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oggi è il: 03|07|2024
Dalla sezione MD di Alessandria

Hanno denunciato gli inquinamenti e l’azienda li ha licenziati.
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Naturalmente era tutti e tre iscritti a Medicina democratica. Hanno denunciato gli inquinamenti e l’azienda li ha licenziati, nel silenzio dei sindacati. Con scarso successo, ai giornali abbiamo fatto notare che siamo tutti debitori, soprattutto chi fa comunicazione, nei confronti dei tre coraggiosi ragazzi che hanno informato la collettività alessandrina dei rischi ambientali e sanitari e per questo sono stati colpiti dalla rappresaglia.

Il primo dei cinque meticolosi esposti, che rompono la cortina aziendale di omertà e confermano l’allarme appena lanciato da Medicina democratica, è del febbraio dello scorso anno (1): Procura della Repubblica, ASL e Ispettorato del lavoro sono allarmati perché le analisi all’interno della Solvay di Spinetta Marengo (Alessandria) risultano preoccupanti. Si chiede, attenzione: quando lo scandalo cromo esavalente non era ancora scoppiato (2), di verificare l’effettiva bonifica del terreno dalla presenza di cromo, appunto. Nel secondo esposto a luglio 2008, Sonny Alessandrini, Daniele Ferrarazzo e Valentina Berto segnalano il rischio di inquinamento interno ed esterno alla Solvay per la presenza di amianto in diversi settori della fabbrica. Nello stesso mese, i tre giovani avvertono la magistratura in merito all’inquinamento idrico da cromo esavalente all’interno del polo chimico a danno della salute dei lavoratori usufruenti dei servizi alimentari e igienici. Settembre 2008 quarto esposto all’ASL: Alessandrini e Ferrarazzo denunciano che l’azienda non sottopone alle visite mediche preventive e periodiche nei tempi prestabiliti, in particolare manca la sorveglianza sanitaria per l’esposizione al cromo esavalente e all’amianto. Sempre a settembre e sempre all’ASL, Valentina denuncia la mancanza di impianti funzionanti di aerazione e di aspirazione e di abbattimento delle sostanze pericolose, il loro scarico nel sistema fognario ecc.

A seguito di questi episodi, gli organi ispettivi hanno avviato indagini, la Procura ha aperto un fascicolo. Ciò nonostante l’azienda, da manuale di mobbing, ha proceduto a spostare i lavoratori, per mesi e mesi a privarli delle mansioni, senza riguardi per la salute, a minacciare provvedimenti disciplinari per i più disparati motivi, infine a indurre e condurre ai licenziamenti, ma avendo sempre cura di precisare che tutte le suddette azioni non erano “in conseguenza” degli esposti ma solo “in coincidenza” con essi.

La nostra Associazione ritiene che ogni democratico debba insorgere contro questo attentato contemporaneo al diritto di informazione, al diritto alla salute e al diritto al lavoro. L’opinione pubblica non dorma (3).

Medicina democratica - Sezione di Alessandria

Note

(1) In tre pagine dense di dati e tabelle i lavoratori chiedevano a magistratura ed enti ispettivi di “verificare la preoccupante situazione della Solvay”. Dove “siamo messi in condizione di dover barattare la nostra salute e quella degli abitanti di Spinetta”. Dove “l’azienda continua a farci pressione e ci siamo dovuti rivolgere a un legale e in fabbrica ci sono già stati dei precedenti”. Dove “abbiamo scoperto attraverso le analisi che sono anni che respiriamo otto ore al giorno sostanze cancerogene”, lentamente rilasciate nel suolo, nella rete fognaria comunale e in aria da bassi camini senza dosimetri, “sostanze non sufficientemente aspirate” per le quali è prescritto di “utilizzare durante l’esposizione la maschera o meglio l’autorespiratore” e che addirittura “in America sono state bandite”. Dove “gran parte dei dipendenti ha questa sostanza nel sangue” ma l’azienda continua a ripetere che “non ha effetti nocivi sull’uomo e di non preoccuparsi”. Dove, citando date e ora degli episodi, “abitualmente non viene dichiarata emergenza quando si verificano incidenti agli impianti lasciando all’oscuro dipendenti e popolazione di Spinetta Marengo”. In conclusione, l’esposto confermava nei dettagli le accuse di Medicina democratica al sindacato di “subordinazione politica e culturale nei confronti delle direzioni aziendali, di azione speculare alle stesse”.

