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DOCUMENTI FINALI DEI GRUPPI DI LAVORO DEL VI CONGRESSO NAZIONALE DI MEDICINA DEMOCRATICA

DOCUMENTO FINALE DEL GRUPPO DI LAVORO " SALUTE E SICUREZZA NEI LUOGHI DI LAVORO"
2008
pubblicato da: Medicina Democratica
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SALUTE E SICUREZZA SUL LAVORO

Congresso nazionale di Medicina Democratica Movimento di lotta per la salute

Brindisi 17/18/19 0ttobre 2008-10-18

Premessa:

L’attuale fase storica in Italia è caratterizzata da un arretramento culturale e materiale che determina un peggioramento delle condizioni di salute e di vita dei lavoratori.

La realtà è caratterizzata da gravissimi attentatati alla salute. Ieri, per dire un giorno qualsiasi, 17 ottobre 2008, 8 lavoratori hanno trovato la morte per infortunio sul lavoro. Gli infortuni sul lavoro e le malattie professionali (di cui si parla poco) sono veri e propri crimini che richiedono di essere giudicati come tali, di ottenere risarcimenti del danno consistenti e , non ultimo e per primo, proclamano la necessità di prevenzione in tutte le sue forme. La considerazione che senza partecipazione (dei soggetti direttamente interessati) non c’è prevenzione è conseguenza e al tempo stesso premessa.

Siamo in Puglia, alla presenza di uno dei luoghi in cui gli attentati alla salute dei lavoratori e dei cittadini sono quotidianamente presenti.

Gli infortuni-crimini e le malattie da lavoro per chi è ed è stato impiegato nella fabbrica ILVA di Taranto sono altrettanto all’ordine del giorno.

Medicina Democratica, in questo congresso, portata a conoscenza del fatto che è stato indetto un referendum, promosso da un comitato che allo scopo si è costituito, per chiedere ai cittadini se siano favorevoli o meno alla chiusura di questo stabilimento, prende posizione a favore della sua chiusura o quantomeno ad un suo pesante ridimensionamento, chiudendo tutte le produzioni di morte, in particolare quelle a caldo e quelle tossico nocive. Ovviamente siamo anche perché nessun lavoratore sia lasciato a casa, sia per la necessità di bonificare l’area e le produzioni sia per le opportunità che la città di Taranto offre nei suoi campi storici e tradizionali (turismo, agricoltura). Gli interventi economici statali a favore dell’ILVA devono essere dirottati verso nuove forme di occupazione a partire dalla bonifica.

Da Taranto passiamo a Brindisi, una città dove gli attentati dell’ENICHEM, della centrale termoelettrica a carbone sono evidenti e noti. I morti fra i lavoratori del Petrolchimico a causa delle allo stato produzioni assommano a 238. Questo non solo è da considerare un prezzo inaccettabile per la popolazione locale, ma va espressa tutta l’ amarezza e l’indignazione del Congresso poiché questi lavoratori, dal punto di vista legale, sembrano siano morti per caso, poichè dalla giustizia non sono stati riconosciuti come esposti alle sostanze chimiche e agenti cancerogeni della fabbrica quali principalmente amianto e CVM. Sembra che per la giustizia Luigi Caretto, deceduto a causa delle esposizioni lavorative in quello stabilimento, sia morto invano.

Un discorso simile coglie, sempre in Puglia, il territorio di Manfredonia, in una provincia più a Nord, dove l’ex ANIC, poi ancora ENICHEM, ha disperso nella fabbrica e nel territorio il suo carico di morte, costituito in particolare da arsenico. Simbolo di questa ennesima battaglia per il riconoscimento dell’origine professionale di queste patologie è stato Nicola Lo Vecchio, un operaio che ha pagato con la vita il suo lavoro in fabbrica e che, pur malato, ha lottato perché lui stesso e gli altri lavoratori venissero riconosciuti come malati e morti per le esposizioni lavorative cancerogene.

Anche in questa situazione il Tribunale non ha riconosciuto la responsabilità dei vertici aziendali per le malattie e le morte degli operai e conseguentemente il gruppo di lavoro legale di Medicina Democratica, ha fatto ricorso in appello.

Usciamo dalla Puglia e arriviamo a Marghera dove si è consumato un altro dei crimini contro i lavoratori e la dignità umana di grande rilevanza: ancora una volta l’ex Montedison ed ENICHEM, grande impianto industriale che si affaccia sulla laguna di Venezia. I morti per CVM hanno superato le centinaia, l’inquinamento della Laguna di Venezia è stato inaudito. Solo in seconda e in terza battuta (Appello e Cassazione) sono state riconosciute alcune responsabilità dei dirigenti aziendali. Una situazione e un processo che ha fatto storia.

