documento d’intenti per il VI congresso nazionale di Medicina Democratica

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DOCUMENTO DI INTENTI

Premessa

I congressi di Medicina Democratica (MD) non sono a scadenza fissa. Si costruiscono quando ciò si renda necessario di fronte ai grossi mutamenti nel campo della salute e dell’ambiente. Inoltre, solo in via secondaria, i congressi sono finalizzati alla definizione del gruppo dirigente e delle responsabilità ad esso associate.

Cenni storici

Nel 1968 si parlò per la prima volta di Md. Lo fece Giulio Maccacaro. Due anni dopo un gruppo di circa 50 consigli di fabbrica, fra cui quello di Castellanza, lanciò l’iniziativa di costruire “Medicina Democratica- Movimento di Lotta per la Salute”.

Nel 1972 MD si organizzò con una segreteria nazionale con sede a Milano (Istituto di biometria e statistica medica dell’Università, presso l’Istituto nazionale per la cura e la ricerca dei tumori). Nel 1976 si svolse a Bologna il primo congresso nazionale e nel 1977 si è costituì come cooperativa a r.l. e, da un idea del prof. Maccaccaro, nacque una rivista omonima.

Nel 1977 morì Giulio Maccacaro. Prese il suo posto come direttore responsabile e presidente di MD il prof. Fernando di Jeso, docente di chimica biologica, nativo della Basilicata, ma soprattutto napoletano verace.

L’ultimo congresso di MD: Perugia 1995

Il precedente congresso è stato celebrato a Perugia nel 1995 su proposta del prof. Maurizio Mori, tra i fondatori di MD e docente di Igiene nella facoltà di medicina della università perugina.

Un folto gruppo di operatori sanitari e socio-sanitari, promotori e sostenitori della sanità pubblica ha permesso in quell’anno di organizzare nel miglior modo possibile il congresso, anche con l’apporto delle autorità cittadine e regionali che hanno messo a disposizione alcuni palazzi storici della città per l’assemblea plenaria e per le discussioni dei gruppi di lavoro.

Gli anni 90 erano stati caratterizzati da un’azione legislativa contro-riformatrice in tema di sanità e caratterizzata dalla “divaricazione” delle condizioni di salute dalle condizioni ambientali. Era stato pertanto scelto come titolo del congresso: “La Salute non è una merce e la malattia non è un affare”.

Nasceva, infatti, l’epoca dell’ azienda sanitaria con il suo corredo di altre nozioni mercificate quali i DRG, il direttore generale, le sperimentazioni gestionali, la libera professione. Quest’epoca ha rappresentato la chiusura dei già pochi spazi di partecipazione.

Nell’ultimo congresso, MD ha modulato il suo lavoro e le “sue” lotte, ovvero le lotte del più vasto movimento per la salute, in tre argomenti centrali: Salute e Lavoro; Salute e Ambiente; Salute ed Emarginazione.

L’impegno su questi temi è continuato e si è grandemente allargato. Se i grandi mezzi di informazioni hanno poco citato MD la sua incidenza non è stata secondaria. A testimonianza di ciò è sufficiente scorrere la rivista e i libri a supplemento; ricordare il supporto che le compagne e i compagni di MD hanno dato a molti movimenti, associazioni, sindacati e partiti; ritornare con la mente agli atti di tanti processi. Al di là del merito delle sentenze, purtroppo non tutte favorevoli, il riconoscimento anche storico di MD è stato quasi ovunque affermato sia davanti al giudice penale sia davanti a quello amministrativo.

Con il prossimo congresso che dal centro Italia passa per la prima volta al sud, possiamo compiere un ulteriore salto di qualità.

Un movimento, i movimenti

Il periodo fra i due congressi è stato percorso da una grande movimento internazionale contro la globalizzazione e da una presa di coscienza che il sistema capitalista, nella sua espressione più avanzata e sofisticata (quella di capitale finanziari) è ampiamente fallito.

Abbiamo un mondo dominato prevalentemente da miseria, guerre, malattia e morte, certamente anche da possessori di grandi ricchezze: c’è sempre chi trae vantaggio dalle disgrazie altrui!

