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oggi è il: 03|07|2024


L’ordine dei medici: sanzionabile chi denuncia i clandestini. Importante atto ma ininfluente se non sarà accompagnata da mobilitazioni sui luoghi di cura e nei quartieri, per rassicurare i migranti
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Valuto molto importante il documento del Consiglio nazionale della Federazione degli Ordini dei medici (Fnomceo), disegno di legge sulla sicurezza che abroga il divieto di denuncia, da parte del medico, degli immigrati irregolari in occasione di prestazioni sanitarie, veramente importante in questo clima di sudditanza psicologica di ampi settori intellettuali e professionali nei confronti delle porcherie del governo. Un documento che esprime il "forte dissenso all’emendamento al Ddl Sicurezza", già passato al Senato, "che abroga il divieto per i medici di denunciare alle autorità gli immigrati irregolari che si rivolgono, per essere curati, alle strutture sanitarie pubbliche" in quanto la procedura di segnalazione "è in netto contrasto con i principi della deontologia medica, espressi in particolare dal giuramento professionale e dall’art. 3 del codice deontologico, che impongono ai medici di curare ogni individuo senza discriminazioni legate all’etnia, alla religione, al genere, all’ideologia, di mantenere il segreto professionale e di seguire le leggi quando non siano in contrasto con gli scopi della professione".

Però, conoscendo nel profondo i comportamenti pilateschi di ampi settori della classe medica dall’interno dei luoghi di cura mi chiedo se basta questa presa di posizione? No, non basta per fermare il prevedibile comportamento di moltissimi medici di fronte ad una legge quando questa verrà definitivamente approvata.

Non basta neanche la stessa protezione offerta “Qualora un medico, non segnalando e dunque non rispettando il contenuto dell’emendamento, dovesse essere sanzionato, "il Consiglio nazionale - si legge nel documento - sarà vicino ai colleghi che dovessero incorrere in procedimenti sanzionatori per aver ottemperato agli obblighi deontologici". Nel contempo non serve la “minaccia” rivolta ai medici che segnalano gli immigrati irregolari, i quali potranno (chissà perché non si è scritto “saranno”) essere sanzionati dagli Ordini professionali di appartenenza per aver violato il Codice deontologico. Non serve perché la difesa dei membri della corporazione prevale sempre sulla stigmatizzazione degli atti di un singolo ed è facilmente immaginabile che non s’intaccherà l’immagine di un proprio aderente “solo” per difendere il giuramento d’Ippocrate e la deontologia professionale a causa di un clandestino!

Dunque, apprezzabile il valore civile del documento quando “.....segnala comunque che la possibilità di denuncia creerà percorsi clandestini di cura, sottraendo al controllo della sanità pubblica le patologie diffusive emergenti che rappresentano un grave pericolo per ogni individuo e per la società tutta e che oggi sono monitorate e controllate". Però limitarsi a sollecitare “un’audizione urgente presso le sedi istituzionali competenti, allo scopo di motivare compiutamente la posizione espressa dai medici e dagli odontoiatri italiani" segnala nel concreto una preoccupante sottovalutazione della barbarie insita in quel provvedimento del governo, mentre materialmente incidenti sarebbero atti di mobilitazione quali l’affissione in tutti gli ospedali e ambulatori di avvisi visibili, nei quali i medici ci mettono la loro faccia e il loro nome nel rassicurare l’utenza migrante. Momenti di discussione pubblica con gli organismi istituzionali nei quartieri atti a sensibilizzare la popolazione italiana e gli stessi amministratori politici del territorio di competenza delle asl.

Due “piccoli” atti di difesa del proprio ruolo di operatori e difensori della salute pubblica, due “piccoli” atti di prevenzione dall’oblio mediatico nel quale si cadrà dopo l’approvazione della brutale legge, lasciando in impotente solitudine la deontologia medica, lasciando nei guai i migranti e la salute di tutti.

In merito bene ha fatto il Gruppo Consiliare di Rifondazione Comunista nel Consiglio regionale del Piemonte, con il sostegno dell’Assessore alla sanità, a presentare un Ordine del giorno che ritiene “questo provvedimento governativo una grave lesione dei diritti universali dell’uomo e un impedimento allo svolgimento della professione medica il cui obbligo è solo quello della prestazione di cura senza alcuna distinzione di classe sociale, etnia, credo religioso o politico.

Sottolineando che l’approvazione da parte del Parlamento di una così pesante discriminazione razziale e sociale farebbe piombare l’Italia in coda tra i Paesi che rispettano le convenzioni e i trattati internazionali, ricacciandoci nella cupa e triste storia di quando esistevano durante il ventennio le leggi razziali, si ricorda che i medici, anche per giuramento, e le strutture sanitarie devono, sulla base della Costituzione repubblicana, garantire le prestazioni sanitarie gratuite a tutti coloro che ne hanno necessità e, per deontologia, rispetto della riservatezza, nonché pratica umanitaria, non sarebbero tenuti nemmeno a conoscere l’identità del paziente, se ciò avviene, è principalmente in ragione di un’eventuale continuità di cura”.

Nel far presente che “l’attuazione del provvedimento produrrebbe tra gli immigrati, una reazione di paura, allontanandoli dalle cure necessarie alla loro stessa sopravvivenza, con rischi sanitari anche per il resto della popolazione, chiede al Consiglio regionale di invitare il Parlamento della Repubblica a respingere tale modifica normativa”.

Altresì “impegna il Presidente della Giunta e l’Assessore competente a predisporre ed inviare a tutte le strutture sanitarie e ai medici, nel caso in cui la proposta fosse tramutata in legge dal Parlamento, una circolare in cui sulla base del rispetto dei diritti universali dell’uomo, sia considerato il mantenimento dello stato e delle procedure attuali, che non prevedono la possibilità di denuncia, un atto di OBIEZIONE di COSCIENZA, pertanto non sanzionabile sul piano amministrativo da parte della Regione e degli enti ad essa collegati del settore sanitario, prevedendo, nel contempo, la difesa degli aderenti all’obiezione di coscienza anche dinnanzi alle autorità giudiziarie penali”.

Se a questo operare concreto della politica si accompagnerà la mobilitazione del corpo medico e infermieristico la civiltà sarà meno molestata dagli atti di questo governo oscurantista e reazionario.

franco cilenti

Redazione periodico Lavoro e Salute

Torino




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