Da poche settimane - in positivo - la FINCANTIERI di Venezia è stata riconosciuta dal Tribunale in alcuni suoi dirigenti colpevole della morte di diversi lavoratori dei cantieri navali di quel porto per l’esposizione all’amianto, preludio si spera, per il riconoscimento delle responsabilità di una delle situazioni più inquinate da amianto conosciute in tutto il mondo di Monfalcone, sempre per i cantieri navali e il relativo indotto. Da anni le vedove dei lavoratori morti combattono per avere giustizia, solo per ora in pochi casi giustizia è stata ottenuta, anche se con dei tempi biblici non accettabili.

Da ultimo, ma non ultimo purtroppo, arriviamo a Torino alla ThyssenKrupp dove si è consumato una dei più violente, drammatiche e criminali stragi operaie sul lavoro. Il 6 dicembre 2007 7 lavoratori hanno trovato la morte alla fine di un turno di lavoro, che ha raggiunto per qualcuno le 12 ore consecutive, a causa di un incendio e per la fuori uscita di olio che definire bollente è solo un eufemismo.

Morti per una scelta politica aziendale, per mancanza di sicurezza e di manutenzione. Un incendio simile era scoppiato precedentemente e un incendio di vaste proporzioni era scoppiato qualche anno prima anche nella fabbrica madre in Germania dove è stato imposto ed attuato un sistema automatico di spegnimento degli incendi. Per la prima volta nella storia, per un infortunio sul lavoro, il principale dirigente della azienda, il tedesco Espenhan, è stato accusato di omicidio volontario dalla Procura della Repubblica. Come a Manfredonia, Brindisi, Marghera, Padova (contro la Marina Militare per morti per amianto), anche a Torino MD è stata ammessa come parte civile.

A proposito di tutto ciò come Congresso di Medicina Democratica ci dichiariamo favorevoli alla proposta del Procuratore di Torino Raffaele Guariniello di istituire una Procura nazionale in materia di infortuni e malattie professionali nel modo come proposto dal Procuratore Generale della Repubblica di Torino GianCarlo Caselli: ”... una Procura nazionale con funzioni di semplice coordinamento fra le varie Procure territoriali potrebbe utilmente contribuire (secondo i parametri fissati dal CSM) alla diffusione di una migliore cultura della sicurezza, alla proposizione di modelli organizzativi già efficacemente sperimentati, alla costituzione di una banca dati cui potrebbero attingere tutte le istituzioni interessate. Soprattutto la procura nazionale potrebbe curare la progressiva specializzazione dei magistrati chiamati a occuparsi (nelle varie sedi) di sicurezza sui posti di lavoro, specializzazione che è assolutamente indispensabile. Non solo per i PM, ma anche per i magistrati giudicanti” (dalla prefazione al libro: ThyssenKrupp l’inferno della classe operaia di Diego Novelli e altri)

Da questo vogliamo partire, ma non solo, perché assistiamo anche e per causa, ad una condizione generale di deregolamentazione del lavoro, dei salari, della pratica della sicurezza e dei diritti. Non vogliamo fare la litania della precarietà dei lavoro, del ricatto fra lavoro e salute, ma ricordare che tutto ciò ha portato a maggiori rischi e a maggiori danni. Molti lavoratori, specialmente stranieri, provenienti da paesi dell’est e del cd Terzo Mondo, sono diventati carne da macello, a molte e molti, ad esempio quelle che in modo un po’ dispregiativo sono state chiamate badanti, è stata tolta la dignità con un orario di lavoro vicino alle 24 al giorno, 65 ore settimanali di fatto con contratti per 48 ore settimanali

Chi non accetta questa condizione, se lavoratore straniero viene espulso e se indigeno intimidito e punito, come è avvenuto per alcuni lavoratori quali ad esempio Dante De Angelis, macchinista delle FS, licenziato per avere fatto bene il suo compito di RLS, o come il tecnico Aldo Mancuso del servizio di prevenzione nei luoghi di lavoro di Firenze cui è stata tolta la qualifica di UPG per avere effettuato una prescrizione al direttore generale della sua A-USL.

E’ quindi occasione per ribadire che gli RLS devono essere eletti su scheda bianca direttamente dai lavoratori .

