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oggi è il: 03|07|2024


Amianto. Emergenza Sanitaria ed ambientale.
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Ogni 5 minuti nel mondo muore una persona che è stata esposta all’amianto.

Nella Conferenza Europea di Bruxelles del 22 e 23 settembre a Bruxelles, organizzata dal gruppo della sinistra unita (GUE) rappresentanti di associazioni, movimenti, sindacati, esperti di 25 paesi hanno discusso per due giorni mostrando come in tutta Europa e nel mondo l’amianto sia un’emergenza sanitaria ed ambientale. Un’iniziativa molto importante anche se non è partita molto bene visto che il Commissario europeo al lavoro e agli affari sociali Vladimir Spidla non si è presentato e che la legislazione europea non è all’altezza delle legislazioni dei paesi più avanzati (come l’Italia), non solo ma che è pure miope se riferita alla necessità di ricerca e di finanziamenti. Un tema della Conferenza è stato proprio quello della ricerca riferita sia ai problemi ambientali (nuove tecniche di smaltimento dei rifiuti di amianto), sia quelli sanitari (registrazione, sorveglianza sanitaria degli ex esposti, cura dei malati). In effetti da poche settimane è arrivata la risposta negativa da parte dell’organismo tecnico della Commissione della UE alla richiesta di finanziamento fatta da un centinaio di ricercatori europei per valutare lo stato delle terapie delle malattie più gravi, in particolare il mesotelioma della pleura. La risposta è stata lapidaria: “....mesotelioma è scelta opinabile per le limitate opportunità terapeutiche e la molto bassa curabilità”.

Le associazioni delle vittime e i rappresentanti dei paesi dell’Est sono stati i protagonisti principali della Conferenza. I racconti dei testimoni diretti della mortalità da amianto e della contaminazione sono per chi si occupa di amianto da anni, ormai noti, ma fanno sempre impressione e diventano sempre di più intollerabili. Ad esempio il rappresentante dell’Associazione delle vittime dell’amianto in Belgio, Xavier Jonckheere, (dove ha dominato per cento anni la multinazionale Eternit) ha spiegato come della sua famiglia sono morti padre, madre, fratello di mesotelioma per il fatto che il padre era impiegato all’Eternit e che il resto della famiglia viveva a 100 metri dalla fabbrica. Nei paesi dell’est che fanno parte della UE e quindi si sono dovuti adeguare alla direttiva comunitaria che mette al bando l’amianto dal 1 gennaio del 2005, le condizioni di lavoro degli esposti sono simili, dal punto di vista delle protezioni, a quelle dell’Italia e degli altri paesi europei all’inizio degli anni 70. L’amianto in questi paesi è sempre stato importato prima dalla Unione Sovietica e poi dalla Russia e dal Kazakistan che ne sono ancora i maggiori produttori al mondo. Le autorità di questi paesi, ieri come oggi, sostengono che “il loro amianto” non è nocivo come gli altri tipi di amianto (si tratta di crisotilo), soprattutto che smettere la produzione sarebbe un grave danno alle loro economie. Stesso discorso vale per gli altri paesi grandi produttori di amianto: la Cina, il Canada, il Brasile, l’India. Sono una decina i paesi che continuano nel mondo a seminare malattia e morte. L’Europa, infatti, ha messo al bando l’amianto ma l’amianto viene ancora estratto dalle miniere, lavorato e commercializzato nei paesi più poveri e in quelli che puntano a diventare ricchi in poco tempo. Per cui nella Conferenza Europea non sì è potuto e giustamente non si è voluto limitare il discorso all’Europa, il discorso è andato alle multinazionali e ai grandi produttori e consumatori di amianto nel mondo. Il dito in particolare è stato puntato sul Canada, paese noto per le sue battaglie sui diritti civili, dove però l’amianto costituisce una macchia nera (o bianca) che i governi di quel paese, sostenuti dai sindacati, non vogliono cancellare. Per questo fra le iniziative adottate, la Conferenza Europea ha preso quella di indire in occasione della giornata mondiale delle vittime dell’amianto fissata per il 28 aprile di ogni anno, dei presidi davanti alle ambasciate del Canada per richiedere la cessazione della sua estrazione e del suo impiego e, non meno dell’esportazione, visto che su 300.000 ton. prodotte il Canada ne consuma solo 6.000.

La Conferenza europea, ascoltando il punto di vista delle associazioni delle vittime ha puntato, più che sull’epidemiologia, sulla richiesta di giustizia. L’espansione dell’epidemia di patologie asbesto correlate in Europa è ormai molto nota: ci si aspetta, causa i tempi di latenza dell’insorgere delle malattie, la punta massima negli anni 2015-2020. Il numero complessivo di morti stimati (esposizioni professionali, domestiche ed ambientali) solo per mesotelioma è di circa 250.000 per i prossimi 30 anni in Europa occidentale.

