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oggi è il: 03|07|2024


UNITI VERSO UNA GRANDE MANIFESTAZIONE REGIONALE CONTRO L’ALTA VELOCITA’ E LE GRANDI OPERE
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E’ questo il messaggio finale uscito dal convegno organizzato a Marghera venerdì 8 giugno da MEDICINA DEMOCRATICA sul tema dell’alta velocità e delle grandi opere.

Fulvio Aurora del direttivo nazionale di MD ha presentato il n. 200 della rivista, nata nel lontano 1976, comprendente gli atti del convegno su TAV e salute, tenuto il 6 ottobre 2011 al politecnico di Torino da professori universitari sui più svariati aspetti dell’opera in Val di Susa: idrologia, geologia, sicurezza sul lavoro, dispersioni e movimentazione di amianto e materiali contenenti uranio presenti nelle terre da scavare, rumore, costi-benefici dell’opera, valutazioni esigenze movimentazione merci e passeggeri, ecc

Aurora ha anche ricordato come la corte di Cassazione il 25 maggio abbia ribadito la condanna dei dirigenti della Fincantieri di Marghera per gli 11 morti da amianto, come la corte di appello di Venezia abbia rovesciato la sentenza di primo grado sulla galvanica Tricom di Bassano condannando i proprietari dell’azienda per la morte di 7 dipendenti, e infine come MD sia stata ammessa come parte civile nel processo a Paola (Cosenza) dove alla ditta Marlane della Marzotto si sono avute un centinaio di morti di lavoratori per tumori da ammine aromatiche, utilizzate in tintoria. E’ possibile che il processo si trasferisca a Vicenza dove c’è la sede centrale della azienda Marzotto.

Sono poi intervenuti rappresentanti delle associazioni e dei comitati che sul territorio lottano contro grandi opere per la salvaguardia del territorio e della salute.

Marco Simionato, del Coordinamento Comitati No TAV Venezia Trieste, ha illustrati i costi esorbitanti dell’opera, l’assenza di incrementi di utenza (in termini sia di passeggeri che di merci) sufficienti a ripagarne le spese, i danni al territorio agricolo. Si è sfatato il mito che l’Europa ce lo imponga perchè la UE chiede una linea funzionale anche a soli 200 km/h, e quindi è sufficiente la linea attuale. I contributi europei per l’opera, di cui si favoleggia, sarebbero in realtà solo il 1,2 % dei costi totali. Costi che sulla base delle indagini del magistrato Imposimato al 90 % finanzierebbero la politica e le organizzazioni mafiose. Sarebbe sufficiente l’ammodernamento delle linee attuali e il potenziamento di binari su alcune linee come la Treviso Portogruaro o la Portogruaro Udine.

L’ecologista Davide Scano ha ripercorso la storia di Tessera City, dai tempi della giunta Cacciari all’attuale Piano di Assetto del Territorio (PAT), alle pressioni di Save per la terza pista aeroportuale e per la Sublagunare opere non necessarie,costose e impattanti. L’ampio polo sportivo, turistico, alberghiero, commerciale in area agricola pregiata e esondabile, che comunque è ancora presente nel PAT, non ha senso quando l’area di Marghera, ora senza più industrie, potrebbe essere usata per molte di quelle strutture previste a Tessera.

Alessandra Bertotto, del Comitato contro le grandi navi e per la laguna bene comune, ha posto in evidenza i problemi creati dalle meganavi da crociera a Venezia: moto ondoso, rumore, inquinamento dell’aria, campi elettromagnetici dai radar, ecc. Il decreto governativo Clini-Passera è un bluff che lascia tutto invariato fino a quando non ci saranno alternative e intanto passano navi da 137 mila tonnellate di stazza, quando il decreto fisserebbe un massimo di 40 mila. La soluzione proposta è quella, come in altri porti, di un attracco fuori laguna con trasbordo su motonavi di chi vuol scendere a terra a visitare la città.