Ora, Medicina Democratica, senza alcuna glorificazione è l’unica o fra le poche organizzazioni, che è in grado di comprendere la fase storica della negazione della salute e di dare indicazioni di lotta e di scienza su come uscirne, un lavoro che non lo vuole fare da sola, isolandosi in una presunta autosufficienza, ma insieme a tutti coloro che si trovano sulla stessa lunghezza d’onda e con la voglia ma anche con la fiducia che vi sia la possibilità di opporsi allo stato di cose presenti.

Il primo indispensabile nodo è quello della partecipazione e del protagonismo o della soggettività: chi è coinvolto deve per primo organizzarsi, conoscere, lottare, e non smettere di lottare.

I tecnici, gli esperti, gli operatori istituzionali, le istituzioni della prevenzione, la magistratura, sono necessari, ma non si possono sostituire a chi è direttamente in produzione, in qualsiasi luogo di lavoro. L’articolo 9 dello Statuto dei lavoratori è il punto di riferimento fondamentale non solo legislativo, ma anche pratico; i lavoratori devono dialetticamente rapportarsi con gli esperti, per avere maggiori conoscenze, per capire meglio dove e come si trovano in fatto di rischi e di danni, ritrovando però la capacità ed il piacere di riappropriarsi del loro destino, senza mai delegare e per nessun motivo la loro salute.

Il compito di Medicina Democratica è perciò stesso grande. Può direttamente, in alcune situazioni intervenire: nella formazione e informazione dei lavoratori, nella formazione ed informazione degli RLS, per mettersi a disposizione delle lavoratrici e dei lavoratori come è stato fatto a Firenze con l’apertura di uno sportello Mobbing, contro la violenza morale nei luoghi di lavoro privati e pubblici, oggi altamente diffuso; può pure promuovere iniziative di controllo di alcune strutture di epidemiologia e di prevenzione, può chiedere che i dipartimenti di prevenzione, in particolare le UO per la salute e sicurezza del lavoro organizzino conferenze periodiche di bilancio dei loro programmi di intervento e dei risultati raggiunti. MD stessa con gruppi di lavoratori interessati può intervenire per chiedere come funziona la tal struttura di prevenzione, può come, a Castellanza ed ora anche a Savona, supportare i lavoratori colpiti da malattie o da infortuni nel richiederne il riconoscimento dell’origine professionale o il giusto risarcimento; può come abbiamo visto, costituirsi parte civile. Può e deve verificare con i lavoratori come promuovere le indagini conoscitive e come si operare in tema di salute nei luoghi di lavoro. Può, non ultimo, difendere i lavoratori che scelgono l’obiezione di coscienza di fronte all’impiego di sostanze (o modalità di organizzazione del lavoro) tossiche e nocive; può promuovere iniziative per l’approvazione a livello legislativo, nazionali e regionali, del riconoscimento dell’obiezione di coscienza sul lavoro.

Dobbiamo pretendere che gli operatori della prevenzione, come tutti gli altri operatori istituzionali che intervengono con ruoli di controllo e ispettivi nei luoghi di lavoro devono essere liberi da conflitti di interesse, come invece avviene per coloro che sono contemporaneamente dipendenti pubblici ed anche consulenti per le aziende o addirittura per quest’ultime medici competenti. Non solo , occorre superare la relazione di dipendenza del medico competente dalla direzione aziendale: è possibile con legge regionale, pur continuando da parte delle aziende a pagare gli stipendi ai medici competenti, farli dipendere dalle A-USL e farli diventare la loro longa manus per un controllo continuo e permanente degli ambienti di lavoro.

Medicina Democratica può dare indicazioni e essa stessa promuovere ricorsi all’autorità giudiziaria. E’ importante in questo periodo dove le forme di difesa sono diminuite e più difficili. Occorre sapersi muovere. Si deve intanto chiedere il patrocinio gratuito quando si tratta di reati da lavoro, come è stato riconosciuto in alcune leggi regionali a proposito di lesioni dovute all’esposizione all’amianto. La richiesta di ammissione dell’associazione MD onlus quale parte civile nei processi penali in tema di salute e sicurezza sul lavoro per MD, è molto importante.

E’ occasione di richiesta di giustizia, di richiesta di risarcimento del danno, di promozione di informazione sulla salute e sicurezza sul lavoro, di presa di coscienza collettiva sul problema e quindi di rivendicazione verso le aziende, le strutture pubbliche, a volte esse stesse portatrici di un grado di responsabilità nell’infortunio o nella malattia e morte avvenuta. Si tratta di percorsi lunghi e a volte tortuosi, con possibilità di non riuscire vincenti, ma non per questo si deve rinunciare. Le condanne se arrivano diventano un deterrente per per tutte le altre; devono capire che è meglio prevenire piuttosto che pagare in termini di pena e di soldi.