La domanda che è stata posta riguarda le responsabilità civili e penali di chi ha provocato migliaia di morti fra lavoratori e cittadini. In futuro saranno le contaminazioni ambientali a produrre malattia e morte, i come già avviene a Casale Monferrato, città simbolo della mortalità da amianto dove questi sono già i due terzi del totale (circa 35 morti l’anno).

Alla Conferenza vi è stata una grande presenza di avvocati che sono intervenuti e pure si sono incontrati il giorno precedente. Come fare perché la giustizia intervenga in tempi non biblici? Purtroppo abbiamo visto che in tutta Europa la giustizia penale è lentissima a muoversi e ancora più lenta ad emettere sentenze. Quello che avviene a Monfalcone, dove da cinque anni le vedove dei lavoratori dei cantieri navali morti per amianto aspettano l’apertura del processo tanto che in questi in giorni con l’Associazione Esposti Amianto hanno organizzato un presidio davanti al Tribunale di Gorizia, è diffuso tanto in Francia quanto in Inghilterra e negli altri paesi europei.

Interessante è l’iniziativa che è stata presa in Olanda, dove l’associazione delle vittime, con i suoi esperti giuridici (R.F. Ruers e Schouten) ha ricostruito e pubblicato in un libro (The tragedy of Asbestos) la storia della produzione di amianto dall’invenzione dell’eternit (ovvero di quel materiale formato da cemento e amianto, ritenuto a torto dal suo inventore (l’austriaco Ludwig Hatschek) “eterno”. La grande multinazionale svizzera con le sue innumerevoli società collegate della famiglia Schmideiny che ha preso il nome di ETERNIT ha cerato e cerca in tutti modi di sfuggire alle proprie responsabilità affermando essere la nuova società diversa da quella precedente. Gli avvocati olandesi hanno sono riusciti con il loro lavoro a dimostrare il contrario. Pure riteniamo che il Procuratore della Repubblica di Torino sarà in grado di fare altrettanto nel processo che si spera si apra presto per la morte di oltre un migliaio di ex lavoratori italiani transitati negli stabilimenti Eternit. I responsabili ci sono e hanno un nome e cognome.

Infine la Conferenza ha approvato un documento-piattaforma di indicazione e di proposta rivolto alla Commissione Europea e ai governi nazionali: dall’amianto bisogna uscire e occorre farlo in fretta . Dieci anni è il limite massimo, proposto dalla Conferenza nazionale italiana dello scorso anno e riportato a quella europea dal senatore Antonio Pizzinato. Entro il quale l’amianto deve essere prima censito e poi eliminato.

I deputati del GUE sono impegnati, prendendo gli opportuni contatti a fare approvare dal Parlamento una risoluzione che acquisisca le proposte della Conferenza europea.


Il 2006 è stato indicato come l’anno mondiale dell’(iniziativa contro) l’amianto.

I partecipanti alla Conferenza del 22 e 23 settembre si rivolgono Al Parlamento, alla Commissione Europea e al Consiglio d’Europa, perché ciascuno con i propri compiti intraprenda
-  1: un’iniziativa sulla prevenzione perché la legislazione sia europea che nazionale venga rafforzata, iniziando ad eliminare dalla direttiva del 2003 il concetto di “sporadica e bassa intensità di esposizione”. Per l’amianto (come per le altre sostanze cancerogene) nessuna esposizione deve essere ammessa. Si devono inoltro cercare metodi alternativi ed innovativi di smaltimento dei rifiuti d’amianto, non ultimo si devono censire gli edifici e i luoghi dove è presente amianto, a scopo di bonifica.

-  2. Un’iniziativa a difesa dei diritti umani, per fare il possibile per abrogare la pena di morte per gli ex esposti all’amianto. Devono essere istituiti i registri degli esposti e dei malati in tutti i paesi europei, devono essere risarciti, tramite l’istituzione di fondi ad hoc per le vittime, coloro che sono stati colpiti professionalmente, ma anche coloro che sono stati colpiti da esposizioni domestiche e ambientali (attualmente privi di alcun riconoscimento). Deve essere dato ampio spazio alla ricerca per ridurre i morti da amianto e per smaltire l’amianto in maniera sicura e senza danni per i lavoratori addetti e i cittadini.

-  3.Infine si promuova una terza iniziativa contro il cosiddetto doppio standard. La UE deve mobilitarsi perché non venga reso possibile che ciò che è proibito in Europa venga ampiamente promosso nei paesi più poveri. Perché ancora si possa risalire agli inquinatori e perché questi risarciscano i colpiti sia le singole persone che le comunità.

Per tutto ciò la UE deve nominare un coordinatore che controlli l’effettuazione del piano stabilito.

Vittorio Agnoletto

Fulvio Aurora


Dichiarazione di Bruxelles del 23 ottobre 2005




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