Non possiamo prescindere nella preparazione e nello svolgimento del prossimo congresso da questi primi dati di fatto; ne si può prescindere dall’ondata razzista e xenofoba che ha colpito l’Italia (e parte dell’Europa) in questi ultimi anni, ma specialmente nel periodo precedente e seguente le ultime elezioni politiche nazionali. Certi atteggiamenti, ma anche certe posizioni concrete e proposte legislative, ad esempio nei confronti dei Rom, sono state paragonate da esponenti a quanto è avvenuto nel 1938 al seguito delle leggi razziali.

E altrettanto dicasi dell’atteggiamento del governo nei confronti degli immigrati, soprattutto se clandestini, degli omosessuali e complessivamente dei “diversi”.

In Italia non vi è un unico movimento organizzato, ma diversi movimenti, alcuni dei quali anche consistenti: il movimento NO TAV e il movimento NO DAL MOLIN. Di grande portata, tuttavia, sono anche i coordinamenti e i comitati contro gli inceneritori e le discariche, i rigassificatori, al nord e soprattutto al sud. In campo sanitario e socio-sanitario non esistono simili movimenti, ma vi è un’ampia presenza di associazioni, alcune delle quali operano nel campo della difesa dei diritti in generale e del diritto alla salute in particolare.

A tutti questi deve essere rivolto l’invito a partecipare al congresso ed esserne parte attiva.

1. Altri movimenti e associazioni stanno sorgendo in un campo tradizionalmente di appannaggio sindacale, cioè quello contro gli infortuni e le malattie professionali.

Per la verità MD ha fatto di questo argomento il suo tema e la sua lotta fin dalle origini, ha preceduto questi movimenti e ha criticato la linea sindacale, specie per le omissioni praticate.

Ne fanno fede in questi ultimi tempi i grandi sforzi fatti che hanno portato anche a notevoli risultati sul piano giudiziario, con la costituzione di parte civile in vari procedimenti fra tutti quello concluso contro la ex Montedison ed ex Enichem di Porto Marghera per i 153 lavoratori uccisi a causa di esposizione a CVM-PVC.

Il congresso deve aprire un dibattito sul tema degli infortuni e delle malattie professionali e, in particolare, sull’impegno nei tribunali per ottenere giustizia per i lavoratori morti e malati. Va sottolineato che sui media solo raramente si parla di effetti delle malattie professionali, guarda caso in relazione a qualche grande rinvio a giudizio o a qualche importante sentenza, in genere tengono le prime pagine gli infortuni mortali, ma solo se “collettivi”. Quelli “tanti e sparsi” valgono di meno…

Una grande battaglia deve essere fatta per il riconoscimento delle malattie professionali, particolarmente per i tumori professionali. Tumori che l’INAIL riconosce in modo molto limitato. L’iniziativa proposta da OCCAM “per la ricerca dei tumori perduti” deve essere assunta da MD e discussa al congresso. Ancora di più deve essere discussa e deve essere presa una posizione formale a supporto della proposta formulata dal Procuratore della Repubblica di Torino, Raffaele Guariniello, di istituire una Procura speciale unica a livello nazionale su infortuni e malattie professionali.

2. L’allarme della degenerazione ambientale del mondo è diventato quasi di dominio comune. Scienziati di tutto il mondo, anche di chi non mette in crisi l’attuale sistema capitalista, lanciano appelli contro le emissioni di CO2. Gli organismi internazionali hanno preso posizione (i famosi accordi di Kyoto), per ridurre il peso delle emissioni, senza, ancora una volta avere messo in discussione il sistema. Ciò non ha portato né porterà a vere e sostanziali riduzione degli inquinanti.

Non si possono ridurre gli inquinanti senza ridurre gli inquinatori!

Ma il livello di coscienza collettivo è aumentato. Si ribellano le popolazioni che vivono più da vicino condizioni di inquinamento peggiori e quelle che vengono minacciate con maggiori esposizioni.

Queste popolazioni non solo scendono in piazza, ma accumulano conoscenze, si rapportano a scienziati democratici, a organizzazioni di produzione di scienza non neutrale, come MD, ed esse stesse divengono promotrici di nuova scienza.

Le lotte contro gli inceneritori sono emblematiche: hanno un valore in sé perché vogliono evitare che migliaia di persone possano soffrire di malattie (e di morte) prodotte dalle emissioni di macro e micro inquinanti, ma hanno anche un valore simbolico.

L’incenerimento dei rifiuti, infatti, è il simbolo dello spreco, dell’economia della crescita che mostra tutti i suoi limiti in quanto altro non fa che produrre divaricazione fra chi aumenta il suo livello di povertà e chi aumenta il suo livello di ricchezza.