Mattia Donadel, dei Comitati Ambiente e Territorio (CAT) Riviera del Brenta e Miranese, ha parlato di Veneto City, l’impressionante colata di cemento in un’area agricola pregiata e a rischio idraulico, affiancata da una serie numerosa di altri progetti, tra i quali in particolare il polo logistico di Dogaletto, con 460 ettari da cementificare in riva alla laguna. Dal 98 è nata la società che ha acquisito le aree attorno a Dolo che poi molti anni dopo urbanisticamente sono state modificate aumentandone il valore. Una speculazione da manuale di grossi industriali veneti che nel contempo delocalizzano ad es in Serbia le loro industrie. Si sono analizzati gli impatti sull’ambiente per la cementificazione, l’aumento enorme di traffico in un’area già congestionata, il peggioramento della qualità dell’aria, ecc.

Francesco Celotto, portavoce del Coordinamento Veneto Pedemontana Alternativa, ha posto in evidenza le problematiche poste da questa superstrada a pagamento di 96 km, da Montecchio Maggiore a Spresiano, in prossimità dell’area delle risorgive che riforniscono di acqua potabile la pianura veneta. Progettata e iniziata da un commissario straordinario malgrado i dati del traffico siano in calo, non solo per la crisi: basterebbe una razionalizzazione e modernizzazione dell’esistente per risolvere i problemi. Ora si scopre che mancano i soldi per tutte le bretelle di collegamento con la viabilità ordinaria. Oltrettutto il TAR per 2 volte ha bocciato l’opera e il Consiglio di Stato il 19-6 si esprimerà soprattutto sulla figura del commissario che non può essere previsto per un’opera ordinaria come questa. Sconcertante è il fatto che in nessun punto queste strade hanno connessioni ferroviarie, nonostante la UE preveda che entro il 2050 il 50% del traffico deve avvenire su rotaia.

Infine Daniele Toniolo, presidente della Confederazione Italiana Agricoltori, ha portato i dati dei danni alla agricoltura di questo selvaggio assalto alla terra. In 10 anni tra 2000 e il 2010 la superfice agricola sparita nel Veneto è stata del 12,6 % sul totale, pari a 70 mila ettari arabili, con migliaia di chiusure di aziende agricole . In un Veneto con 161 comuni a rischio idraulico l’agricoltura ha anche il compito di manutenzione e controllo del territorio oltre che la produzione di alimenti di qualità. Ha poi smascherato il bluff delle opere di mitigazione e compensazione delle varie opere che in genere non sono efficaci e dopo pochi anni sono comunque abbandonate e inutili. La CIA è contro le megaopere anche se sono per le energie rinnovabili, come pannelli solari nei campi a terra o megadigestori di reflui liquidi che invece hanno senso solo se di dimensioni aziendali.

Medicina Democratica , che da sempre è schierata contro le grandi opere faraoniche , costose e saccheggiatrici di salute e territorio, solidarizza con i comitati e nel tirare le fila del convegno valuta che :

-  E’ importante avere il quadro complessivo regionale o provinciale al di là della lotta contro la singola opera. E’ abitudine dei progettisti e purtroppo anche degli enti locali presentare un progetto alla volta senza analizzare interconnessioni e danni prodotti dal complesso di più interventi.

-  Tutte le opere rientrano in un modello di sviluppo della crescita continua che porta alla sparizione della terra e poi dell’uomo .E’ questo modello che va cambiato favorendo manutenzione e riuso e ridimensionamento delle opere esistenti, ponendo dei limiti agli impatti.

-  Tutte le opere sono realizzate con il projet financing che scarica le perdite sul pubblico e i guadagni sul privato, dato che le banche non finanziano questi mostri che hanno tempi di rientro lunghi, i privati le fanno garantendosi comunque il rientro. Ora che anche i privati sono in crisi sta avanzando l’ipotesi di projet bond cioè azioni che poi saranno acquistate da fondi pensioni e banche coi nostri risparmi e quindi a rischiare e rimetterci saremo sempre noi ,non più attraverso lo stato o la regione ma attraverso la finanza creativa.

-  Sono necessarie iniziative comuni di comitati, associazioni, agricoltori per fare massa critica contro il saccheggio del territorio e si è pensato a una iniziativa regionale in tal senso dopo l’estate.




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In questa rubrica sono contenuti documenti e articoli relativi alle politiche ambientali ed alla questione degli inquinamenti.
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