(3) Il ruolo dell’opinione pubblica. Prevedendo gli avvenimenti, già nell’agosto scorso, Balza scriveva: “Maggiore è il risalto mediatico dato a questi coraggiosi lavoratori, alle loro denunce, alle subìte rappresaglie (già in atto), minore è il rischio che essi siano massacrati dal colosso aziendale. L’esperienza ci insegna che le mie azioni (denunce, esposti, querele, manifestazioni, scioperi della fame, incatenamenti, firme di solidarietà ecc.) avrebbero perso efficacia e sarebbero giunte ad estreme conseguenze (oltre alle rappresaglie pur sofferte: cassa integrazione, tre trasferimenti, mobbing, anni di dequalificazione professionale, di inattività assoluta, insieme ad uno stillicidio di tentati provvedimenti disciplinari e vertenze minori e, dulcis in fundo, licenziamento) se non ci fosse stato l’aiuto dell’opinione pubblica. Aiuto prezioso a prescindere dalle ventitre udienze in tribunale, sette cause in pretura, quattro in appello, due in cassazione, tutte concluse felicemente.”

(2) Si sta avvicinando l’apertura del processo per l’inquinamento della Solvay (ex Ausimont-Montedison) di Spinetta Marengo (AL). Per la portata delle accuse e le potenzialità degli accertamenti ambientali e sanitari, è una occasione storica. Obbiettivo è inoltre dimostrare che si tratta non di reati -avvelenamento delle acque e mancata bonifica- circoscrivibili al cessato cromo esavalente ma di reati ambientali protrattisi nel tempo attuale ed estesi ad una ventina di veleni riversati in acque, suolo e aria. Con relative morbilità.

Nel Congresso provinciale abbiamo convenuto sulla necessità per Medicina democratica di presentarsi parte civile nel procedimento, per coerenza con il ruolo di denuncia e proposta che da sempre l’associazione ha svolto nei confronti del polo chimico e con gli esposti presso la Procura che i nostri aderenti coraggiosamente hanno presentato.

Soprattutto è fondamentale la presenza di Medicina democratica come parte civile perché, come è dimostrato in altri processi (Marghera, amianto, Thyssen Krupp ecc.), spesso è l’unica parte civile che produce gran mole di lavoro e presenza nel dibattimento, che non accetta compromessi e non si ritira di fronte a risarcimenti pecuniari, che persegue la verità e l’accertamento delle responsabilità aziendali e istituzionali durante e fino alla fine del processo.

Le vittime, lavoratori e abitanti, del colosso chimico sono attualmente centinaia, migliaia nei decenni. Vanno risarcite. Soprattutto l’azione giudiziaria serve per prevenire nuove vittime: per imporre bonifiche ambientali e strumenti efficaci di controllo della salute e dell’ambiente, in primo luogo l’Osservatorio ambientale della Fraschetta.

Ancora prima dell’avvio del processo, abbiamo lanciato un appello pubblico a tutta la popolazione, lavoratori, ex lavoratori, abitanti, colpiti da malattie e/o morti correlabili all’inquinamento del polo chimico, affinchè segnalino per se stessi o per i parenti lo stato di morbilità, tempi e modi e condizioni dello stesso, al fine di costituirsi parti civili per il riconoscimento dei danni.




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In questa rubrica sono contenuti documenti ed articoli relativi alla questione dei riflessi delle politiche del lavoro e delle modalità di produzione sulla salute dei lavoratori e degli abitanti e negli ambienti di lavoro e di vita circostanti le zone industriali.
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