E passiamo alle leggi che ci sono.

Ci sono anche se sono criticabili e insoddisfacenti. In altri termini la società fa le cose a metà: mostra di difendere la salute dei lavoratori e dei cittadini, ma fino a un certo punto, in relazione agli interessi economici consolidati. Le leggi devono essere applicate nonostante i buchi che presentano. Le pene previste devono pure essere applicate.

Il decreto legislativo 81 del 2008, che viene considerato il Testo unico sulla salute e sicurezza sul lavoro previsto dalla lontana legge di riforma sanitaria del 23 dicembre del 1978, è lontano dal suo spirito e dalla sua lettera, deve comunque essere applicato e le annunciate modifiche peggiorative, che su richiesta della Confindustria, si vogliono intraprendere, devono essere respinte. Si deve in più intervenire sulle regioni perché adottino misure più favorevoli ai lavoratori e alla difesa della loro salute MD è impegnata nella costruzione di un manuale per l’utilizzo del decreto legislativo 81 comprese le indicazioni di carattere processuale da intraprendere.

Il nostro discorso si sposta quindi all’INAIL, all’ente assicurativo che fa impazzire molte lavoratrici e molti lavoratori e loro famiglie che ad esso devono ricorrere.

L’INAIL deve essere profondamente cambiata, poiché non è più accettabile che , come avviene purtroppo la gran parte delle volte, trovarsi di fronte al rifiuto di riconoscere molti infortuni e ancora molte di più malattie professionali. Iniziamo a dire una cosa: le funzioni di riconoscimento degli infortuni e delle malattie devono essere separate. Oggi le leggi, la forza dell’INAIL e gli interessi che la compongono non permettono questa divisione. Non disarmiamo e cerchiamo anche di stringere l’INAIL dall’esterno: concentriamoci soprattutto sui tumori professionali, sulle malattie altamente invalidanti (per es. ernie discali) e su quelle correlate a mobbing e costrittività organizzative, cercando di dimostrarne d il rapporto fra effetti e cause. Andiamo in giudizio tutte le volte che abbiamo studiato l’esistenza di condizioni favorevoli. Facciamo crescere la coscienza dei lavoratori sulle ingiustizie e se anche può succedere che non vinciamo una battaglia, impariamo a valorizzare comunque i risultati che riusciamo ad ottenere.

Certamente non vogliamo che all’INAIL vengano affiancate o che l’INAIL venga sostituito con forme di assicurazioni private, anzi l’INAIL deve essere riformato in senso del tutto pubblico.

Rivolgiamo uno sguardo verso i soggetti che più di tutti stanno pagando il prezzo di questa quotidiana ecatombe, i lavoratori immigrati, che se venisse riconosciuto loro il diritto di entrare a far parte delle nostre statistiche farebbero velocemente moltiplicare i dati sugli infortuni mortali in itinere, a fronte del contributo di vite umane che quotidianamente pagano nel viaggio verso un lavoro che questa disumanità costantemente gli nega.

La Conclusione non può che andare oltre alla pur giusta difesa della salute nei luoghi di lavoro. In un momento come questo (ma non solo in questo momento) in cui il sistema capitalista ha mostrato il suo invalicabile limite per la dignità umana, deve essere ribadito che il lavoro deve essere improntato a criteri di rigidità, la produttività deve essere ridotta, invece che elevata, per ciò stesso la legge 30 e in genere la legislazione della flessibilità e della precarietà deve essere abolita; deve essere deciso dalla società - con i diretti interessati - cosa produrre, come produrre, dove produrre.

I soldi ci sono. Non è accettabile che di fronte a costruzioni di nuove portaerei, di nuovi siti militari (come a Vicenza e a Cameri) ci venga detto che non ci sono risorse. Da un lato i soldi per la prevenzione possono e devono essere recuperati dai bilanci militari, dall’altro le produzioni militari devono essere dismesse e sostituite con produzioni civili e esenti da nocività. Il rischio zero deve dominare qualsiasi produzione.

Al seguito di quanto discusso e definito al congresso il gruppo di lavoro, con possibile apporto di altri (ad esempio magistratura democratica) può di nuovo trovarsi e discutere a breve, in che forme continuare. Soprattutto per verificare in quali modi e in quali forme portare avanti le sue decisioni.

Brindisi, 18 ottobre 2008


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