40 giorni precedenti la strage, 7 treni erano deragliati; il 6 giugno a Pisa S.Rossore e il 22 giugno a Vaiano erano accaduti incidenti simili a Viareggio che solo per caso o per fortuna non avevano avuto morti o feriti. I ferrovieri lo dicono, i treni stavano gridando allarme, ma niente è stato fatto. Sapevano, conoscevanom si erano prefigurati al possibilità di fatti gravi e gravissimi, e non hanno fatto niente. Proprio il fatto che non era successo niente di grave doveva indurre che di dovere a correre ai ripari, ad introdurre misure e procedure per proteggere l’incolumità dei cittadini, per prevenire ciò che poi è accaduto: una strage. Per noi, invece, la prevenzione è fondamentale. Non sappiamo la via che prenderà il processo, ma sappiamo che sarà condizionata da “fuori” da ciò che i familiari e noi faremo, dal fatto se sapremo o meno far prevalere la solidarietà sull’isolamento, la partecipazione sull’indifferenza, la lotta sull’immobilismo. E se sapremo far valere questa lotta per la verità anche nelle aule giudiziarie, attraverso chi, avvocati, periti, ecc., sarà disposto a condividerla facendo una battaglia anche dentro il processo.

Martedi prossimo, 22 gennaio, si terrà l’udienza per il reintegro di Riccardo Antonini, membro dell’Assemblea 29 giugno, licenziato il 7 novembre 2011 per non aver rinunciato al suo incarico di consulente di parte di familiari prima e del sindacato poi. Stiamo preparando la mobilitazione, il presidio davanti al Tribunale e molti stanno rispondendo: si sta diffondendo la coscienza che respingere il licenziamento di Riccardo significa difendere e rafforzare quanto si è sviluppato a seguito della strage: per la sicurezza, la verità e la pretesa di giustizia, per ostacolare il degrado della salute collettiva, per ostacolare il ripetersi di infortuni ed incidenti mortali di lavoratori sui binari (35 dal 2007 ad oggi!).

A proposito di solidarietà, dopo il licenziamento di Riccardo si è rafforzata notevolmente la Cassa di solidarietà tra ferrovieri: nata nel 2006 dopo il licenziamento di Dante De Angelis, è cresciuta sempre più fra i ferrovieri si è estesa fuori dall’ambito ferroviario, ha raccolto la partecipazione di familiari e cittadini di Viareggio, di lavoratori di altre categorie, diventando simbolo di condivisione e luogo di partecipazione per un obiettivo comune che è la sicurezza nei luoghi di lavoro. Invitiamo sempre a partecipare per rafforzare la Cassa di solidarietà, ma anche a replicarla nei luoghi di lavoro e nelle realtà dove si opera, soprattutto in questa fase in cui la classe lavoratrice deve recuperare il proprio patrimonio e ricostruire la propria organizzazione.

Per concludere: pensiamo che questo importante percorso abbia accresciuto prima di tutto la nostra comprensione e coscienza, in particolare abbiamo compreso ancora meglio che dobbiamo contare sulle nostre forze e allargare sempre più la partecipazione, la solidarietà, la mobilitazione, saper riconoscere i nemici ma anche i falsi amici, quelli che si nascondono sotto mentite spoglie, e saper separarsi da loro.

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