La lotta agli inceneritori, la lotta per l’utilizzo di energie rinnovabili, l’idea di risparmio che ne consegue, quindi il lavoro diretto che deve essere fatto di ridistribuzione della ricchezza (e non l’attesa che da una grande crescita – che non viene più – si producano tante briciole atte a sfamare i poveri) fanno crescere un nuovo senso, un nuovo modo di essere per non sparire come cittadini, sommersi dai rifiuti.

Ora, il nuovo governo italiano ha pensato bene di rinverdire il nucleare, quello della quarta generazione si intende, senza avere il senso del ridicolo. Medicina Democratica, come rivista, che esce sempre in ritardo, questa volta è arrivata prima, e, con uno speciale numero monografico, ha anticipato la critica a chi e di chi vuole farci ripiombare nel nucleare. Non dobbiamo fidarci! Dobbiamo comunque spezzare l’idea che il ricorso all’energia nucleare abbia un senso e che questa possa essere non pericolosa, non diseconomica, non ideologica.

MD con i movimenti di lotta organizzati per la salubrità dell’ambiente e la salute umana vuole continuare a ragionare, nel merito, anche tecnicamente, dando risposte a quanti sono al di fuori del bieco interesse ad accumulare sempre più soldi fregandosene della condizione umana, di salute e di vita.

3. Abbiamo parlato dei rom, vogliamo continuare a parlare di loro e dell’attacco che viene portato a coloro che non sono nati all’interno di schemi di ricchezza e di cultura di stereotipate. Che fare perché coloro che hanno storie e pensieri diversi, che hanno modalità diverse di rapportarsi con il mondo e con gli altri, possano pure loro avere cittadinanza?

La lotta contro la povertà e la discriminazione è lotta per la salute perché vi è direttamente legata. Del resto alcune malattie e disagi sono la conseguenza diretta o indiretta della condizione di vita precaria, povera, senza lavoro, o senza uno scopo.

La malattia mentale, ad esempio, viene forse dal cielo? È vero che vi sono anche dei ricchi che diventano matti, come ci sono anche dei ricchi o dei piccoli imprenditori che si ammalano di cancro o si infortunano sul lavoro. E se qualche volta è difficile risalire alle cause, non significa che queste non vi siano.

Vogliamo però entrare nel merito dei servizi, dei dipartimenti di salute mentale, delle strutture residenziali, degli SPDC (servizi psichiatrici di diagnosi e cura), dei TSO (trattamenti sanitari obbligatori), delle contenzioni, di tutto ciò che fa dire ad alcuni esponenti del nostro nuovo governo che i manicomi ci vogliono e che bisogna ripristinarli (come il nucleare).

Le responsabilità di chi è arrivato a queste conclusioni sono pesanti, ma anche chi le ha preparate non può da esse sfuggire. Gli anziani malati cronici non autosufficienti sono calcolati intorno a un milione. Sono troppi? Dobbiamo eliminarne un po’? Non diciamolo troppo forte perché già avviene nelle molte situazioni di abbandono che a volte assurgono anche al disonore delle cronache, in certe case di riposo o RSA (residenze sanitarie assistenziali) che dir si voglia. L’eutanasia da abbandono, che non è l’eutanasia tout court, già viene praticata. Che ne vogliamo fare del fondo per la non autosufficienza che, sembra dalle prime novità della prossima legge finanziaria, essere già stato già cancellato?

E ci sono pure centinaia di migliaia di immigrati che giungono sani e qui si ammalano, per le condizioni abitative disastrose, per le condizioni di lavoro tremende. Sono quelli che percentualmente più si infortunano e muoiono.

E le donne immigrate che stanno permettendo la non chiusura definitiva dei consultori, un servizio che ha seguito le lotte femminili degli anni ‘70 e ‘80 e che prima svuotato culturalmente rischia ora di essere ridotto a mera risposta di singole prestazioni, senza ricorso al suo storico significato.

Il Congresso terminerà con un documento finale che si vuole costruito con i movimenti, le associazioni, i sindacati e gli esperti presenti. Sarà un documento di linea e di indicazione per gli anni a venire.

MD, MOVIMENTO DI LOTTA PER LA SALUTE vive, si riorganizza, vuole incidere sempre di più nella società, sui territori, negli organismi e nelle strutture per la difesa dell’ambiente e della salute.

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